24 Aprile 2016

Focus – Kondogbia 2.0

Le ultime uscite di Geoffrey Kondogbia hanno convinto (quasi) tutti. Cosa è cambiato rispetto a qualche mese fa? Può il francese diventare uno dei perni della nuova Inter voluta da Mancini?
intervista kondogbia

A pochi passi dalla conclusione di una stagione piena di tante (troppe?) domande, la più grande e ricca di spunti sembra sempre e comunque orientata verso il rendimento del pezzo più importante del mercato interista 2015/2016, Geoffrey Kondogbia. Sin dalle primissime uscite del giocatore in maglia nerazzurra, il giocatore francese è stato obbligato a garantire standard di rendimento particolarmente elevati a pena di sostenuti mugugni (nerazzurri e non), accantonabili soltanto a suon di grandi prestazioni ma pronti a riemergere senza alcun cenno d’avvertimento alla prima palla persa. Tutto ciò, probabilmente, può (quantomeno in parte) starci: i 31 milioni di euro presenti sulla targhetta attaccati alla maglia numero 7 aprono le porte a pretese più o meno legittime, prezzo da top player, resa da top player. Eppure le ultime uscite hanno dato davvero pochissime possibilità ai mugugnatori seriali di attaccare l’ex Monaco, protagonista di prestazione di qualità e contraddistinte da un’importante costanza di rendimento nell’arco dei novanta minuti, vera e propria assente ingiustificata delle uscite d’inizio stagione. Il Kondogbia 2.0 sembra aver finalmente conosciuto ed assimilato il ritmi del calcio italiano, torneo particolarmente complesso per gli stranieri ed in grado di mietere vittime illustri. Emblematiche a riguardo, risultano le ultime due uscite del numero sette nerazzurro (rispettivamente contro Napoli ed Udinese), coincise con due vittorie ma tra loro separate da una sconfitta in terra ligure, nelle quali Mancini ha dovuto fare a meno del giocatore, squalificato per somma di ammonizioni. Coincidenze? Neppure per sogno: la media punti dei nerazzurri  con il francese in campo è abbondantemente superiore a quella con il giocatore fuori dagli undici titolari, ed il dato è valido anche in relazione alle prestazioni del Kondogbia 1.0, quello dei mugugni e del rendimento altalenante nonostante piccoli e poco costanti lampi di qualità offerti soprattutto nelle gare casalinghe a cavallo tra l’inizio di stagione e la crisi invernale (periodo nel quale mise a segno il suo primo ed unico gol in maglia nerazzurra, nella vittoriosa trasferta di Torino). Napoli ed Udinese dicevamo, due gare diverse ma accomunate dal moto perpetuo e certosino del francese,presenza fissa tra le veloci ed armoniose linee mediane partenopee e portatore determinato ed affidabile tra quelle più macchinose e coriacee friulane. Gare accomunate, oltre che dal rendimento del francese, anche dal medesimo assetto tattico, il 4-3-3, sistema perfetto per esaltare le caratteristiche di Kondogbia. Questione di caratteristiche innate e di background: agendo da mezzala sinistra il giocatore ha la possibilità di cercare maggiormente la giocata e di aprire linee di passaggio alternative  a quelle canoniche e limitate offerte dal centrocampo a due, che giocoforza obbliga il francese ad un più sostanzioso lavoro in fase di copertura. Il modulo con i due esterni offensivi è inoltre quello che nel Principato ha garantito l’esplosione del giocatore, spesso affiancato da compagni di reparto esperti e collaudati per il medesimo assetto come Moutinho e Toulalan. A stupire nel Kondogbia dell’ultimo mese è anche la fiducia acquisita anche in fase offensiva con tanto di progressioni e conclusioni dalla distanza incluse nel pacchetto, elemento altamente latitante fino a qualche mese fa. Segno di fiducia in sé e nei meccanismi di una squadra che sta imparando a conoscere gara dopo gara. Particolarmente positivo sembra essere il feeling tattico con il gemello del centro-destra dello scacchiere, Marcelo Brozovic, probabilmente il giocatore con caratteristiche più adatte al tipo di gioco del centrocampista dell’Ile de France.
In una stagione così complessa ed a tratti amara, la crescita di un giocatore come Kondogbia dopo l’inizio balbettante può essere sia motivo di soddisfazione anche in vista della prossima stagione che stimolo in più per le restanti tre gare di un campionato che, ad onor del vero, sembra avere poco altro da raccontare. Valorizzare il grande ed ancora parzialmente inespresso talento di Kondogbia per ricominciare a sognare, poggiando sulle sue solide e robuste spalle il futuro di un reparto a secco di qualità e di un vero leader da troppo tempo.