21 Maggio 2017

Focus – Deus ex machina

Focus - Deus ex machina - Conte e l'Inter, due mondi così distanti ma, allo stesso tempo, così vicini. Perché l'Inter è pazza dell'ex allenatore della Juve?

SIR ANTONIO
La netta e schiacciante vittoria del Chelsea nella Premier League 2016/2017, regala al mondo intero l’immagine dell’Antonio Conte vincente, capace di imporsi anche oltre i propri confini e di sottoscrivere quanto messo in mostra con la Juventus  prima e con la Nazionale dopo. L’uomo delle sfide, questa volta, non ha soltanto vinto ma si è proprio superato: nel suo primo anno al Chelsea ha infatti recuperato psicologicamente un gruppo distrutto, reduce da un decimo posto distante trentuno punti dal primo e non particolarmente shakerato dopo l’annata negativa. La forza di Antonio, d’altronde, è sempre stata questa: lavorare, tanto sulle gambe quanto sulla testa, per costruire un gruppo forte, coeso, capace di remare nel medesimo senso, dove tutti sono importanti allo stesso modo. Emblema dell’equilibrio tra star e gregari è senza dubbio Victor Moses, passato da gregario ceduto in prestito nella stagione precedente a titolare indiscusso in quella successiva, in un ruolo delicato come quello di esterno di centrocampo nel 3-4-3, marchio di fabbrica dell’allenatore di Lecce. Non è solo una questione di equilibri, ma anche e soprattutto di fame: i giocatori di tutte le squadre allenate da Antonio Conte giocano ogni gara alla morte, come se fosse la più importante della stagione e ciò, indirettamente, permette di offrire prestazioni mai banali e capaci di cementare le certezze di un gruppo potenzialmente “underdog”, sfavorito ad inizio stagione, per usare il termine usato dallo stesso allenatore nel post WBA-Chelsea. Ciò fa ovviamente leva sull’aspetto mentale, nel gioco di Conte, è fondamentale tanto quanto quello tattico: un’idea di gioco dispendiosa e muscolare, richiede un’applicazione mentale continua e tale da permettere ai giocatori impegnati uno sforzo lungo novanta minuti.

UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO
I centottanta minuti che invece separano l’Inter dalla tanto agognata fine dell’ennesima stagione fallimentare, la terza fuori dall’Europa delle ultime cinque, dipingono la situazione di un’Inter esattamente opposta a quella del gruppo rigenerato dall’ex allenatore della Juventus: scollata, demotivata, ridimensionata, nei singoli e nel gruppo ed ancora una volta in un limbo virtuale incapace di stabilire il vero valore della squadra, ormai perennemente oscillante tra l’ottavo e “la seconda rosa del campionato” come fosse un pendolo.
Parlare di rifondazione, in vista della prossima stagione, vuol dire pretendere la luna: la pessima annata giunta al termine non può giustificare l’ennesima diaspora, perché, altra pretesa cosmica, l’Inter non può spendere quanto desidera nel mercato in entrata in quanto ancora soggetta ai paletti imposti dal FFP. Bisognerà amalgamare quel che di buono è emerso nonostante l’annata storta (Gagliardini su tutti) e provare a condirlo, in maniera saggia e ponderata, con nuovi innesti di qualità ed esperienza internazionale. Questa volta, però, non si può più sbagliare: non si può per quelle che sono le ambizioni di una squadra, passata nel giro di sei anni dal tetto del mondo all’ottavo posto in Serie A e non si può per le dirette concorrenti, sempre più attrezzate e distanti dall’Inter. La programmazione di Napoli e Roma, oltre allo strapotere della Juventus, aumentano, ogni santo anno, di almeno una tacca le distanze con i nerazzurri, ogni volta pronti a ripartire con un handicap sempre maggiore. La possibilità di accedere ai preliminari di Champions League con il quarto posto è inoltre occasione da non sprecare e che deve servire da stimolo per lavorare sin dai primissimi giorni con un obiettivo preciso, il ritorno in Europa dalla porta principale.

SILLOGISMI
Già, il lavoro sul campo, quello vero, il sudore che porta al successo: il più facile dei sillogismi aristotelici risulta scontato dopo aver letto la prima parte del nostro approfondimento: Antonio Conte ha rigenerato il Chelsea portandolo sul tetto d’Europa, l’Inter è a pezzi, ha bisogno di essere rigenerata, Antonio Conte è l’uomo giusto per l’Inter, probabilmente l’unico allenatore in grado di riportare, in questo momento, l’Inter nella dimensione che merita, riportando l’entusiasmo di quei tifosi ormai troppo stanchi di mandare giù bocconi amari. Uno stakanovista del pallone, un pratico, un eccellente valorizzatore di risorse umane, Antonio Conte è tutto quel di cui l’Inter avrebbe bisogno.
Ahinoi, nonostante i social network siano pieni zeppi di presunte indiscrezioni che vogliono l’allenatore prossimo a congedarsi dal Chelsea per sposare la causa nerazzurra, sulla trattativa aleggia assoluto e giustificato riserbo, dettato soprattutto dalle necessità di Conte di non aver ancora terminato la stagione con i Blues. Probabilmente, il progetto Inter intriga il tecnico, ma tra il dire ed il fare, c’è di mezzo il mare: il nostro obiettivo, quest’oggi, non è quello di creare false speranze né quello di costruire castelli sul nulla, ma è piuttosto quello di ragionare soltanto sulla compatibilità tra i due mondi, apparentemente così lontani ma idealmente parecchio vicini.
Essere stato bandiera, leader e simbolo della Juventus, tanto da calciatore quanto da allenatore, è un ostacolo davvero relativo se posto di fronte all’enorme professionalità del coach di Lecce, che ha più volte rimarcato la possibilità di allenare e sostenere team “rivali” ed alla necessità dell’ambiente interista, bramosa di un leader carismatico ormai latitante da sette anni.
Conte, per il contesto Inter, non sarebbe uno degli uomini della rinascita, ma IL leader indiscusso di una crescita iniziata ed interrotta troppe volte: si parla di tecnico quasi plenipotenziario, con poteri totali e con le chiavi dell’ambizioso progetto Suning in tasca: come può non essere intrigato? Il resto è frutto di frasi dette e non dette, esigenze familiari e stipendi da nababbi, ma la verità, a nostro avviso, è che questa volta la sfida, dopo i successi con Juventus,Chelsea e l’ottima figura con la Nazionale, sarebbe davvero intrigante. Fare i conti senza l’oste è però un peccato che nel calcio non ha mai portato a termine nessuna operazione ed in questo caso, l’oste è un osso durissimo. Se l’Inter è pronta a follie per convincere Antonio a sposare la causa nerazzurra, Roman Abramovich lo è altrettanto: il Chelsea plasmato ad immagine e somiglianza dell’allenatore ha folgorato il magnate russo (che aveva fortemente voluto l’ex Juventus durante la scorsa estate), giustamente entusiasta per il titolo conquistato e curioso di vedere la squadra in Champions League, competizione quest’anno non giocata. Inoltre, le disponibilità del patron originario di Saratov, arcinote al mondo del calcio da un decennio a questa parte, possono comunque toccare i tasti giusti per pareggiare se non superare, le promesse fatte all’allenatore da parte dei nerazzurri, quindi, eventualmente, non sarebbe una mera questione economica ma qualcosa di più complesso e profondo, tale da far pendere l’ago della bilancia dove è forse più giusto vada a finire.
Suggestione di primavera o realtà, il momento del verdetto si avvicina. Probabilmente Conte e l’Inter, dopo essersi sfiorati, non si toccheranno mai, o forse si. Accostarli, però, considerando passato, ambizioni e percorsi, è comunque stato un privilegio, per entrambi.