27 Novembre 2012

EDITORIALE – Manca l’umiltà dell’Inter provinciale

Di Aldo Macchi

Dopo i titoli in prima pagina che parlavano di un’Inter da scudetto, affiancando Stramaccioni a Mourinho e questa Inter a quella dei record, è bastata una settimana per tornare a sentir parlare di squadra incompetente, campagna acquisti fallimentare e società di incapaci. L’onda dell’Inter sembra essersi scontrata contro uno scoglio mandando in mille pezzi la solida nave che si era costruita in dieci partite.

LE ORIGINI – Tutto è iniziato appunto con una vittoria, figlia del lavoro settimanale e delle semplici geometrie proprie di una squadra organizzata, a fine gara è stato detto che quella Inter aveva giocato da provinciale, mandando su tutte le furie Stramaccioni e molti tifosi che si sentivano declassati a squadra lavoratrice, senza considerare il blasone del nome scritto sulla maglia. Le giornate si susseguivano e i risultati portavano sempre lo stesso valore: i tre punti. Non esistevano mura amiche o trasferte, l’Inter sapeva solo vincere, fino alla fantastica vittoria contro la Juventus a Torino, ottenuta contro tutto e contro tutti, la prova di maturità di una squadra sperimentale che stava stupendo sotto ogni aspetto: dall’allenatore giovane ma preparato, alla squadra che mostrava un giusto mix di esperienza e gioventù volenterosa di apprendere in fretta i trucchi del mestiere.

CAPITOLO SNEIJDER – In quel periodo tutto filava per il verso giusto, tanto che la presenza di Sneijder era vista come un problema per una squadra che aveva trovato i suoi equilibri. In molti erano arrivati a benedire l’infortunio dell’olandese perchè troppo anarchico nel suo gioco per una squadra che doveva raggiungere un’identità definita e vincente. Poi la sconfitta di Bergamo, la batosta europea seppur ininfluente, anticipata da un pareggio casalingo in rimonta contro il Cagliari ed infine una sconfitta meritata a Parma. Un solo punto in quattro partite e distanza dalla vetta che è però rimasta a 4 punti. Di colpo, aiutato anche dallo scalpore destato dalle parole di Branca, Sneijder da problema è diventato paladino della causa rinchiuso nelle segrete della pinetina dai loschi figuri di una società sadica e incapace di fare il bene della squadra: sono bastate due settimane per far passare il problema dal possibile ritorno di Sneijder al suo mancato utilizzo. In tutto questo l’olandese è passato da assente di lusso, a epurato, ad eroe, ad adolescente che usa solo i social network a salvatore della patria nel nome della stagione del triplete, i cui colori però iniziano già a sbiadire tanto tempo è passato.

L’UMILTA’ PERDUTA – A mancare davvero però non è Sneijder, che a mio personalissimo parere può anche raggiungere gli altri campioni partiti in estate, bensì l’umiltà di una squadra che ha dimenticato di essere partita con l’obiettivo di trovare la propria dimensione, preferendo l’etichetta di anti Juventus, attaccata però troppo presto. L’Inter ha perso il suo carattere da provinciale, perchè, come detto in un precedente editoriale, la mentalità non determina il valore di una squadra e i risultati ottenuti contro Atalanta, Cagliari e Parma forse servono a capire cosa significa, allo stato attuale del calcio italiano, avere una mentalità da provinciale. Se i nerazzurri recupereranno l’intensità e la concretezza ricca di spirito di sacrificio che è propria di una squadra così detta provinciale, allora potremo tornare a vedere i risultati altisonanti di due settimane fa perchè, a differenza di una provinciale, l’Inter possiede anche il cinismo della grande che, da solo, non basta a vincere le partite.