13 Marzo 2017

EDITORIALE – La fortuna segreta dell’Inter (che non è poi così segreta)

Il consueto editoriale del lunedì sera, il solito appuntamento con le riflessioni nerazzurre del day after. Altro giro, altro tema: come non parlare della polemica sulla (non) convocazione di Maurito Icardi nell'Argentina di Bauza? E, come lui, perché nessuno parla di un D'Ambrosio da Nazionale costantemente ignorato?

Qualcuno potrebbe anche iniziare a prenderci gusto, in effetti.

Secondo lunedì di fila in cui si è reduci da una goleada, secondo lunedì di fila calcisticamente leggero come l’aria, secondo lunedì di fila a contemplare nella mente una prestazione maiuscola divorata e riassaporata più volte lungo il pomeriggio e la sera di domenica. A Cagliari sono stati cinque contro una delle peggiori difese del campionato, ieri sette contro un reparto arretrato che è arrivato a San Siro forte del terzo posto nella graduatoria dei gol incassati e ne è ripartito da sesto.

Che poi, in realtà, a fare l’analisi della partita servirebbe anche poco tempo: l’Atalanta – per assurdo – non ha neanche interpretato male la gara inizialmente ma, anzi, è scesa in campo con l’atteggiamento giusto e il primo quarto d’ora è stato giocato alla pari e su ritmi alti. La differenza l’hanno fatta il cinismo nerazzurro (made in Icardi) che ha portato alle prime tre reti, tutte arrivate direttamente o indirettamente da un calcio piazzato, che hanno a quel punto fritto i circuiti degli orobici, trovatisi sotto 3-0 dopo dieci minuti di forcing interista senza quasi sapere come. Confusi e feriti, gli uomini di Gasperini hanno provato disperatamente a rimettersi in partita, sbilanciandosi in avanti per cercare la rete che avrebbe riaperto il match, ma sono stati puniti in maniera insindacabile da un Banega ispirato in zona gol e da un Candreva lucidissimo in quelle due particolari occasioni. Da lì in poi tutto è stato in discesa, a eccezione degli ultimi cinque giri di lancette del primo tempo che, non a caso, sono costati il gol della bandiera di Freuler.

Una sfida interpretata magistralmente dagli uomini del Biscione, fantastici nel seguire al meglio gli ordini di un Pioli abilissimo nello scegliere di farsi trascinare da Gasperini nel suo mondo di duelli individuali, raddoppi di marcatura continui e alta intensità ma contemporaneamente sufficientemente lucido per avvantaggiarsene mantenendo il controllo delle spaziature, specie tra i reparti  e alle spalle dei difensori atalantini.

Questo tipo di risultati tennistici si ottiene (di norma) in virtù del crollo verticale di una delle due contendenti, che tendenzialmente genera una di quelle classiche partite delle quali, al fischio finale, si dice che è stata più la squadra X a perdere che non la compagine Y a vincere, tanto Y è stata nulla in campo. Bene, su Inter-Atalanta tutto ciò non si può dire nemmeno per sbaglio: i problemi che hanno avuto gli orobici sono tutti figli del match strepitoso giocato dagli interisti. È una vittoria dell’Inter a titolo pienissimo, altroché. Nonché quasi un manifesto programmatico delle idee di calcio di Pioli.

La doppia tripletta di capitan Icardi e di Banega ha mandato in solluchero tutti i tifosi nerazzurri ma ha dato decisamente fastidio a tantissimi appassionati argentini, che hanno ricominciato l’ormai solita solfa degli insulti a Bauza, CT albiceleste, reo della non convocazione del capitano dell’Inter (anche se la frattura al naso rimediata da Pratto potrebbe cambiare tutto…). L’immancabile Wanda Nara, sempre attentissima agli umori della piazza – sia reale sia virtuale – non ha perso occasione per soffiare sul fuoco, sottolineando quanto più ha potuto l’ostinazione del commissario tecnico argentino nell’ignorare suo marito. Il cui destino è peraltro condiviso anche da Danilo D’Ambrosio, da almeno diciotto mesi palesemente più pimpante rispetto a chi invece viene convocato abitualmente dal tecnico dell’Italia (sia Conte o Ventura) nella sua posizione.

Si può capire la frustrazione di un calciatore che non può rappresentare il proprio paese pur meritandolo perché costantemente ignorato da un selezionatore ma è impossibile, in un’ottica puramente interista, essere affranti. Perché un Icardi ignorato dalla Nazionale è un Icardi che si risparmia una decina di voli intercontinentali a stagione con conseguente sballo del fuso orario e perdita di giorni di allenamento, è un Icardi che a ogni pausa internazionale può rimanere ad allenarsi ad Appiano Gentile e fare un lavoro mirato per migliorare nei punti deboli o incrementare i suoi pregi, è un Icardi che scenderà costantemente in campo con qualcosa da dimostrare e con una carica agonistica superiore, è un Icardi a cui Pioli può di tanto in tanto concedere un pochino di tempo libero in più per stare con la famiglia (e i giocatori amano ricevere questo tipo di regali dai propri allenatori). Lo stesso identico discorso vale ovviamente anche per D’Ambrosio.

Tra le diverse spiegazioni che si possono trovare per la media punti monstre di Pioli e la straordinaria continuità di rendimento di Icardi, infatti, c’è anche il piccolo segreto – che troppo segreto non è – della mancanza di impegni internazionali nell’agenda del capitano della Beneamata, un fattore che lo mantiene contemporaneamente motivato, ben allenato, sano come un pesce, sempre ottimamente riposato e, perché no, anche discretamente incavolato.

Umanamente spiace per il buon Maurito, è verissimo, però (Pratto a parte) la concorrenza con la maglia albiceleste è spaventosa e, anche se chiamato, finirebbe in panchina al 99,99%, considerando che davanti ha Higuaín, Agüero, Messi e adesso anche Dybala. Non proprio gli ultimi degli ultimi. Ben diverso è invece il discorso di D’Ambrosio, che si è ritrovato le porte chiuse per via della presenza in Nazionale dei vari: De Sciglio, Darmian, Antonelli, Zappacosta, Criscito o De Silvestri (non proprio l’élite del calcio mondiale, anche considerando solo i terzini). L’ex capitano del Torino potrebbe legittimamente aspirare a un posto nell’undici azzurro, tanto più che l’attuale CT lo conosce perfettamente. Eppure niente, l’Italia resta un miraggio per il laterale nerazzurro.

Con buona pace degli sfortunati protagonisti della vicenda, però, l’Inter non può fare a meno di gongolare, pensando a tutti i grattacapi che riesce a evitare finché alcuni dei suoi titolari chiave sono “confinati” alla Pinetina in quanto ignorati dalle rispettive Nazionali. È proprio vero che non tutti i mali vengono per nuocere…