26 Marzo 2016

Focus – Che ne sarà di Jovetic?

Stevan Jovetic, da Deus ex machina nerazzurro a punto interrogativo. Che ne sarà del talento montenegrino? Può dare qualcosa ai nerazzurri in questo intensissimo e temutissimo rush finale?
intervista jovetic

È incredibile come nel gioco del calcio le cose possano cambiare nel giro di pochi mesi: il primissimo inizio di stagione nerazzurro, tra vittorie al cardipoalma e gli ormai celebri 1-0, sembrava abbondantemente poggiare le proprie fondamenta sulle prestazioni di Stevan Jovetic, Deus ex machina nerazzurro e uomo da gol pesanti. Il giocatore, arrivato nella Milano interista dopo una serie di stagioni da comprimario al Manchester City, sembrava a tutti gli effetti la pedina più importante dello scacchiere di Mancini e l’elezione (simbolica) a nuovo numero 10 della squadra fu intesa da subito come una formale nomina ad ambasciatore di “talento più puro”della stagione 2015/2016. Le capacità del montenegrino, d’altronde, non erano mai state messe in discussione neppure agli ormai lontani tempi della Fiorentina, dove a suon di giocate e gol fece innamorare una città intera. Inutile negare che tutti noi, per più di un attimo, abbiamo creduto di vedere quel giocatore sublime ammirato da avversari non più di tre stagioni fa: il bel gol all’esordio, la doppietta di Carpi e la grande prova contro la Juventus hanno di fatto aggirato quel che a lungo è stato il grande limite, se così si può definire, di Jovetic, quello della collocazione tattica. Il numero 10 nerazzurro è un attaccante fortemente atipico, bisognoso di un preciso sistema di gioco adatto alle sue caratteristiche e soprattutto di una posizione tale da esaltarne la genialità e l’innata necessità di quel tocco in più che, soprattutto nella seconda parte di stagione, ha contraddistinto le sue prestazioni. La situazione, almeno in parte, sembrava già chiara sin dall’inizio, dove l’impiego da ala in un 4-3-3 sembrava atleticamente utopico e quello da prima punta avrebbe generato un inevitabile dualismo con Mauro Icardi, capocannoniere della Serie A in carica e nuovo capitano dei nerazzurri. Il continuo cambio di modulo di inizio stagione ha ulteriormente penalizzato il rendimento dell’ex Manchester City, finito in praticamente tutte le zone offensive del reparto avanzato, mostrando più di qualche difficoltà soprattutto nel 4-2-3-1, dove ai quattro interpreti offensivi è richiesto un notevole sforzo fisico. La definitiva esplosione di Perisic ed una serie di risentimenti muscolari hanno ulteriormente peggiorato la posizione del montenegrino, di fatto assente (eccezion fatta per due minuti contro la Sampdoria) dal terreno di gioco dal derby di ritorno. Quel che più dispiace in contesti come quello in questione, è il non poter sfruttare del tutto (a maggior ragione in situazioni complesse come la lotta al terzo posto) un talento così puro e raro, paradossalmente finito ai margini di un progetto tanto importante quanto legato a sottilissimi equilibri che non sempre il giocatore ha dimostrato di poter garantire. La domanda che a questo punto ci poniamo e vi poniamo è la seguente: può il talento del montenegrino in qualche modo tornare utile nel temutissimo ed intensissimo rush finale? Probabilmente, soltanto le prossime partite saranno in grado di dare la risposta attesa: con Icardi non ancora al 100%, Jovetic può tornare pedina utile soprattutto a gara in corso ed in scontri interni contro parecchie squadre di seconda fascia bisognose di punti. Qualità e supporto offensivo però, potrebbero non bastare: servono i gol, pesanti, proprio come quelli di inizio stagione, pretendibilissimi da un giocatore di questo livello. La palla ovviamente passa a Jovetic, obbligato a sfoggiare il meglio del proprio repertorio se realmente intenzionato a riconquistare l’Inter di oggi e quella di domani, dal quale è giocoforza legato in virtù di una particolarissima clausola d’acquisto. Il talento di Podgorica, inoltre, è ormai nella piena maturità calcistica ed un ennesimo passo falso dopo la latitanza inglese comporterebbe un evidente ridimensionamento alle proprie ambizioni. L’importante è crederci tutti, da Jovetic a Mancini, passando per i tifosi ed i compagni: di talento non completamente sfruttato l’Inter ne ha visto fin troppo e non provare nemmeno a valorizzare quello di un giocatore del livello di Jo-jo rischia di diventare uno spreco immondo. Adesso tocca a te, Stevan. Dimostraci di che pasta sei fatto!