27 Marzo 2017

EDITORIALE – Una pausa che porta consiglio?

Il consueto editoriale del lunedì sera, stavolta incentrato sulla pausa per le Nazionali e i lamenti che, giocoforza, la seguono. Ma siamo sicuri che il rientro dei giocatori in patria per difendere le proprie bandiere sia per forza il più atroce di tutti i mali?

La Nazionale giocherà domani sera e dunque manca ancora quasi una settimana intera a rivedere in campo l’Inter. Le interruzioni per lasciare spazio alle partite di qualificazione a Mondiali ed Europei sono viste dai tifosi con la stessa simpatia che viene riservata dai medici al tumore al pancreas, si sa da anni e anni, ma stavolta si può legittimamente ipotizzare che questa pausa forzata per gli incontri internazionali potrebbe addirittura giovare al Biscione, andatosene momentaneamente in vacanza dopo un pareggio esterno col Torino che ha oggettivamente lasciato non poca amarezza in più di un palato (eufemismo).

La squadra è sembrata in debito di ossigeno contro i granata per la prima volta dall’inizio del 2017: anche nelle sconfitte viste fin qui nell’anno nuovo (di cui è già praticamente volato via un terzo!) l’Inter pareva esserci, atleticamente. Contro il Toro, invece, è sembrato che la Beneamata cercasse di andare al risparmio in più di un frangente e, del resto, non è assurdo pensare che dopo otto vittorie in dieci gare la rosa avesse bisogno di tirare un pochino il fiato, considerando lo sforzo profuso sin lì, specialmente da un punto di vista banalmente nervoso.

Inoltre l’Inter potrà godere anche di una ricarica gratis di batterie emotive per alcuni dei suoi nazionali. Pensiamo per esempio a Gagliardini o D’Ambrosio: se dovessero giocare contro l’Olanda esordirebbero in azzurro e godrebbero di un’iniezione di adrenalina spaventosa per il finale di stagione perché pochissimo lancia nella stratosfera un calciatore quanto la prima presenza della sua vita con la Nazionale del suo paese. Per il centrocampista bergamasco, poi, sarebbe il coronamento definitivo di un’annata per lui irripetibile in cui è passato dalla panchina in B alla titolarità nell’Inter. Scusate se è poco.

Inoltre sono rimasti ad Appiano Gentile, a disposizione di Pioli, diversi titolari o prime riserve come Icardi, Handanović, Ansaldi, Palacio o Murillo, il che non è ovviamente un male per motivi intuitivi (su cui ci siamo comunque soffermati non troppo tempo fa). Dunque la palese speranza è che questa fermata obbligata della corsa del Biscione possa solo far bene al cuore e alle gambe del gruppo anche se, come al solito, le trasvolate oceaniche dei sudamericani non consentono di essere totalmente ottimisti in vista del prossimo impegno con la Sampdoria. È del resto ottimo che Pioli stesso abbia la chance di studiare il più a lungo possibile gli errori commessi contro il Torino per capire come correggerli in profondità e, magari, riguardare ancora e ancora le partite giocate con la difesa a tre e mezzo che così poco è parsa solida o convincente.

Ciò posto, il tentativo di contestualizzare ogni sosta per le Nazionali resta di vitale importanza per capire al meglio che effetto queste possano di volta in volta avere sull’Inter. Per giudicare nel modo giusto l’impatto che può avere andare a sostenere gli interessi patri sui vari giocatori, bisogna prima di tutto comprendere che la sosta per le Nazionali non è per forza un male solo perché ci priva per un fine settimana del piacere di vedere la nostra squadra del cuore. Allo stesso modo, bisogna iniziare a considerare che la Nazionale ha spesso un effetto positivo sulla psiche dei calciatori; magari non alle gambe, certo, ma alla psiche quasi sempre. E loro, di rimando, ci tengono moltissimo, specie se sono alle prime esperienze o ne sono appena diventati titolari.

Dunque tocca rassegnarsi e programmare la domenica con la suocera quando gioca l’Italia, facendo buon viso a cattivo gioco. E, magari, consolarsi col pensiero che le rappresentative nazionali possono restituire ai club anche giocatori rigenerati e ringalluzziti, non solo malconci o distrutti da un volo transcontinentale.

Proviamo a pensarci, ogni tanto, prima di partite col lamento infinito. Anche il nostro tifo potrebbe giovarne.