7 Aprile 2019

L’Intertinente – La Curva Nord o Icardi? Indifferenza: c’è solo l’Inter!

Una rubrica per rafforzare un concetto: l’impertinenza di essere nerazzurri

Le tiritere della settimana che volge al termine sono state lo scontato seguito di 2 mesi all’insegna di un’estenuante faida, che all’inizio è stata avviata unidirezionalmente per la conservazione di una supposta, inconsistente e narcisistica supremazia e che in seguito è divenuta una missione multilaterale per ricomporre la frammentazione e contenerne ulteriori danni. Più schiettamente, il patibolo a cui è stata condotta l’Inter dai suoi stessi operatori ha assunto i tratti di un’intossicazione mediatica che ha praticamente valicato tutte le frontiere della decenza, scadendo in un avanspettacolo della follia che ha ammesso qualsivoglia mancanza di rispetto e sfogo dell’oltraggio, e ha sovvertito l’ordine degli interessi.

Dunque, perseverare nello schierarsi per una contrada piuttosto che per un’altra costituirebbe un errore madornale, specie alla luce di un proscenio già troppo disarmonico. D’altronde, il semplice fatto che Mauro Icardi occupi titolazioni e primi piani di quotidiani e palinsesti, a scapito di un incontro crocevia come quello odierno contro l’Atalanta e soprattutto del risanamento di un’Inter ammalata di discontinuità e di inaffidabilità, è il trionfo del personalismo – oramai non più serpeggiante ma ostentato – alla base del Calcio del Terzo Millennio e più in generale della facilmente corruttibile e corrosa società contemporanea, e che è francamente nauseante.

Indubbiamente, però, è necessario chiarire la gerarchica delle priorità: non vi è possibilità alcuna che l’ex Capitano continui a monopolizzare il dibattito nerazzurro e che le beghe scaturite dai suoi disdicevoli atteggiamenti vengano assurte a fulcro attorno a cui graviti il Mondo interista. Da qui, quindi, è similmente utile rimarcare che gli indirizzi forniti dalla Curva Nord – rapido e doveroso inciso: al pari dei settori ove albergano i gruppi organizzati degli stadi di tutto il globo, il Secondo Verde incarna un paradigma di popolarità del tifo che si esprime nella cultura sociale delle comunità e che appartiene a tutti – si distinguano per genuinità e franchezza, nel merito e nel metodo.

I comunicati susseguitisi dalla scorsa domenica sono coerenti ed in linea con la filosofia e l’onestà intellettuale dell’universo ultras. Anche la nota di ieri ne è stata un esempio: gli esponenti del Direttivo della Nord hanno porto una tendenza anche condivisibile, ovvero estromettere chi potrebbe minare alla costruzione e allo sviluppo dell’Inter che verrà.

E Icardi non può sentirsi esentato da questa prerogativa, in quanto, comunque la si pensi, è una delle parti corresponsabili del maremoto che ha scosso la Pinetina nel recente periodo, ed è reo di un’omissione inchiodante: non aver sotterrato subito l’ascia di guerra e dimostrato effettivamente e pragmaticamente la vicinanza alla causa nerazzurra, nel momento di massima emergenza stagionale. Gesti che sarebbero valsi di più di una fascia al braccio, evitando il consequenziale clamore suscitato, ed altro che concedere il diritto di replica pure a Maurito: non esiste struttura aziendale dove un remunerato si rifiuti deliberatamente di offrire prestazioni per cui è sonoramente e lautamente retribuito e non sia passibile di segnalazioni, richiami, e definito licenziamento, in assenza di ripensamenti e di mediazioni legali di sorta. Perfino i più strenui alfieri dell’icardismo – in pratica, un nuovo credo calcistico – rischierebbero l’impiego emulando le “imprese” del proprio beniamino.

Poi, c’è un aspetto non secondario che è stato trascurato dalla maggior parte dei commentatori: la sintonia tra Icardi e la Curva Nord è già tramontata circa 4 anni fa a Reggio Emilia, dopo una rovinosa caduta per 3-1 sul campo del Sassuolo, quando il numero 9 argentino si scagliò con stizza ed arroganza contro le pulsioni della frangia calda del supporto interista, ed ancora prima dei fattacci della sconclusionata ed oscena auto-biografia che fu proprio il racconto – molto licenziato poeticamente nella spiegazione dell’accaduto, a dire il vero – di quella rottura diventata irrimediabile nell’ottobre 2016.

Concludendo, fra qualche ora concentrazione, indifferenza e soprattutto tanta voglia di Inter saranno le sole componenti che dovranno trasportare il sostegno dei 60,000 attesi a San Siro, perché la gara odierna diventi la cifra per accaparrarsi il minimo indispensabile e per lenire le ferite di delusioni che hanno tradito le attese di un’annata che avrebbe potuto e dovuto essere diversa. Ergo, Spalletti e i suoi sono attesi da 90 minuti che potrebbero significare un’ipoteca sulla Champions Legaue 2019/2020: Icardi o non Icardi, contestazione o noncuranza che sia. “C’è solo l’Inter“!