27 Febbraio 2012

EDITORIALE – Il circo della mediocrità

Le settimane scorse ci apprestavamo a scrivere l’editoriale del lunedì sera dopo aver assistito a sconfitte umilianti con zero gol all’attivo. Questa settimana la squadra ha voluto stupirci e ai zero punti in classifica con annesse zero reti ha condito l’ennesima amara domenica con un altro zero: quello dei calci d?angolo. A memoria d?uomo non ricordiamo una partita dell’Inter senza nemmeno un tiro dalla bandierina, sintomo questo di come l’atteggiamento offensivo della squadra sia paragonabile a quello di una provinciale il cui unico obiettivo è non prenderle. 104 anni di storia, 18 scudetti, 7 Coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane, 3 Champions League, 3 Coppa Uefa, 3 volte Campione del Mondo. Che vi piaccia o no questa è la storia dell’Inter e vederla ridotta a questo status è un pugno nello stomaco non solo per chi ha il cuore nerazzurro ma per chi ama il calcio in generale. Sia chiaro, in una situazione del genere le colpe non sono riconducibili a una sola persona perché tutti hanno le proprie responsabilità; dalla società all’allenatore passando per i giocatori. Ma dal momento che è sempre colui che guida la squadra il primo responsabile delle sue fortune e sfortune, è giusto concentrarci sulle evidenti colpe di Claudio Ranieri.

LUPI CONTRO AGNELLI ? Si sa, le partite non si vincono solo con schemi e moduli ma anche e soprattutto con l’atteggiamento che la squadra ha in campo. Il salto di qualità in Champions nel 2010 c’è stato quando l’Inter ha avuto il coraggio di andare in un tempio del calcio come Stamford Bridge schierando quattro giocatori offensivi come Sneijder, Pandev, Eto’o e Milito contemporaneamente. La storia insegna che difendendosi novanta minuti nella propria metà campo si finisce con il subire prima o poi la rete avversaria, osare e affrontare gli avversari porta a risultati tutt?altro che scontati. Un gruppo che ha vinto tutto ha il dovere e la personalità di andare in qualunque stadio e fronteggiare a viso aperto qualunque avversario ma se chi lo guida è il primo a battersi in ritirata rintanandosi dietro non può che uscire sconfitto. Dai quattro attaccanti di Londra si è passati alla sostituzione Sneijder-Cordoba alla fine del primo tempo contro un Napoli apparso tutt?altro che trascendentale. Il cambio effettuato all’intervallo non vuol dire solamente togliere il più quotato giocatore della rosa per inserire un trentaseienne difensore e puntare allo 0-0 con ancora mezza partita da giocare ma vuol dire di più, rappresenta infatti la rinuncia a qualsiasi volontà di attaccare e dare agli avversari i guantoni da boxe sperando non arrivi il colpo del ko. Un atteggiamento da agnello che però si trasforma in lupo in una cosa sola: nel non perdere il vizio. Anche a Marsiglia l’Inter aveva rinunciato infatti a giocare l’ultima mezzora togliendo un seppur evanescente attaccante come Zarate per un centrocampista di contenimento come Obi. La conseguente rinuncia ad attaccare ha portato al temuto colpo del ko, durissimo, arrivato al gong. E? questo ciò che si meritano i tifosi nerazzurri?

TUTTI GLI ZERI DEL MONDO ? Probabilmente nessun tifoso interista avrà condiviso le parole del proprio tecnico quando negli spogliatoi del Vélodrome ha dichiaro che la squadra ha giocato un buon calcio. E? questa una delle cose che adira maggiormente i detrattori dell’allenatore romano, il voler negare l’evidenza della mediocrità che manifesta la squadra sul terreno di gioco. La rabbia aumenta ancora di più quando si vede l’allenatore appellarsi alla sfortuna. Siamo infatti del parere che la fortuna uno se la crea e che se concludi una partita con zero calci d?angolo e zero parate del portiere avversario non basterebbe un aiuto divino per cambiare il risultato, figuriamoci un colpo di testa di Pazzini.

USATO SICURO? NO, LOGORO ? Il centrocampo più che centenario di Marsiglia se da un lato ha garantito l’esperienza necessaria in una fase a eliminazione di Champions, ha dall’altro mostrato i limiti fisici dei non più giovani mediani nerazzurri. A cosa serva spremere ulteriormente i logori Zanetti, Cambiasso e Stankovic dopo soli 4 giorni dalla partita di Marsiglia è un enigma a cui tutti noi aspettiamo una risposta ma che dubitiamo arriverà. Soprattutto la situazione del serbo è paradossale. Uscito a metà ripresa in Francia per palesi difficoltà di tenuta atletica, anziché riposare la partita dopo è stato nuovamente riproposto titolare con la conseguente ennesima opaca prestazione. Come potrà mai un trentaquattrenne giocatore  falcidiato nei mesi scorsi dagli infortuni trovare una buona condizione se viene spremuto in questa maniera anziché fatto riposare? Una risposta che vorremmo sapere tutti noi e probabilmente anche Poli e Palombo.

Tante, troppe sono le scelte discutibili del tecnico per poterlo continuare a sostenere e sicuramente se l’Inter è un vecchio relitto che affonda vanno ricercate gli errori anche nell’allenatore. Sia chiaro, questo non vuol dire non riconoscere gli sbagli della società e le colpe dei giocatori ma serve una nuova guida tecnica per uscire da questo circo della mediocrità che da mesi è diventata l’Inter. Sì, anche le sette vittorie di fila per quanto gradite sono state frutto del caso (chiedere a Siena e Lazio) o della mediocrità (chiedere a Cesena e Milan), una squadra che salvo brevi lampi come quelli visti contro Lecce e Parma è stata gestita nei cambi e nell’atteggiamento come un team che gioca per la salvezza e non come una delle più gloriose società del mondo. I sostenitori di Ranieri oltre a puntare giustamente il dito contro società e giocatori sostengono che cambiare ora non ha nessuna utilità. A loro vorremmo chiedere invece a cosa serva continuare così, quali risultati sperano di ottenere e se siano veramente disposti a vivere per altri tre mesi questa litania. Chi arriverà non porterà l’Inter allo scudetto ma piuttosto che vivere questa mediocrità e vedere l’Inter concludere partite in difesa senza nemmeno battere un calcio d?angolo preferiamo provare qualcosa di nuovo come fatto l’anno scorso con Leonardo e raccogliere tutto ciò che verrà. Non ci pare di chiedere troppo. Allegria.