21 Maggio 2015

FOCUS – Dal “progetto giovani” al “progetto vittorie”…

Mancano solo due giornate al termine di questo deludente campionato e il mondo Inter è ormai proiettato alla sessione estiva del calciomercato.

Dopo diversi anni fallimentari, dopo il susseguirsi di campagne acquisti sbagliate, la finestra di mercato che sta per aprirsi rappresenta un punto di non ritorno per la società guidata da Erick Thohir. Per far decollare il progetto del magnate indonesiano infatti, è fondamentale qualificarsi in Champions League ed il prossimo anno questo obiettivo non può essere fallito. Con la mannaia delle limitazioni imposte dal FPF che hanno colpito la società nerazzurra, il lavoro al quale sarà chiamato Piero Ausilio è tutt’altro che semplice.

Domani saranno trascorsi 5 anni dalla fantastica e indimenticabile notte di Madrid che ci portò sul tetto d?Europa, consentendoci di realizzare il Triplete.

Tutti ricordano ancora la fantastica doppietta realizzata dal Principe Milito ed in particolare quella stupenda finta con la quale saltò Van Buyten e realizzò la rete del 2-0. Si trattava di una squadra fantastica, composta da grandissimi campioni e guidata da uno straordinario allenatore. Da quella notte non sembrano trascorsi solo cinque anni, sembra trascorsa un?eternità. La passata gestione è riuscita nella difficilissima impresa di distruggere una delle Inter più forti della storia, è riuscita a farci passare dall’essere sul tetto d?Europa, all’essere sistematicamente fuori dall’Europa che conta. Sono stati commessi una serie infinita di errori che ci hanno impedito di continuare ad essere competitivi ad altissimi livelli. Probabilmente sarebbe bastato inserire anno dopo anno 2-3 calciatori giovani, ma di grande qualità, preparandoli gradualmente a prendere il posto dei vari eroi del Triplete. Si è deciso però di intraprendere una strada differente, una strada che negli anni del post-Triplete ha visto protagonista una sola parola d?ordine: vendere, che spesso si è trasformata in svendere. I soldi entrati dalle molteplici cessioni sono stati molto spesso investiti male, acquistando calciatori che nella maggior parte dei casi non si sono rivelati all’altezza di indossare una maglia gloriosa come quella dell’Inter.

Con l’arrivo di Thohir le cose non sono cambiate dal punto di vista dei risultati, ma è cambiato il modo di gestire la società. Vi è infatti una gestione manageriale del club, con competenze ben definite nei vari settori e idee chiare sugli obiettivi da conseguire. La scorsa estate, volendo esaudire i desideri di Mazzarri, ultimo lascito della passata presidenza, si sono commessi molti errori che abbiamo poi pagato nel corso della stagione. Quella che stiamo per vivere dunque, con Roberto Mancini al timone della squadra, sarà la prima vera campagna acquisti estiva targata al 100% Erick Thohir. Grazie al tecnico di Jesi si sta finalmente abbandonando quel tanto decantato “progetto giovani” che spesso era utilizzato come semplice slogan da dare in pasto ad un pubblico desideroso di aggrapparsi alla speranza di rivivere i fasti di un tempo. La realtà è che una squadra per essere vincente non può puntare esclusivamente sui giovani, ma deve necessariamente creare il giusto mix con calciatori di esperienza. I giovani sono importanti, anzi fondamentali, ma costruire una rosa che ha nei giovani i suoi elementi di maggiore valore significa voler bruciare gli stessi giovani e bruciare il proprio futuro.

Il tentativo da parte dell’Inter di acquistare calciatori come Yaya Touré e Thiago Motta va proprio nella direzione di affidarsi finalmente a dei leader, a dei portatori sani di personalità. Calciatori che sanno rendere al massimo quando l’aria diventa rarefatta, quando la pressione diventa quasi insostenibile, riuscendo a far crescere al loro fianco i giovani. Dopo aver sentito per molto tempo slogan del tipo “il prossimo sarà l’anno zero”, grazie al contributo di Roberto Mancini si potrà finalmente abbandonare il romantico “progetto giovani” e intraprendere un altro tipo di progetto: quello che ci porterà ad essere nuovamente competitivi, lasciando da parte gli slogan, concentrandoci solo sui fatti.