20 Ottobre 2015

FOCUS – Il ritorno di Brozović

Per alcuni, Inter-Juventus sarebbe stata la partita della fuga dei nerazzurri sugli eterni nemici, irrimediabilmente estromessi dalla lotta Scudetto. Per altri, il Derby d’Italia avrebbe riaperto clamorosamente i giochi, rilanciando la Juventus verso ambizioni importanti e ridimensionando l’Inter con il secondo big match steccato. E invece no.

L’attesissimo posticipo dell’ottava giornata di Campionato si è risolto con un nulla di fatto, uno 0-0 che non cambia la percezione che le due compagini hanno di sé, al contrario di ciò che altri avrebbero previsto. Nonostante la pochezza dello spettacolo offerto, la gara tra Inter e Juventus ha offerto svariati spunti interessanti: quello su cui ci soffermeremo oggi è il ritorno in campo di Marcelo Brozović.

Il centrocampista croato ha timbrato il cartellino per la quinta volta in stagione, la terza dal primo minuto dopo una lunga astinenza: l’ultima maglia da titolare di Brozo risale alla seconda giornata di campionato contro il Carpi. Contrariamente alle prime due gare giocate, in cui è stato impiegato da trequartista, il numero 77 dell’Inter viene schierato come esterno destro di centrocampo, in un 4-4-2 con Ivan Perišić a coprire la fascia opposta.

La caratteristica che contraddistingue in chiave tattica la partita di Brozović fin dalle prime battute è la compattezza: quando l’Inter è in fase di non possesso, la linea dei centrocampisti ripiega davanti a quella dei difensori con l’intento di chiudere le linee di passaggio ai bianconeri, e il croato si posiziona nella zona di competenza di Patrice Evra. La sua intelligenza tattica fa sì che si presti al massimo per questo tipo di lavoro, e gli esperti del mestiere come Melo e Medel, durante un buon primo tempo, hanno una spalla costante anche nella fase passiva. L’apporto di Brozović ai due centrocampisti è tangibile anche in fase di pressing: nel primo tempo i nerazzurri tendono ad attaccare alti il primo possesso degli ospiti, ma lo fanno con due linee ben distinte. La prima, formata da Perišić , Icardi e Jovetić, che aggredisce il passaggio dal portiere al difensore, e la seconda, sul secondo passaggio, costituita da Melo, Medel e proprio Brozo.

In fase offensiva, il croato si dispone ordinatamente sulla propria fascia di competenza, mettendo in mostra una caratteristica piuttosto rara nel centrocampo nerazzurro: la limpidezza nel far girare il pallone. Nel solo primo tempo, giocato ad ottimi livelli, porterà a compimento 21 passaggi su 24 effettuati. La corsia preferenziale è quella del passaggio semplice, a tessere trame di gioco nel difficile contesto dell manovra dell’Inter: con un gioco più ordito, il giro-palla dell’ex Dinamo Zagabria sarebbe parte integrante di un ingranaggio, mentre nella pochezza tecnica della linea mediana, tende a non vedere sviluppati i suoi frutti. Marcelo è sempre presente quando l’Inter attacca, e il mix di precisione e intensità si riflette anche nelle statistiche: finirà la gara con il numero maggiore di passaggi completati in zona di attacco, 14 contro i 13 di Jovetić. Oltre ai precisi appoggi corti, il 77 si cimenta anche in un paio di cambi di gioco panoramici, gesto che in pochi dei centrocampisti interisti possono compiere con sicurezza.

Mancini deciderà più volte di mescolare le carte per far saltare le marcature e confondere la retroguardia bianconera: a metà del primo tempo invertirà gli esterni portando Brozović a sinistra, e ripeterà questa mossa sia pochi minuti più tardi, che nel finale di gara. Il lasso di tempo in cui Brozo gioca a sinistra, a piede invertito (per modo di dire, vista l’ambidestria), coincide con il massimo momento di tensione offensiva nerazzurra: al 24′ confonde con una serie di finte Cuadrado, per poi servire un cross tagliato in mezzo col mancino. Qualche minuto dopo crea la massima occasione da gol dei nerazzurri, ricevendo una palla corta dal corner e cercando il colpo a giro da fuori, su cui vola Buffon: palla che sbatte sulla traversa.

Con il secondo tempo cambia lo scenario della partita e con esso anche la prestazione di Brozović: la Juventus prende piede e l’Inter non riesce più a creare scompiglio dalle parti di Buffon. Il primo pallone toccato dal croato è un passaggio fuori misura, primo di altri sei, e lo score a riguardo è inflessibile: nel solo secondo tempo, Brozo porta a termine solo 11 passaggi su 18, a testimonianza di un calo di lucidità e di un’inerzia fortemente dalla parte dei bianconeri. L’apporto difensivo del centrocampista rimane costante e al 50′ intercetta un buon pallone in area, frutto dell’ottimo posizionamento.

Un’ottima prestazione quella di Marcelo Brozović, che ha lanciato un segnale a Mancini in vista della prossima partita contro il Palermo: Brozo vuole giocarsi il ballottaggio con Fredy Guarin. Il colombiano sembra essere un pupillo del mister jesino, ma molte argomentazioni depongono a favore dell’ex Dinamo Zagabria. Ogni volta che Brozović è entrato in possesso del pallone, il rapporto tra la velocità di decisione e la buona riuscita della stessa è stato ottimo: il croato è solito smistare palla senza far perdere un tempo di gioco alla manovra, al contrario di Guarin, che tende sempre a spezzare il ritmo, adattandolo ai propri tempi. A volte stare ai ritmi del colombiano può portare grandi risultati (vedi Inter-Milan), ma nella maggior parte limita l’efficacia di un gioco offensivo già di per sé macchinoso. Inserire un centrocampista versatile, più agile a livello tecnico e mentale, anche a discapito della prorompenza fisica e balistica del numero 13, potrebbe dare maggiore fluidità alla manovra nerazzurra. Inoltre, l’apporto in fase passiva costituisce un altro punto a favore del croato, che con la propria corsa si presta anche al lavoro sporco, verso il quale un talento anarchico come Guarin si dimostra generalmente più indolente. Come detto in precedenza, il punto di forza del colombiano è la verticalità, la ricerca della giocata in grado di spaccare la partita, dettata da buoni mezzi tecnici e notevoli mezzi fisici: queste caratteristiche sarebbero fondamentali a partita in corso, quando gli spazi si aprono e si crea il contesto per la giocata da solista, vizio ricorrente dell’incostante Fredy. Terzo e ultimo punto: la tecnica di base. Brozović non è un ordinatore di gioco, ma ha le qualità tecniche per sopperire almeno in parte alle mancanze di Melo e Medel in fase di costruzione. In più, presupponendo la titolarità di un altro perno fondamentale come Kondogbia, si creerebbero i presupposti per una manovra offensiva più qualitativa e ordinata.

La prossima giornata contro il Palermo, in questo senso, sarà molto indicativa: dopo esperimenti, bocciature e riconferme, ogni gara è fondamentale per constatare quanto sia vicina la veste definitiva di questa Inter, e se Marcelo Brozović ne farà parte.