24 Dicembre 2012

EDITORIALE – Il Babbo Natale nerazzurro a Passioneinter.com!

Di Aldo Macchi.

Arriva ogni anno, con largo preavviso, ma malgrado questo travolge sempre tutti noi in modo inaspettato. Non esiste Natale uguale all’altro, non ci sono le stesse emozioni.  In questo giorno senti il tempo che passa e lo vedi in tutto il suo fascino, attraverso gli occhi dei bambini, avvolti dalla magia del mistero, della sorpresa, dell’inaspettato. Non va però dimenticato che il Natale è soprattutto festa della Rivelazione, simbolo religioso del Dio che si fa uomo. Approfondire l’aspetto dottrinale di una festa tanto profonda quanto commercializzata mi farebbe improntare questo articolo su binari fragili, pericolosi e non adatti a questo luogo.

I COLORI DEL NATALE – I colori del Natale sono tipicamente piuttosto lontani da quelli più amati da noi interisti, tolta la maglia da trasferta di quest’anno, ma non per questo il Natale ci lascia estranei dai suoi festeggiamenti. Il risultato di sabato non ci permette di festeggiare pienamente, ma c’è comunque un sorriso che non riesce ad abbandonare i visi di tutti noi in redazione. Questa settimana che ha preceduto il Natale ha visto infatti questo sito vivere esperienze a dir poco incredibili per chi, come noi, un anno fa parlava di Inter giusto con gli amici. Il nostro lavoro quotidiano, la stesura di articoli di “pensiero”, le nostre rubriche, ci hanno permesso di essere considerati degni di considerazione da parte dell’Inter stessa. Se questo non fosse già di per sè abbastanza chiaro, è come se un gruppo di seguaci di una rock star venisse chiamato dalla rock star in persona e invitata a passare una giornata insieme a casa sua.

IL NATALE NERAZZURRO – Ma per ben capire quanto questo Natale abbia per noi i colori nerazzurri, capaci di soppiantare il più canonico duo rosso verde, è doveroso procedere per tappe. Mercoledì siamo stati invitati a vivere una giornata alla Pinetina, istituzionalmente noto come Centro Sportivo Angelo Moratti, il tempio dove i giocatori si allenano nel corpo e nello spirito, avvolti dal  parco di Appiano Gentile, dove il verde svolge un ruolo da protagonista. Le porte di questo luogo mistico e inviolabile si sono aperte ai rappresentanti delle principali realtà che parlano di Inter, e tra quelle c’era anche la nostra. Inutile descrivere l’onore e l’imbarazzo di tastare i campi imbevuti del sudore dei campioni dell’Inter, dove abbiamo potuto vivere da pochi passi l’allenamento di Stramaccioni a porte chiuse per tutti tranne che per noi.

IL TEMPIO – Il passaggio successivo è stato l’ingresso nella sala conferenze, dove davvero anche l’ego meno supponente ha ricevuto un tale nutrimento che rimanere umili è diventata una sfida difficile da vincere. Perchè non solo le firme degli altri siti, letti, spulciati e presi come ispirazione, hanno assunto un volto, ma questo si è rivelato simpatico, umano, vivo, capace di farti sentire unito non solo dai colori nerazzurri, ma anche dalla passione per la scrittura. Persone di tutte le età, con le personalità più disparate, compresa quella di Franco Bomprezzi, Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana, che la sfida con l’umiltà l’ha vinta con successo, presentandosi a tutti noi profani del giornalismo con la classe e la signorilità degna di un Uomo. In questo clima di condivisione hanno fatto il loro ingresso personalità come quella di Juan Jesus, Javier Zanetti, Baresi, ma soprattutto quelle di Cordoba, Ausilio e Stramaccioni. Tre figure differenti, tre ruoli diversi, tre modi di vivere l’Inter che compongono un profilo completo, ma diviso in tre persone differenti.

AUSILIO – Professionalità e tranquillità, consapevolezza e autorità. Questi sono i termini che meglio identificano l’effetto che personalmente mi ha fatto il direttore sportivo nerazzurro. Con noi si è presentato in modo diverso dal solito, più rilassato, pur mantenendo abbottonata la giacca che nasconde tutte le trame del mercato nerazzurro, senza però mai tirarsi indietro davanti alle curiosità della platea. Non un’intervista ma una chiacchierata, un’apertura a quella che è la reale quotidianità del ruolo più delicato nell’Inter.

CORDOBA – Ivan Ramiro è sempre stato il guerriero silenzioso dell’Inter, combattente di mille battaglie, sposato alla causa nerazzurra a cui è stato fedele nella buona e nella cattiva sorte e che ora accompagna l’allenatore nella sua crescita personale. Silenzioso per rispetto, ma diretto nelle sue espressioni che non tradiscono un animo fiero dell’esperienza acquisita e pronto a metterla al servizio della squadra. Guarda il futuro dell’Inter come ricco di giocatori “Impressionanti”, si siede in mezzo a noi, ma soprattutto, gesto che conferma la sua umanità sopraffina, stringe la mano ad ognuno di noi presentandosi, come se ce ne fosse bisogno.

STRAMACCIONI – Ma è all’allenatore che tocca lo scettro di esperienza più completa: il suo approccio nei nostri confronti è quello di un amico di lunga data, non sarebbe stato un problema se davanti a noi, al posto delle foto dei successi nerazzurri, ci fossero state delle birre, perchè il clima era davvero quello di una rimpatriata dove condividere le nostre esperienze, perchè in fondo, per stessa ammissione della guida nerazzurra “Vogliamo tutti bene all’Inter”. Se nelle interviste non smentisce mai la sua ironia, a “microfoni spenti” è un vero “one man show”, capace di sciogliere i nostri dubbi tecnico tattici, con spiegazioni che dimostrano la sua grande preparazione, inversamente proporzionale alla sua esperienza nelle grandi squadre, che spiegano i motivi che hanno portato questa Inter sperimentale al terzo posto in classifica, davanti a squadre ben più rodate.

UNITI E CONSAPEVOLI – La giornata è proseguita con il confronto con Luigi Crippa, Edoardo Caldara e Roberto Monzani, colui che ha voluto quella giornata e ci ha voluti tutti lì per poterla vivere insieme. Parlare con loro che sono la voce e i porta voce dell’Inter, e che anzi in quel momento rappresentavano l’Inter, ci ha fatto capire quanto ogni voce è importante nel panorama nerazzurro, nulla deve essere fatto con sufficienza, perchè ognuno di noi parla di una realtà che merita il rispetto e la competenza degna di una squadra come l’Inter. Non basta dirsi interisti per esserlo, è una sfida che siamo chiamati a vivere ogni giorno, nel rispetto dell’ambiente e della propria personalità.

UN NATALE RICCO – Ma il Natale nerazzurro non ci ha riservato solo questa emozione, perchè dopo la giornata nel Tempio dell’allenamento, è arrivata la convocazione per il Tempio dello spettacolo, San Siro, in occasione della gara contro il Genoa. Il risultato non sarà stato dei migliori, ma vedere la partita al fianco delle stesse persone viste pochi giorni prima, riservando loro saluti come se ci conoscessimo da una vita, ha dato al risultato un peso inferiore, perchè arricchito dalla magia di un’esperienza così totale. Perchè il Natale, per ogni età, mostra un volto differente, ma quando vivi esperienze di questo tipo, ecco che gli occhi tornano come quelli di un bambino che non dorma la notte della vigilia, drizzando le orecchie nella speranza di cogliere il tintinnio della slitta di Babbo Natale. Io non mi aspetto che Stramaccioni scenda dal mio camino questa notte per lasciarmi un regalo, perchè per noi di Passioneinter.com, il Natale è stato molto generoso, si è tinto di nerazzurro, ci ha aperto le porte della Pinetina e dello stadio di San Siro e sul bigliettino c’erano le firme di tutti voi, che ringraziamo uno ad uno, per la grande visibilità che ci state donando!

Da tutti noi quindi, i più sinceri auguri per un Natale che possa essere davvero felice, una giornata dove dimenticare i problemi della realtà e immergerci nella sincera atmosfera di un abbraccio spontaneo, di un ricordo felice, di una fetta di pandoro in una piazza addobbata, di una preghiera, nella speranza che questo articolo possa avervi donato almeno un sorriso.