6 Febbraio 2016

FOCUS – Alex Telles, la luce sulla corsia maledetta

L’Inter camouflage voluta da Roberto Mancini di questa prima metà di stagione ha trovato la propria massima espressione nella rotazione dei terzini, ruolo di per sè complesso e profondamente legato alla storia nerazzurra tanto da pompare inverosimilmente le aspettative sugli interpreti, perennemente posti sotto una mega lente d’ingrandimento capace di coglierne prima i difetti e […]

L’Inter camouflage voluta da Roberto Mancini di questa prima metà di stagione ha trovato la propria massima espressione nella rotazione dei terzini, ruolo di per sè complesso e profondamente legato alla storia nerazzurra tanto da pompare inverosimilmente le aspettative sugli interpreti, perennemente posti sotto una mega lente d’ingrandimento capace di coglierne prima i difetti e poi i pregi.
In particolar modo l’out di sinistra è diventato nel corso degli anni la vera e propria kryptonite dell’ambiente interista, perennemente tormentato dai fantasmi di laterali esotici giunti nella Milano nerazzurra con bagagli pieni di buoni propositi ma tornati in patria senza aver lasciato alcun segno positivo. La maledizione della sinistra ha costretto i tecnici degli ultimi anni a ripiegare spesso e volentieri su giocatori adattati, per ovvi motivi non i migliori interpreti del ruolo ma quantomeno in grado di lottare per una risicata sufficienza che alla luce del nefasto passato risulta essere un risultato più che memorabile.
La movimentata estate nerazzurra, quella degli “8-9 nuovi giocatori” di Roberto Mancini, ha portato ad Appiano, tra gli altri, anche un brasiliano con lo sguardo da duro e tante buone referenze degli appassionati di calcio sudamericano e degli ancor più stoici ed assidui frequentatori della Super Lig turca, tale Alex Telles. Il ragazzo in realtà, oltre ad essere già stato allenato da Mancini ai tempi del Galatasaray, godeva della stima di rinomati e facoltosi club europei, su tutti il PSG di Blanc, più volte tentato dall’affidare al terzino di Caxias do Sul la corsia mancina del suo team, squadra che ad oggi sta dominando il campionato francese e che è destinata ad essere una delle candidatissime alla vittoria della Champions League.
L’esordio nelle primissime uscite in nerazzurro regalano al pubblico interista un terzino con qualche limite tattico ma totalmente diverso dai colleghi presenti in rosa: appare chiaro da subito che il giocatore renda maggiormente in fase di spinta e che il piede sinistro sia qualitativamente di un altro pianeta rispetto ai recenti interpreti del ruolo, cosa non da poco considerando la penuria di cross vincenti provenienti dalla sua area di competenza nelle precedenti stagioni. Alex è inoltre un eccellente battitore di calci piazzati, che siano corner o punizioni dalla trequarti: sin da subito l’ex Galatasaray conquista la fiducia dei compagni, che anche in gare delicate affidano la sfera al brasiliano quando la zolla di competenza è quella giusta.
Con il passare del tempo, i limiti difensivi che ne hanno contraddistinto la prima parte della stagione in nerazzurro sembrano man mano scemare per lasciare spazio a gare di grande sacrificio e quantità, su tutte le trasferte di Palermo ed Udine. Le abilità con il piede mancino vengono invece abbondantemente confermate e ben tre delle reti nerazzurre di questa porzione di stagione partono dal piede del brasiliano: la prima e la più “nitida” è quella di Felipe Melo contro l’Hellas Verona (QUI), seguita da due interessantissimi e propiziatori traversoni per Mauro Icardi, sempre sugli sviluppi di calci d’angolo dalla sinistra nelle gare interne contro Fiorentina e Chievo Verona (con la complicità di Miranda). L’azione più bella e maggiormente adatta a descrivere le caratteristiche del calciatore scuola Gremio è però senza dubbio il coast to coast concluso da un perfetto cross a giro per Ljajic (QUI al minuto 1:24), nella vittoria per 1-0 contro il Genoa, altra gara egregiamente interpretata dal numero 12 nerazzurro.
Sfortunatamente, o forse no, se ci si ferma ai punti arrivati nel massimo momento di trasformismo nerazzurro, se c’è un limite che ha precluso la definitiva consacrazione del giocatore a perno dell’Inter 2015/2016 è senza dubbio la continuità, troppe volte interrotta in virtù di del trasformismo manciniano che tanto ha sorpreso e reso fino ad oggi. L’assenza del brasiliano, nonostante gare positive dei suoi sostituti, ha comunque lasciato lacune importanti alle prestazioni nerazzurre, con potenziali occasioni spesso spentesi tra le braccia dei portieri avversari o addirittura sul fondo. Alex inoltre, sopperisce alla perfezione ad uno dei più contestati schemi tattici del Mancini bis: il calcio d’angolo corto, vero e proprio spreco se si pensa ai centimetri a disposizione in area di rigore.
L’assenza di Telles inoltre è spesso coincisa con sconfitte: il numero 12 mancava a Torino nell’andata di Tim Cup contro la Juventus, mancava nel derby di ritorno e nella debacle interna contro il Sassuolo, una coincidenza? Probabilmente no, se si pensa soprattutto all’evoluzione tattica del giocatore, molto più arcigno in fase passiva e sempre affidabile in fase di spinta.
Il mese di febbraio, decisivo per le sorti del cammino nerazzurro, necessita di uomini chiave attorno ai quali far ruotare il resto dei meccanismi nerazzurri, e Telles, statistiche alla mano può essere uno dei perni di questa squadra. Riuscirà il brasiliano ad imporsi in campo? I tifosi nerazzurri intanto non hanno dubbi ed accompagnano con una convinta ovazione ogni cavalcata del giocatore: sulla corsia maledetta, da troppi anni fonte di delusioni si intravede la luce. Sarà abbastanza luminosa?