15 Giugno 2015

EDITORIALE – L’eterno stillicidio del mercato

Il calciomercato non è nemmeno cominciato e già in tanti, compreso chi scrive, ha i fremiti di terrore lungo la spina dorsale un giorno sì e l’altro pure.

Voci, mezze frasi, interviste che smentiscono le voci, voci che ripartono in tromba nonostante le smentite, l’altra metà delle prime mezze frasi. Una faticaccia star dietro a tutte le ultim’ore nonostante la piena consapevolezza che fino all’ufficialità non ci sia scoop che tenga. Ma, in effetti, il sistema nervoso è già stato provato da una stagione durissima e forse, a tanti, manca la lucidità necessaria per distaccarsi dalle fole quotidiane che escono in rete e sui giornali, ri-compreso chi scrive.

Ma non è un solo problema di stress accumulato o di impatto emotivo (studiato) delle notizie di mercato: l’ingrediente principale che sta stimolando quasi tutti gli interisti (che invidia per quei meravigliosi e atarassici esseri che arriveranno incolumi al due settembre) a disperarsi, dibattere o quanto meno discutere delle presunte news sui trasferimenti è inevitabilmente la paura.

Di norma è già abbastanza complesso aver fede nell’Inter proprio perché è l’Inter – in nerazzurro organizzarsi è sempre più difficile che altrove e forse è per questo che qui le vittorie sembrano più belle o avere un valore maggiore – ma negli ultimi anni è diventato addirittura complicatissimo in virtù dei risultati scadenti che si sono succeduti tra il 2011 e oggi, in un quadriennio fatto di progetti tecnici abortiti (talvolta enormemente) prima della naturale scadenza e di investimenti sbagliati. È la dura verità, inutile nasconderla.

Ora – cioè non proprio ora, già da qualche anno, in realtà – oltre al rischio sempre presente dell’errore marchiano in sede di campagna acquisti c’è anche l’interessante fregatura ulteriore del bilancio a rischio, per cui sarebbe necessario vendere prima di investire (a patto che ciò che si vende serva davvero a finanziare nuovi investimenti e non a ripianare buchi di bilancio. Ed è tutt’altro che certo). Il tutto rende un mercato efficace un’impresa da eroi e, osservando dall’esterno senza avere la possibilità di consultare il bilancio 2015 della società o di parlare con Mancini relativamente a chi pensa gli possa servire a livello di nomi, leggere semplicemente le notizie non tranquillizza nessuno perché, considerando il passato anche molto recente e le ristrettezze economiche, una (s)vendita di Kova?i? propedeutica all’acquisto di un Felipe Melo non può essere una buona notizia per nessuno. A meno che non si sia tifosi della Juventus, naturalmente.

Ora, non è il caso di dilungarsi troppo su un eventuale addio del croato: c’è già stato chi lo ha fatto magnificamente e a noi non resta che sottoscrivere in pieno le sue parole. Piuttosto, è meglio analizzare il panico morale che questa voce ha creato tra tantissimi tifosi, non nuovi a operazioni dal retrogusto suicida come sarebbe anche questa. Del resto anche la logica ha le sue ragioni e la fredda compagna della matematica dice che, vendendo l’ex Dinamo Zagabria, l’Inter avrebbe i cinque milioni necessari per arrivare a Felipe Melo (o chi per lui) più altri 16, 17 – quelli che sono, insomma – da mettere in cassa e far respirare il bilancio. Si potrebbe quasi tirare in ballo il luogo comune dei due piccioni con una fava se non fosse che i piccioni di cui si parla sono magrissimi, malaticci e decisamente poco attraenti. Inoltre un detto così tradizionalmente positivo avrebbe anche un vago sentore di presa per i fondelli visto che uno dei due piccioni è Felipe Melo (o chi per lui, repetita iuvant).

Naturalmente non mancano detrattori di Mateo che affronterebbero pure il rischio “megarimpianto” pur di far entrare nelle casse soldi freschi per comprare un sostituto anche migliore dell’attuale numero dieci (come già si diceva, ammettendo che una ipotetica vendita di Kova?i? serva a quello e a non rintuzzare le perdite di bilancio lasciando anche i possibilisti con le pive nel sacco). Ah, è pure ovvio che un buon 80% dei detrattori attuali del centrocampista croato si trasformerà ineffabilmente in una schiera unanime di nostalgici sospiranti non appena il giovane Mateo dovesse infilare una striscia di buone prestazioni, questo va da sé.

Ora, chiaramente bisognerà vedere come andrà a finire tutta questa vicenda e finché non ci saranno firme in bella grafia sugli atti ufficiali può ancora succedere tutto e il contrario di tutto, non solo riguardo al caso Kova?i? ma proprio relativamente a tutta la campagna estiva di calciomercato.

Il difficile sarà spiegarlo alle nostre coronarie.