4 Gennaio 2015

EDITORIALE – Entusiasmoski

Il buon Poldi (a sinistra) sembra anche simpatico, quando vince

Anno nuovo, giocatori nuovi. Lukas Podolski è stata una lieta novella per tutti i cuori nerazzurri, inutile nasconderlo. L’attaccante tedesco, per quanto è innegabile che da un certo punto di vista possa essere considerato come uno “scarto” dell’Arsenal (ma che scarto, verrebbe da aggiungere), è l’emblema del tipo di giocatore che l’Inter attuale, ridimensionata e (si spera per poco) non competitiva per lo scudetto, deve aspirare ad avere in rosa.

L’arrivo a Milano del campione del mondo – perché Podolski è stato tra quelli che hanno sollevato la coppa lo scorso luglio, non dimentichiamolo – ha subito scatenato i tifosi, pronti a una nuova iniezione di entusiasmo dopo quella novembrina a opera del ritorno di Mancini. Sì, entusiasmo: termine molto abusato di recente (sono ancora fresche le battute sulla parola, ripetuta come mantra ossessivo da Inzaghi e da tutta la stampa dichiaratamente faziosa della sponda rossonera del Naviglio tra l’estate e le prime giornate del campionato, dei milanisti auto-ironici di Twitter – vi assicuro, esistono davvero) ma che resta comunque il più adatto a descrivere le reazioni del popolo della Beneamata all’annuncio del suo acquisto.

Ora però viene il difficile perché l’ex numero 9 dell’Arsenal dovrà dimostrare sul campo di meritare tutta l’esaltazione e la gran cassa degli scorsi giorni. Il ragazzo è serio, è determinato ed è consapevole della scelta fatta: il fallimento non è nelle sue corde e, a ogni errore commesso in carriera, il buon Lukas ha sempre dimostrato di saper rialzare la testa e tornare in auge più di prima. All'”errore” di trasferirsi al Bayern è seguita una resurrezione nella sua amata Colonia che lo ha poi portato a Londra, da Wenger. Dopo un ottimo primo anno, però, il mister alsaziano lo ha tenuto ai margini la stagione passata e, in quella attuale, lo ha marginalizzato ancor di più, se possibile. Ed eco quindi arrivare l’Inter a offrire a Prinz Poldi il pronto riscatto italiano.

121 presenze con la Germania: mica bruscolini

L’operazione Podolski segna un netto spartiacque nel mercato dell’Inter degli ultimi anni e fa sovvenire una considerazione che ne è diretta conseguenza: l’arrivo del tedesco di origini polacche rialza l’asticella del prestigio internazionale del club che, tra Stramaccioni e Mazzarri, spiace dirlo, era un po’ diminuito per la scarsa fama all’estero dei due tecnici che hanno preceduto in panchina il rientro del Mancio. Eppure, come si diceva poc’anzi, è a questo tipo di calciatori che la società di corso Vittorio Emanuele deve puntare: non si potranno più acquistare i top player che spaccano da soli una partita, ma prospetti di assoluto rilievo mondiale (come Kovacic) e giocatori dal pedigree raffinato finiti nel dimenticatoio per le più svariate ragioni sì. La conseguenza di ciò è che anche gli altri obiettivi di mercato dovranno essere tarati sul profilo di Prinz Poldi e, in questo senso, i tentativi che si stanno facendo per portare all’ombra della Madonnina Xherdan Shaqiri fanno ben sperare.

Un matrimonio che sembra ottimo, sulla carta: Podolski è atterrato nella piazza tricolore che vanta il legame più stretto in assoluto con la sua terra, dove in passato sono stati fior di campioni che possono solo parlare bene della loro esperienza lombarda (certo, un paio di eccezioni ci sono ma la maggioranza è schiacciante a favore di chi s’è ambientato alla grande).

L’ex Colonia ora può intrecciare il suo personale riscatto con quello del Biscione: una missione doppia che entrambi le parti non vogliono (né possono, a ben vedere) fallire.