3 Agosto 2016

EDITORIALE – Sperando che non sia un altro Hernanes

L'editoriale del lunedì eccezionalmente spostato di 48 ore per commentare l'arrivo a Milano di Antonio Candreva, primo colpo dell'era Suning e rinforzo fortemente voluto da Roberto Mancini. Non tutti gli interisti, però, possono dirsi particolarmente contenti...
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Di Candreva all’Inter si parla da prima ancora che finisse che il campionato, dunque non si può dire che i tifosi nerazzurri non abbiano avuto tempo per prepararsi psicologicamente all’arrivo dell’ormai ex laterale della Lazio. Ciò nonostante c’è stato un grande dibattito sull’opportunità o meno di contrattualizzare il giocatore della Nazionale, con una consistente fetta di aficionados che avrebbero evitato l’acquisto del barbuto Antonio.

Le motivazioni non erano dissennate: giocatore di scarse prospettive a lungo termine data l’età, costo ai massimi storici e inevitabile declino della quotazione (ergo nessuna rivendibilità), insondabilità di un suo eventuale adattamento al clima di una big – e una big particolare com’è l’Inter, rischio altissimo che diventi un altro dei tipici Giocatori Scimmia di Mancini™ e, soprattutto, il costo esagerato nonché la necessità di trattare con un osso durissimo qual è Lotito.

Anche chi scrive avrebbe preso qualcun altro (a un minor costo e più futuribile) ma non si può negare che il giocatore Antonio Candreva sia valido. Può non piacere, gli si possono preferire altri mille e un profilo ma l’esterno classe 1987 è tutto fuorché un giocatore scarso. Certo, esiste il rischio che non si ambienti o che non riesca a rendere al meglio ma l’ala ex Lazio è un elemento che ha dimostrato di poter spostare un minimo gli equilibri in Serie A, quasi sempre in senso positivo.

Probabilmente, il timore più grosso relativo all’acquisto di Candreva è legato al vicino ricordo del colpo Hernanes, sulla carta rassicurante e goloso ma poi rivelatosi anche qualcosa più di un mezzo flop. Il brasiliano – già in netta parabola discendente nei suoi ultimi diciotto mesi capitolini – non ha mai reso al meglio a Milano e non è mai stato – nemmeno per sbaglio – quel valore aggiunto che in tanti pensavano potesse diventare nell’Inter di Mazzarri. È chiaro che con un simile paragone molto recente, vedere Ausilio bussare nuovamente alla porta di Tare e Lotito ha fatto scattare i sudori freddi a gran parte della tifoseria del Biscione.

Occorre però ricordare che Candreva non è Hernanes: ha un ruolo enormemente più definito, arriva nel momento di massimo fulgore atletico e tecnico e non in declino, ha voluto l’Inter forse anche più di quanto la volle il brasiliano e, soprattutto, è un giocatore che raramente si estrania dal gioco come l’ex compagno ai tempi di Formello. Ovviamente può giocare male anche l’italiano, sia chiarissimo, ma per caratteristiche è veramente difficile che non lo si noti nemmeno, quando sta in campo. Quanto meno perché è molto, molto, molto più dinamico di Hernanes (cioè: Candreva corre sempre e comunque. Magari sbaglia, magari a vuoto, magari male. Ma a livello di vigore risponde sempre presente).

La morale della favola, a parte l’ovvia speranza che l’irsuto Antonio non ripeta le gesta del brasiliano attualmente alla Juve, è che Candreva è un buon rinforzo e non basta qualche inquietante similitudine col passato per denigrarlo totalmente.

È il colpo che cambia la squadra? No ma è quanto meno un affare sensato (tecnicamente, se si parla di cifre se ne può discutere) che va a coprire quello che era un ruolo senza interpreti all’altezza in rosa – Biabiany ci perdoni. Inoltre l’Inter guadagna anche una buona bocca da fuoco sui piazzati, dagli angoli alle punizioni. Come? Lo si diceva anche di Hernanes? Vero ma speriamo che le somiglianze si fermino qui. E di cuore anche.