21 Maggio 2018

EDITORIALE – L’alba di un nuovo inizio

Torna, per l'ultima volta riferendosi al calcio giocato, il consueto editoriale settimanale per tutti voi affezionatissimi. Stavolta non si analizza: si celebra un successo francamente incredibile perché, al fischio d'inizio di ieri, non ci credeva quasi nessuno

Concludere una stagione con il sorriso sulle labbra è un privilegio riservato a pochi tifosi al termine di un campionato. Di sicuro quelli della squadra che vince il titolo, certamente coloro che trionfano nella coppa nazionale (che da noi sono gli stessi, peraltro), senza dubbio chi tifa chi si salva dopo lunga lotta per non retrocedere, di norma quelli di chi raggiunge un traguardo europeo. Poi è ovvio che la contentezza al termine dell’anno è direttamente correlata alle aspettative estive ma non è quello l’unico requisito, ovviamente. Dipende anche dalla media del rendimento avuto, dagli scossoni emotivi patiti, dalle certezze e dai dubbi accumulati con il passare delle giornate.

Nel caso dell’Inter, l’obiettivo posto a bocce ferme è esattamente quello conseguito, peraltro all’ultimo respiro possibile e con l’ultima occasione afferrabile (ma tutte queste parole non rendono l’idea. Una metafora più calzante sarebbe quella dell’ultimo treno arrugginito e scalcinato che parte da una realtà depressa e morente appena prima che i binari ormai corrotti rendano impraticabile il passaggio). Tuttavia era una vita che non succedeva e il popolo ha gioito enormemente per la felicità, con buona pace di chi ricordava che i veri obiettivi sono gli scudetti e le coppe: non perché sia falso, intendiamoci, ma perché per arrivare a sollevare trofei prima si devono incamerare quattrini. E la ex Coppa dei Campioni ne garantisce una valanga.

Tra l’altro, oltre ad aver centrato il bersaglio appena prima del patatrac, l’Inter era anche riuscita a spegnere l’ardore e la speranza di quasi tutti una settimana prima di andare a Roma. E val la pena sottolineare particolarmente quanto sono eroici coloro che sono andati all’Olimpico a sostenere i nerazzurri, va dato loro atto di essere uomini di fede incrollabile e spessore invidiabile. E però, poi, in qualche modo, la Beneamata ce l’ha fatta con un colpo di reni che, al termine dei 90’ contro il Sassuolo, sembrava amarissima fantascienza distopica.

Questo primo successo deve essere celebrato – il giusto, non troppo, ma celebrato, certamente – però, soprattutto, deve essere considerato come la seconda mattonella di un qualcosa. La seconda perché la prima chiamasi Luciano Spalletti ed è stata posta già lo scorso anno, per fortuna. Però questo ritorno in Champions League (tra l’altro direttamente ai gironi e anche questo è un bel colpo di… fortuna) può davvero essere l’alba di un nuovo giorno 1 che segua finalmente l’odiosissimo, ennesimo anno zero. Francamente, è la fine di un incubo.