5 Novembre 2017

L’Inter, il Toro e la carica dei 70.000: San Siro come fortino, la sfida ai granata per continuare a puntare in alto

Una cornice d'eccezione caratterizzerà l'anticipo delle 12:30 di oggi, mettendo l'una contro l'altra due squadre con diversi stati di forma e differenti ambizioni: l'Inter resta sulla cresta dell'onda di risultati inimmaginabili, il Torino è ancora alla ricerca di una costanza di risultati e di un'identità di gioco

Il clima attorno all’Inter di Luciano Spalletti è di quelli da annate predestinate, e i nerazzurri viaggiano sulle ali dell’entusiasmo, ma consapevoli che anche solo un mezzo passo falso – alla luce di un’iniziale classifica fra prima e quinta posizione corta come mai – potrebbe pregiudicare il proseguo del cammino verso il ritorno nel palcoscenico europeo più bramato. Alla soglia del prossimo impegno c’è il Torino, in astinenza di successi e di una stabilità organizzativa che ne migliori le prestazioni.

Di contro, l’Inter ha un ruolino di marcia invidiabile: i 29 punti totalizzati da Perisic e compagni in 11 giornate hanno addirittura rovesciato il primato dei 28 conseguiti da Mourinho nel 2009/2010, a parità di partite disputate; insomma, la dimostrazione empirica che il lavoro di Spalletti stia dando i suoi frutti e abbia imboccato la corretta scia di un progresso a lungo auspicato. Ovviamente, assistere a qualche scivolone sarà inevitabile, soprattutto con una squadra ancora da collaudare in ragione delle nuove disposizioni tecniche dell’allenatore toscano. Intanto, però, l’Inter vola.

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I granata, invece, si sono visti falcidiare le incentivanti speranze di inizio campionato da un nefasto corollario di gare iniziato a fine settembre, e che è perdurato da un mese inoltrato: dopo le prime cinque sfide contornate da gratificanti 11 punti, il tracollo del Toro è cominciato con l’aspra disfatta contro la Juventus, calando gli uomini di Siniša Mihajlović in una spirale di opaco rendimento nelle successive cinque giornate. La scorsa domenica, poi, l’aver avuto la meglio sul Cagliari all’Olimpico ha consentito al serbo di tirare un sospiro di sollievo, principalmente in previsione di un impegno ostico al pari dell’incontro con l’Inter; al di là delle singole prove, però, è apparso che approccio ed organizzazione strategica peccassero di poca elasticità e di scarsa adattabilità alle varie contingenze sul rettangolo verde.

In compenso, i precedenti potranno rinsaldare la confidenza della truppa di Mihajlović: nelle tre recenti dispute, i granata hanno ottenuto la bellezza di sei punti, figli di un 0-1 e un 1-2 – entrambi con Mancini accomodato in panchina tra il 2015 e il 2016 -, interrompendo un digiuno di gioie nella Milano nerazzurra che durava dal 1988; nel mezzo, una consistente serie di trionfi dell’Inter, sino al decisivo colpo di testa allo scadere di Emiliano Moretti il 25 gennaio 2015.

Proprio in virtù di un confronto così denso di argomenti, il pubblico interista ha per l’ennesima volta riposto positivamente al richiamo del gruppo spallettiano: oltre 70.000 anime affolleranno gli spalti di San Siro, quasi a voler rimarcare che la causa della casacca coi colori del Cielo e della Notte vada supportata innanzitutto dalle tribune e dalla Curva Nord, che sicuramente si sarà ingegnata per predisporre un proscenio di rilievo. A onor del vero, lo stupore è ingiustificato valutando le statistiche delle stagioni passate, che annoverano l’Inter al vertice della speciale graduatoria dell’affluenza degli stadi di Serie A: oltre ad essere il più presente – 46620 è la media spettatori del 2016/2017 -, il tifo nerazzurro è anche il più fedele, come certificano gli abbonamenti sottoscritti – 31000 per l’anno calcistico 2017/2018, circa l’11% in più della stagione scorsa.

Più di tutto, a trasparire è la costanza di passione e di sostegno che il Meazza sta garantendo ogni volta sia chiamato ad accogliere la Benamata; per giunta oggi, in una gara calendarizzata all’ora di pranzo e non con una diretta pretendente che contenda ai ragazzi di Spalletti posizioni a cui loro tendano, seppure il Torino goda di assoluto blasone e di una storicità alla stregua di poche società in Italia. Questo è sintomatico di un’appartenenza alle circostanze nerazzurre e di un accostamento notevoli e difficilmente paragonabili ad altre realtà: i sostenitori interisti non pretendono di cavalcare i buoni umori del momento, né di vedere rispettate le proprie aspettative; piuttosto, comprendono gli sforzi dei singoli interpreti delle loro pulsioni – ciò che un calciatore dovrebbe rappresentare: l’esecuzione su un prato delle emozioni di un manipolo di innamorati -, e li ritengono gendarmi a difesa della onorabilità e della gloria dell’Internazionale. Augurandosi che basti a domare un Toro di sicuro indispettito; comunque, l’arena è pronta.

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