17 Agosto 2015

EDITORIALE – L’interista non capisce un tubo

Un'analisi dell'effetto principale della cessione di Mateo Kovačić sul tifoso nerazzurro e sui media.

Mateo Kovacic, Getty Images

dinamo zagabria indagata

Il caso (o caos, invertendo l’ordine dei fattori il risultato dell’effetto non cambia) Mateo Kovačić sta ancora tenendo ampiamente banco tra la tifoseria nerazzurra e tra gli addetti ai lavori dei media. La transazione tra Inter e Real Madrid non è neppure ufficiale però si è già detto tantissimo al riguardo.

Le fazioni in cui s’è diviso il tifo sono sempre le stesse che si creano ogniqualvolta si assiste a una cessione importante: l’operazione è giusta o sbagliata? Difficile dire chi la spunti, entrambi gli schieramenti hanno argomenti validi. Ma il dato più interessante, che nemmeno i più ottimisti né i più contenti della realizzata cessione possono negare, è una confusione di fondo che adesso regna sovrana nei cervelli nerazzurri, i quali – ad appena una settimana dall’inizio ufficiale delle danze – non possono dire di star dormendo sonni molto tranquilli.

Il motivo è presto detto: giusta o sbagliata che sia, la cessione di Kovačić ha tratteggiato uno scenario difficile da decifrare dall’esterno. Coi soldi ottenuti dalla vendita del croato ai Blancos, infatti, si sa che si cercherà di completare la rosa nei ruoli in cui è ancora lacunosa (e questo si sa da quanto ammesso anche dallo stesso Roberto Mancini a margine dell’insipida amichevole contro l’AEK Atene) ma non si sa quanti e quali siano effettivamente questi ultimi: a parte l’ormai famigerato terzino sinistro, non è più così chiaro nemmeno il modulo di partenza dell’Inter, nozione fondamentale per l’acquisizione di giocatori funzionali allo stile di gioco che il tecnico jesino ha in mente.

Le possibilità che si parano di fronte ai destini di mercato del Biscione sono sostanzialmente due, stando ai bene informati: la prima prevede l’arrivo di non una ma ben due ali e un terzino sinistro (e quindi un passaggio più o meno obbligato al 4-2-3-1), la seconda vuole invece che l’Inter punti comunque un’ala avanzata – il sempiterno Perišić, buono in entrambe le situazioni – oltre all’abituale terzino sinistro ma, soprattutto, voglia anche sostituire il suo ormai ex numero 10 con un regista da far giocare di fronte alla difesa, per realizzare un 4-3-1-2 che possa all’occorrenza trasformarsi in un 4-3-3.

Ora, la logica vorrebbe che venisse privilegiata questa seconda ipotesi per almeno un paio di buone ragioni. Prima di tutto, il 4-3-1-2/4-3-3 è stato provato ben più spesso del 4-2-3-1 dal Mancio in tutte le amichevoli pre-stagione che l’Inter ha disputato sin qui; inoltre, i limiti in fase di impostazione e palleggio di un centrocampo formato (in tutte le combinazioni possibili) solo dai vari Medel, Kondogbia, Gnoukouri, Brozović, Hernanes e Guarín – con almeno un paio di questi giocatori a contendersi il posto da trequartista – sono più che evidenti.

Se possiamo dire che già Kovačić in posizione di mediano era un’idea sperimentale nel tentativo di dotare la squadra di più personalità in fase di possesso di palla e di più soluzioni nella fase di gestione della stessa, la repentina mancanza del giovanissimo croato diventa di fatto una voragine incolmabile perché nessuno dei suoi freschi ex compagni di squadra possiede caratteristiche adatte a ricoprire quel ruolo (a eccezione di Medel, che però ne fornisce un’interpretazione muscolare e non qualitativa, come viene invece richiesto a un regista puro quale sembrava dovesse essere il destino del giovane Mateo). Dunque l’unica soluzione possibile potrebbe essere quella di comprare un nuovo elemento che si incarichi di questa ipotetica sostituzione.

Tuttavia non è nemmeno escluso che in mezzo al campo si resti così e si viri decisamente sul 4-2-3-1, anche qui pensando di comporre una mediana a due che sia molto più incline alla rottura che non all’impostazione: in quest’ottica, l’arrivo di due ali sarebbe evidentemente prioritario rispetto a quello di un possibile regista.

Quel che però preoccupa più di tutto il resto, in realtà, non è il discorso tecnico/tattico in sé (Mancini ha lavorato più sull’idea di gioco che non sul modulo in senso stretto proprio per adattare quest’ultimo alla sua filosofia e non viceversa) o la cessione in quanto tale, bensì che tutto questo stia accadendo a davvero pochissimi giorni dal debutto stagionale. Inoltre, l’eco che l’affaire Kovačić sta avendo, principalmente a causa dell’altisonanza del nome di chi lo sta comprando – per essere onesti fino in fondo, sta di fatto rendendo noto a tutta l’Europa che adesso l’Inter ha dei soldi da spendere e la necessità tecnica e soprattutto impellente di farlo, di fatto consegnando a qualunque altro club che si troverà a trattare coi nerazzurri il coltello dalla parte del manico.

Insomma, la cessione del numero 10 croato sarà probabilmente la più remunerativa della storia interista dai tempi del passaggio al Barcellona di Ibrahimović, ma ha alzato un polverone che sembra ancora nascondere tantissime tessere del puzzle pensato da Ausilio e Mancini sotto una spessissima coltre di sabbia e quest’incertezza confonde non poco il tifoso nerazzurro. Il quale, peraltro, tra moduli possibili, liste infinite di nomi, il poco tempo che manca all’inizio della stagione e il sole estivo non ci sta appunto capendo un tubo.

Ancora una volta, le speranze della tifoseria nerazzurra non possono fare altre che essere accompagnate da una massiccia dose di fede nella dirigenza.