7 Maggio 2012

EDITORIALE – Una differenza abissale

intervista cordoba

Una serata da ricordare, un derby vinto in maniera convincente e con il piglio da grande squadra, una vittoria in una serata dai contenuti che andavano ben oltre i tre punti in palio. L’Inter si aggiudica la seconda stracittadina su due e si congeda dal proprio pubblico nella maniera migliore dopo una stagione opaca e a tratti da incubo. Sono passati meno di quattro mesi dal derby vinto all’andata ma sembra trascorsa un?era geologica rispetto a quella partita, c’è un abisso infatti tra questa e quella vittoria, vediamo perché. L’ENTUSIASMO RITROVATO ? Una botta di energia, un urlo liberatorio che sancisce definitivamente la fine dell’inverno e l’inizio della primavera in un San Siro infuocato come non si vedeva da tanto, troppo tempo. Il primo merito di Stramaccioni è quello di aver ridato a squadra, società e tifosi un entusiasmo che pareva perso e le scene di gioia a cui abbiamo assistito ieri allo stadio ne sono la prova. Una carica nuova che ha coinvolto a 360° l’universo nerazzurro, che fa ben sperare per il futuro e il miglior modo per salutare un eterno totem nerazzurro che di nome fa Ivan Ramiro Cordoba. Anche dopo la partita d?andata c’erano stati grandi festeggiamenti come solo una vittoria in un derby può regalare, ma se quella era stata la vittoria dell’umiltà questa è stata la vittoria della forza in una maniera che contrariamente a quella precedente sogna e fa sognare. CARATTERE DA VENDERE ? All’entusiasmo non può che abbinarsi la grande prova di carattere mostrata dalla squadra. Un primo tempo ben giocato e meritatamente in vantaggio, la concreta possibilità di andare sul 2-0 e ritrovarsi invece a due minuti dalla fine della prima frazione raggiunti dagli avversari per via di un rigore inesistente. Pronti via nella ripresa dopo quaranta secondi addirittura sotto per 2-1, il rischio di perdere la testa e affondare era una concreta possibilità ma l’Inter ha saputo reagire come solo le grandi squadre sanno fare. Nell’ultima partita della mediocre era Ranieri era bastato un colpo di testa di Caceres per affondare psicologicamente in una partita fino a quel momento dominata, all’Inter di Stramaccioni nemmeno tutti gli eventi contrari hanno fatto crollare la squadra. Merito del mister e dei giocatori, sono le prove come queste che più di tutte danno fiducia. NUOVA IDEA DI CALCIO ? Stramaccioni sin da subito ha imposto e dichiarato la sua filosofia: scendere in campo per impostare il proprio gioco. Dall’Inter vista all’andata il cui intento primario era non prenderle riconoscendo così l’inferiorità rispetto all’avversario, si è avuta con il cambio tecnico una grande evoluzione nell’impostazione del gioco. Un allenatore giovane e che veda il calcio in maniera moderna e offensiva era ciò di cui l’Inter aveva bisogno e l’esser riuscito in così poco tempo a imporre le proprie idee e schemi in un gruppo che era a pezzi è roba da fenomeni della panchina e non da tutti. Con buona pace di uno come Luis Enrique, il progetto Stramaccioni è di tutta altra pasta. Un?Inter bella e compatta, con il pallino del gioco sempre in mano e votata all’attacco senza per questo cadere nelle voragini difensive di Leonardo o Gasperini. Sicuramente migliorabile ma per questo c’è ancora tempo e soprattutto un?estate intera per formare l’Inter che sarà. C’è stato un cambio generazionale in panchina (e non solo nel colore di capelli di chi vi si siede) che ha portato idee nuove in un calcio sempre più votato all’offensività e dove tutti i più grandi team giocano con almeno 3 o 4 giocatori d?attacco. Quella che sembrava un?idea folle del presidente si è dimostrata ? come sosteniamo da tempo ? una scommessa azzardata ma ragionata e che alla fine si è dimostrata vincente. E ORA? ? Si è parlato per tutto l’anno di fine fisiologica di un ciclo e sicuramente la partita di ieri non cancella tutte le difficoltà e i problemi avuti quest?anno. In quest?ultima fase della stagione sono state poste le basi per l’Inter che verrà e l’ennesimo grandissimo merito di Stramaccioni è stato quello di recuperare soprattutto dal punto di vista motivazionale alcuni dei capisaldi della squadra come Wesley Sneijder. Le cose da cui ripartire sono varie, in primis il sistema di gioco con due giocatori tecnici a supporto di un?unica punta che tanto bene sta facendo all’Inter. Con il rientro di un si spera più maturo Coutinho dalla Spagna, con la conferma di Sneijder, con una seconda chance ad Alvarez e/o Zarate e con infine un graduale inserimento in prima squadra di quel gioiellino caro a Stramaccioni che di nome fa Daniel Bessa, l’Inter ha i giocatori per poter fare bene da subito con quest’impianto di gioco nella prossima stagione. Sicuramente si interverrà sul centrocampo con le conferme dei giovani Poli, Obi e Guarin e sarà necessario comprare un centrocampista che possa garantire quello che non ha fatto Palombo. Sarà la difesa infine il reparto con le scelte più difficili da prendere in quanto reparto spaccato in due tra senatori over 30 e giovani promesse. E? nel reparto difensivo che manca la famosa età di mezzo e che fa sì che a giocatori vecchi e non costanti per tutta la stagione facciano da contraltare giovani inesperti a grandi livelli, è una situazione molto delicata e sicuramente almeno uno dei veterani dovrà essere mandato via sperando che i giovani non falliscano le aspettative. Sarà un?estate che per forza di cose porterà a un cambiamento nel segno della continuità, facciamo gli scongiuri. LA DIGNITA? NON E? UN?OPINIONE ? In un precedente editoriale avevamo rimarcato come, ahimé, la Juventus rinata dalle ceneri possa rappresentare con la sua ricostruzione un riferimento per l’Inter della prossima stagione. La squadra di Conte ha meritato il titolo e, contrariamente ad altri, facciamo i complimenti ai bianconeri per la conquista del trofeo, il primo dopo tanti anni in cui ombre e sospetti l’avevano fatto da padrona macchiando indelebilmente una società storica come quella juventina. Un successo ottenuto sul campo in maniera netta e senza sconfitte, un campionato così incredibilmente costante come accade una volta ogni ventennio e pertanto ancora più bello. Meno belli invece i proclami della dirigenza che, in barba a un processo prima sportivo e poi penale che ha decretato delle sentenze, si fregia di numeri a tre stelle che non gli competono. In ogni sentenza di qualunque processo c’è sempre qualcuno che sarà favorevole alla decisione del giudice e un altro ancora che la riterrà ingiusta, su una cosa però non si può transigere: il rispetto delle decisioni delle autorità competenti e incaricate in materia, qualunque esse siano. La matematica, così come la dignità, non è un?opinione.