24 Aprile 2015

FOCUS – Avremmo potuto dire la nostra

Napoli, Fiorentina, Siviglia e Dnipro Dnipropetrovsk. Questi i nomi delle quattro semifinaliste dell’edizione 2014-2015 dell’Europa League. Guardando alle italiane, ben due, la Fiorentina ha portato avanti un percorso stupendo, con un girone abbastanza semplice, ma un tabellone scomodo dai sedicesimi in poi. Eliminato a sorpresa il Tottenham, ha confermato la buona vena contro una Roma in un periodo tutt’altro che idilliaco, per poi legittimare le prestazioni dei precedenti turni con la vittoria di ieri sulla Dinamo Kiev.  Il Napoli, invece, ha avuto buona sorte sin dai gironi, affrontando squadre abbordabili, soprattutto per un organico e un allenatore decisamente all’altezza. Dopo aver liquidato Trabzonspor e Dinamo Mosca nei primi turni ad eliminazione diretta, si è trovata ad affrontare la squadra che per tutti era la vincitrice favorita: il Wolfsburg, che agli ottavi di finale aveva eliminato l’Inter di Mancini. I partenopei di Benitez sono riusciti a far sembrare la gara in terra tedesca una formalità, annientando la squadra di casa con un perentorio 1-4.

ERANO COSÌ FORTI? – La storia per i nerazzurri era stata diversa. Complice una prestazione da dimenticare per il portiere di coppa Carrizo, il gol del vantaggio di Rodrigo Palacio era stato pareggiato e poi rimontato, fino al 3-1, da parte della squadra del patron della Wolkswagen. Il ritorno, nonostante una buona prestazione dei nerazzurri, non si è avvicinato alla rimonta sfiorata con Stramaccioni contro il Tottenham, complici una buona dose di sfortuna e un Benaglio in serata di grazia. Per il talento dei componenti del solido 4-2-3-1 di Hecking, il risultato è apparso comunque legittimo, specie guardando ai nomi e alle prestazioni del terzetto antecedente Bad Dost, formato da talenti del calibro di Schurrle, De Bruyne Caligiuri, con Perisic a giocarvisi il posto.

Il modo in cui i partenopei hanno surclassato una tale formazione potrebbe essere già sufficiente per ridimensionare il precedente avversario del Biscione, inferiore al Napoli (classifica e rosa offensiva alla mano) ma vittima di un risultato complessivo beffardo, per la quantità di gioco prodotta, soprattutto al ritorno, e il poco niente raccolto nei 180 minuti totali. Ma c’è dell’altro, ed è un ragionamento – per assurdo, coi se e coi ma non si va da nessuna parte -che fa rosicare non poco.

SORTEGGIO SFORTUNATO – Una squadra che, senza nulla togliere ai propri meriti e alle sentenze del campo, non ha convinto dal punto di vista del gioco e delle qualità nè nello scialbo 0-0 casalingo sotto Mazzarri, nè nel 2-1 di San Siro con Mancini alla guida. Il talento di Konoplyanka era ed è palese, le capacità di arroccarsi in difesa vanno riconosciute. Ma pensare che un’Inter scialba come quella dell’autunno 2014 non sia stata impensierita da tale club, e che lo stesso team si trovi ora tra le migliori quattro della competizione, dà dispiacere e fa provare un leggero rimpianto. Va ricordato che la vittoria dell’Europa League, tutt’altro che scontata contro le altre tre compagini rimaste, avrebbe rappresentato una via sicura per l’accesso alla Champions League del prossimo anno.

Ma come hanno fatto gli ucraini del Dnipro a raggiungere un obiettivo tanto difficile da pronosticare a inizio stagione? Il girone vinto dall’Inter ha visto una lotta all’ultima giornata per il secondo posto utile per l’accesso ai gironi, vinta appunto dalla squadra azzurra contro il Saint Etienne della pareggite. Dopodichè, il primo ostacolo sembrava indicare sorte avversa per il Dnipro: veniva dall’eliminazione in Champions League ed era l’Olympiakos, protagonista di partite positive con la Juventus. Il Dnipro ha però passato imbattuto il doppio confronto, pescando poi una compagine storica in campo europeo, l’Ajax. In virtù della regola dei gol fuori casa, gli ucraini sono riusciti ad approdare ai quarti, dove hanno incontrato una squadra ancora inferiore quanto a potenziale, il Brugge, superato con un 1-0 on aggregate che richiama i risultati senza spettacolo del girone. Di conseguenza, il percorso è partito da uno scoglio non facile da superare, salvo poi trasformarsi in una discesa, per caratura tecnica delle avversarie. Olympiakos, Ajax e Club Brugge, pescate da una squadra classificatasi seconda nel girone appaiono come un grande colpo di fortuna. A togliere ogni dubbio ci sarà il Napoli, cartina di tornasole per la favola della compagine ucraina.

QUINDI CI SI MANGIA LE MANI? – Tornando ai nerazzurri, protagonisti di match caldi come quello con il Celtic e, soprattutto, il Wolfsburg – e che, volendo aggiungere altri se alla storia avrebbero poi pescato il Napoli per i quarti di finale -, c’è da dire che la sorte è stata tutt’altro che benevola. Insomma, qualche rimpianto è lecito, ma piangere sul latte versato sarebbe una decisione sbagliata. Ora c’è da ricostruire. L’Inter tutta di Mancini deve ancora venire (per la seconda volta nella storia) e la competitività in campo nazionale sarà il primo obiettivo. Per il resto, che il Dnipro sia in gamba e smentisca i nostri sospetti di fortuna, ingrediente necessario e talvolta fondamentale per un buon cammino europeo.

Matteo Rasile