11 Maggio 2015

EDITORIALE – Quattro considerazioni da Lazio-Inter

Alla vigilia della gara con la Lazio probabilmente nessuno, nemmeno le mamme dei giocatori – nel loro giorno di festa -, avrebbe mai creduto a un’Inter capace di uscire coi tre punti da un Olimpico biancoceleste ostile e voglioso di competizione come poche altre volte negli ultimi anni. Eppure, tra qualche errore dell’arbitro e una prestazione di altissimo livello di Hernanes, il Biscione è riuscito a strappare la vittoria a una Lazio comunque bella e desiderosa di non snaturarsi mai nonostante la doppia inferiorità numerica e, anche per questo, comunque uscita tra gli applausi del proprio pubblico nonostante la sconfitta.

Si potrebbe liquidare facilmente il match con un laconico tutto è bene quel che finisce bene ma non bisogna sottovalutare l’importanza della gara a livello di segnali lasciati.

Prima di tutto, la rimonta. All’Inter era capitato una sola altra volta in stagione di ribaltare il risultato e vincere dopo un iniziale svantaggio: in Europa League contro il Dnipro. Esserci riusciti a Roma contro questa Lazio (sbagliando anche un rigore) è comunque lo si voglia vedere un progresso perlomeno a livello di attitudine mentale, una delle grandi assenti degli ultimi mesi. Va bene essere in vantaggio di due uomini, va bene potersi concedere il lusso di assediare l’area di Marchetti prima e Berisha poi ma, in ultima analisi, il golletto che ti decide la gara lo devi fare. Altrimenti torni a Milano con il segno X sul groppone. E, onestamente, l’Inter di due mesi fa avrebbe probabilmente terminato la sfida con un 1-1 dopo mezz’ora di assedio ancor più sterile di quello visto ieri. Si tratta di un piccolo passo psicologico in avanti, piccolo per carità, ma è già qualcosa.

In secondo luogo non si può ignorare che sia servito un contropiede per avere ragione dei biancocelesti. Un contropiede, contro una squadra in nove uomini. Fino alla seconda rete di Hernanes, infatti, mentre gli uomini di Pioli stavano resistendo egregiamente rimanendo schierati con un 4-4-0 a rombo, l’Inter non è parsa in grado di creare particolari patemi a una compagine coraggiosa e ordinata, capace di coprire tutti gli spazi. Insomma, la Lazio si è trovata a un certo punto costretta a fare la medesima partita delle varie Chievo, Parma o Cesena, tutte passaste da San Siro di recente e tutte in grado di rubare punti a Mancini semplicemente resistendo ordinatamente in difesa. Gli uomini di Pioli, invece, hanno preso gol proprio perché hanno deciso di giocarsela fino in fondo, portando una pressione alta ancora una volta e venendo presi d’infilata per vie centrali con una combinazione rapida Kova?i?-Palacio-Hernanes. Mancini dovrebbe riflettere a lungo su come la sua Inter riesca a fare risultato o, comunque prestazioni incoraggianti, sempre e solo contro avversarie che magari giocano decisamente meglio dei nerazzurri ma che, al contempo, sono più orientate a proporre che non a distruggere, lasciando quindi una più ampia libertà di manovra agli avversari. In pratica, l’attuale Biscione gli spazi non sa ancora crearseli, tutt’al più può sfruttarli quando gli vengono concessi.

Terzo aspetto da considerare: la buona vena proprio di Kova?i?, miracolosamente riapparsa quando il croato è stato riportato lontano dalla trequarti avversaria e quindi non costretto a giocare spalle alla porta. Mateo ha disputato una partita non ancora continua come piacerebbe ai tifosi ma nei momenti in cui si è acceso ha quasi sempre saputo creare situazioni interessanti (il lancio per Palacio poi atterrato da Mauricio, un cross interessante di Juan Jesus, il pallone che Palacio ha trasformato in assist per Hernanes, eccetera). Dopo ieri sera si può finalmente sperare di non doverlo rivedere trequartista?

Una quarta considerazione che si può senz’altro fare è, in realtà, un pensiero che è già balenato in mente a parecchi, cioè l’assenza dalla formazione iniziale degli acquisti di gennaio (sono entrati a gara in corso Podolski e Brozovi?, l’ex Dinamo Zagabria addirittura nel recupero). Questa constatazione può andare di pari passo con il notare l’insistenza di Mancini su alcuni giocatori che non hanno brillato particolarmente sin qui e che, pure, non sono mai stati messi in discussione dal tecnico: su tutti, Juan Jesus e Guarín. Che sia una continuità dovuta all’esigenza della società di rivalutarli per una cessione futura? Chissà. Se così fosse magari si potrebbe inserire nel novero anche lo stesso Hernanes.

Insomma, come si può notare Lazio-Inter non lascia in eredità solo tre punti buoni per coltivare qualche remotissima speranza di qualificazione europea ma anche un poker di considerazioni notevoli che spaziano dalla crescita mentale all’incompiutezza tattica passando per la rivalutazione dei giocatori, sia che debbano rimanere a Milano l’anno prossimo, sia che possano lasciare la Beneamata.

Ora restano solo gli ultimi tre appuntamenti della stagione di fronte, con la sensazione però di aver lasciato alle spalle lo scoglio principale. Sapranno i ragazzi del Mancio chiudere al meglio l’anno?