29 Gennaio 2018

EDITORIALE – Chauu chauu

Torna il consueto editoriale del lunedì sera per voi affezionatissimi, stavolta costretto dall'ennesima polemica (patetica) a parlare di Icardi e del contenuto dei suoi canali social. Pronti all'epilogo inevitabile che dimostrerà che è tutta una boiata, non sarebbe meglio se fossimo tutti in grado di voltarci dall'altra parte?

Sarebbe bello scrivere acidamente di Icardi, del suo tweet criptico, del suo post su Instagram in cui parla del fatto che separarsi con qualcuno può significare crescere, delle speculazioni dei tifosi a riguardo o di quelle dei giornalisti. Sarebbe bello prendere posizione in maniera netta, rigida, con o contro il giocatore, e aizzare a prendere i forconi la metà della folla che lo odia per spaccare definitivamente il rapporto oppure fomentare la metà che lo appoggia atteggiandosi con fare di superiorità derivante dall’aver capito di più e meglio la situazione. Sarebbe molto, molto bello.

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Purtroppo non è possibile. Perché le polemiche, per citare René Ferretti di Boris, hanno rotto il c***o. È un peccato dover usare un linguaggio così scurrile dopo anni e anni di editoriali in cui nessun turpiloquio (almeno quello!) ha infangato le pagine di questo sito però, a questo punto, usare delle formule alternative socialmente accettabili – o, quanto meno, più accettabili – non sarebbe più stato abbastanza. Perché alla fine, in mezzo alla faida tra icardisti e hater è andato via via crescendo un nuovo partito, quello degli arcistufi. E, per inciso, le iscrizioni sono in vertiginoso aumento.

Ogni post sui social del capitano in cui non è palese il riferimento al campo da gioco, alla famiglia o allo sponsor tecnico diventa l’occasione di una battaglia infinita, di ipotesi cerebrali campate per aria e di vagonate e vagonate di click baiting, protratto per giorni e giorni, con un nuovo indizio sul vero significato dell’enigma che esce ogni quarto d’ora e la conseguente lettura che nemmeno gli aruspici dell’Esquilino con le interiora di furetto nel 400 avanti Cristo. Ah, la costante è ovviamente il Real Madrid, che resta acquattato sullo sfondo come un geco al soffitto.

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Sembra sempre che si possa trovare un accordo sul fatto che non è  il momento opportuno per iniziare a sbattere compulsivamente il cranio contro il muro invocando pietà presso la divinità in cui si crede (o, se non si crede in niente, maledicendo cose a caso) a causa di un cinguettio improvvido ma poi non si riesce mai a ignorare la cosa, anche partendo armati delle migliori intenzioni. Pure  farci ironia non serve più a sciogliere la tensione, che resta sempre latente tra chi non vede l’ora di incassare milioni a gogo e togliersi di torno Icardi una volta per tutte e chi invece gli darebbe in sposa anche la propria primogenita pur di conservarselo a Milano fino al 2038. Quindi, giacché il centravanti nerazzurro è incredibilmente bravo a creare dei casus belli dal nulla, questa famosa tensione esplode regolarmente quelle due o tre volte all’anno. Evvai.

Il problema è che militando troppo attivamente per uno o per l’altro schieramento si rischia di perdere di vista l’obiettivo finale, che è sempre e solo l’Inter. Forse, alla fine, la cosa più saggia sarebbe decidere di ignorare i post sui social di capitan Maurito e concentrarsi sui problemi mostrati in campo. Almeno finché Icardi non twitterà qualcosa che avrà effettive ripercussioni sul suo rendimento o su quello di squadra.

QUANDO ICARDI CANTAVA CONTRO IL MILAN…