27 Febbraio 2016

FOCUS – Davide contro Golia

Nell’immaginario collettivo, lo scontro tra Davide e Golìa rappresenta la contrapposizione tra due mondi distanti nei quali uno dei due è, anche soltanto sotto l’aspetto meramente visivo, nettamente superiore all’altro. Il passo biblico, per i pochi che non lo sapessero, racconta lo scontro tra il piccolo soldato Davide (poi divenuto Re d’Israele) ed il gigantesco […]

Nell’immaginario collettivo, lo scontro tra Davide e Golìa rappresenta la contrapposizione tra due mondi distanti nei quali uno dei due è, anche soltanto sotto l’aspetto meramente visivo, nettamente superiore all’altro. Il passo biblico, per i pochi che non lo sapessero, racconta lo scontro tra il piccolo soldato Davide (poi divenuto Re d’Israele) ed il gigantesco filisteo Golìa, colosso “alto sei cubiti e un palmo, con in testa un elmo di bronzo e rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo“. L’ormai imminente ventisettesima giornata, nel suo piatto più pregiato servito nel posticipo della domenica, ci offre Juventus-Inter, un super classico della nostra lega, passato nell’ultimo lustro da sfida ad armi pari a scontro verosimilmente proporzionabile a quello tra Davide e Golìa.
In realtà, la stagione in corso, nella sua parte iniziale, aveva dipinto l’Inter come una squadra nuova, nuovamente posta sui binari che ne hanno contraddistinto la storia. Poi, il blackout: la gara contro la Lazio, gettata alle ortiche negli ultimi minuti di gioco, ha disegnato un’Inter nuova, riflesso di quella insicura e macchinosa della stagione passata. La Juventus, invece, arriva allo scontro dopo un percorso tendenzialmente opposto: prima il buio d’inizio stagione, poi la luce con la super striscia di quindici vittorie consecutive e la rimonta nella gara di Champions League contro il Bayern Monaco nonostante il doppio svantaggio.
Ad aumentare ulteriormente il gap ci pensa l’ossatura di base delle due rose: una, quella vestita di nerazzurro, è un vero e proprio cantiere aperto, ancor più in difficoltà dopo la sessione di mercato invernale che ha sì regalato un attaccante in più ma ha ridotto le soluzioni in linea mediana; l’altra invece, naviga tra le acque sicure dell’abbondanza, con un organico in grado di garantire più soluzioni tattiche e riserve di spessore. Di conseguenza deduciamo con relativa semplicità che la gara di domani  è quasi una sfida ad armi impari, con i bianconeri assolutamente favoriti per la vittoria finale. Un vantaggio? Uno svantaggio? Chi lo sa. L’unica certezza che ne deriva è che l’Inter deve necessariamente affrontare la gara con il giusto atteggiamento, che non vuol dire né difendere dal primo minuto in otto uomini né partire all’arrembaggio con altrettanti sprecando energie e scoprendo il fianco alle letali ripartenze bianconere. Dall’altra parte della barricata sarà invece da valutare l’atteggiamento dei bianconeri, favoriti ma provati da una gara interna contro una super big come il Bayern che ne ha esaltato le doti caratteriali,  aprendo le porte ad un dispendio energetico e mentale notevole che potrebbe avere delle ripercussioni sulla gara di domani. Nelle ultime ore si è a lungo discusso sull’atteggiamento tattico delle due squadre, notoriamente tra le più camouflage della nostra lega. Allegri, passando con estrema facilità dalla difesa a tre a quella a quattro anche a gara in corso, apre le porte ad una gara necessariamente orientata verso una doppia interpretazione da parte di Mancini, che con a disposizione tre soli “grandi” di centrocampo più il giovane Gnoukouri dovrebbe confermare il 4-4-2 dello scorso sabato. Tutto molto scacchistico ed intrigante, ma la gara, a nostro avviso, prescinderà dalla tattica lasciando spazio alla tenuta atletica ed ai singoli duelli nella zona nevralgica del campo, punto di forza della Juve 2.0 dell’ex tecnico del Milan.
È Davide contro Golia anche sotto un aspetto meno romantico ma più strettamente economico: Juventus-Inter di domani si giocherà nel fortino bianconero, vero e proprio punto di svolta per la società di Andrea Agnelli e desiderio nemmeno troppo nascosto di Erick Thohir, protagonista oltretutto di una settimana tribolata come poche e contraddistinta dalle voci riguardanti una possibile cessione delle quote di maggioranza dell’Inter. Lo stadio di proprietà apre le porte a successi ed introiti che inevitabilmente illuminano di luce riflessa anche il calciomercato garantendo ai bianconeri un potere d’acquisto non indifferente: Paulo Dybala, fiore all’occhiello della squadra bianconera è stato a lungo seguito e corteggiato dai nerazzurri (come ammesso dallo stesso ex Palermo, leggi QUI) per poi passare ai bianconeri, più concreti ed attrezzati nell’accontentare il patron rosanero Zamparini. I torinesi, inoltre, seguono da vicino le prestazioni dei principali talenti italiani, investendo su questi ultimi somme non indifferenti e lontane anni luce da quelle a disposizione delle altre squadre della nostra Lega.
Vista così, la gara lascia davvero spazio a pochissime interpretazioni: lo stesso scontro di poche settimane fa di Tim Cup ha evidenziato il gap tra i due organici ed ipotecato il passaggio del turno degli acerrimi rivali, creando un precedente recente davvero poco incoraggiante. A peggiorare ulteriormente il tutto ci pensa la classifica, con il Napoli distante un solo punto dagli uomini di Allegri, obbligati di conseguenza ad una gara attenta e fondamentale nella lotta scudetto.
Tenuto conto di tutto ciò, il peso specifico della gara (non una partita ma LA PARTITA) e la consueta imprevedibilità nerazzurra offrono spunti interessanti, che, seppur in maniera tenue, lasciano ai tifosi nerazzurri il diritto ed il dovere di sperare in una gara dall’esito opposto da quello dipinto dalla logica e dai numeri. D’altro canto, tornando al paragone iniziale tra Davide e Golia, l’esito offerto dallo scontro biblico lascia ben sperare i nerazzurri, sfavoriti come Davide ma incoraggiati dalla voglia di stravolgere un pronostico razionale che toglie ogni minima possibilità di successo: non esistono imprese impossibili o quantomeno, provare a rendere possibile ciò che razionalmente non lo è può dar senso ad  una stagione complicatasi (anche quella) oltre ogni limite di umana razionalità.