4 Gennaio 2016

EDITORIALE – Manuale di sopravvivenza nerazzurra al mercato invernale

Premesso che l’attuale situazione dell’Inter è completamente diversa da quella che si viveva un anno fa, è comunque inevitabile dover ragionare di calciomercato quando si arriva a gennaio. Per tutto il prossimo mese, infatti, sentiremo squilli di trombe a destra e sinistra, voci incontrollate e tutto quel meraviglioso/odioso parapiglia a cui si assiste a ogni […]
mancini suning

Premesso che l’attuale situazione dell’Inter è completamente diversa da quella che si viveva un anno fa, è comunque inevitabile dover ragionare di calciomercato quando si arriva a gennaio. Per tutto il prossimo mese, infatti, sentiremo squilli di trombe a destra e sinistra, voci incontrollate e tutto quel meraviglioso/odioso parapiglia a cui si assiste a ogni sessione di mercato. In tutto ciò, l’Inter cosa farà?

Dodici mesi fa assistemmo a scossoni tellurici ad Appiano Gentile: arrivarono ben cinque facce nuove mentre lasciarono Milano in quattro, per un restyling che consentisse a Mancini di provare ad arrivare sul podio e strappare una qualificazione europea. Solo in due sono sopravvissuti alle purghe estive tra gli arrivi della sessione invernale dell’anno scorso (Brozović e Santon) e, peraltro, qualcuno li ha dati sul piede di partenza entrambi, già in questi giorni. Posto che Mancini ha già mosso un veto alla cessione del croato – e ne ha ben donde – e che Santon viene considerato cedibile dai media a ogni sessione anche se quest’anno, infortunio a parte, non si può dire che abbia giocato poco, i rumour sulle operazioni in uscita sono ancora troppo nebulosi per trarne anche solo qualche brandello di informazione credibile.

Per adesso, l’unica ipotesi confermata dai fatti è quella di uno sfoltimento al reparto terzini che, tra giocatori di ruolo, adattati e adattabili, conta ben sette effettivi più l’aggregato dalla primavera Dimarco: sono oggettivamente tanti. Il club sta quindi vagliando delle possibili soluzioni alternative alla permanenza soprattutto per chi ha giocato di meno, stando alle credibili parole di Thohir.

In entrata il nome caldo è quello di Calleri, che però ha una situazione tutt’altro che semplice alle spalle e che va sbrogliata: va ancora dimostrato che sia proprio il Biscione la destinazione che attende il puntero del Boca, ammesso e non concesso che Jony lasci davvero l’Argentina in questa sessione e non a giugno.

Al di là di queste considerazioni, comunque, l’importante è non perdere la trebisonda da qui a fine mese: le suggestioni si susseguiranno continuamente e si dirà (e scriverà) tutto e il contrario di tutto. Per sopravvivere sarà necessario rimanere in stretto contatto col nostro buon senso, per poter distinguere a una prima occhiata le idiozie palesemente false e inventate dalle operazioni possibili, e selezionare le poche fonti affidabili. Sempre che, naturalmente, non si voglia credere a tutto a priori per sentirsi liberi di sognare (ma poi vietato frignare in caso di mancati arrivi: Fàbregas o Hazard non fanno schifo a nessuno ma è più probabile che Polimanti passi davvero al PSG di un approdo di entrambi alla corte del Mancio).

I più estremisti sono già pronti a un ritiro zen che manco le tattiche da spoiler alert prima di Star Wars – Episodio VII, fatto di connessioni internet staccate, profili sui social network oscurati e blocco di metà dei contatti su Whatsapp per evitare di farsi trascinare nel vortice infinito delle “possibili trattative” e dei relativi commenti a catena tra amici che non finiscono mai. Visto che però, per un tifoso, è praticamente impossibile riuscire a isolarsi dal mondo al punto da non sapere nulla del calciomercato se non a cose fatte e controfirmate (come invece auspicano questi moderni pāsdārān della resistenza alla sovraesposizione mediatica delle voci di corridoio), è più consigliabile di esercitare la virtù della pazienza e rassegnarsi al circo Barnum che si sta scatenando perché boicottare il calciomercato è una battaglia già abbondantemente persa.

Siamo tutti d’accordo che oggi il mercato sia terribilmente invasivo e totalizzante però, purtroppo, le regole sono queste e non si può far altro che accettarle, sperando che sia la società a trarre profitto da tutte le ciarle e – perché no – magari a indirizzarle secondo i suoi fini. Anche perché il rinnovamento profondo che l’Inter ha attuato quest’estate e l’ottimo rendimento che la squadra ha avuto fin qui possono solo essere il preludio a una sessione senza botti (anche se i vari Di Marzio o Pedullà ci ricorderanno sempre che, fino a prova contraria, «tutto è possibile» e almeno qualche petarduccio proveranno ad accenderlo – del resto è il loro mestiere).

Visto che, però, la mancanza di fuochi d’artificio sul mercato non aiuta i media a generare contenuti rivendibili bisogna essere saldi nell’animo e consapevoli che, anche questa volta, sentiremo la solita sfilza di nomi che, venissero presi tutti, l’Inter potrebbe iscrivere alla Serie A un altro paio di rose da venticinque.

È proprio tornato il calciomercato, baby.