20 Dicembre 2012

FOCUS – Maya o non Maya, sarà sempre Pazza Inter

di Claudio Colombrita.

E arrivò il giorno del giudizio, la fine del mondo preannunciata dai Maya è lontana poche ore, gente che crede che davvero domani tutto finirà e gente che aspetta giorno 21 dicembre solo per poter dire: “Ecco, l’ennesima bufala, siamo ancora qui”. Ma, dando fiducia ai Maya e rassegnandoci a veder finire tutto all’improvviso, proviamo a pensare, al di là delle cose più importanti, cosa perderemmo del presente nerazzurro e che immagini ci porteremo, si spera, nel mondo che verrà.

Da quel lontano 1908, quando alcuni membri dissidenti del Milan, decisero di fondarla, facendo la scelta che cambiò la loro vita e quella di tutti noi, si sono susseguiti grandi campioni e grandi successi, allenatori del calibro di Herrera, giocatori come Facchetti e Mazzola, i meravigliosi anni 60′ con l’Inter protagonista in italia e in Europa, nell’allora Coppa dei Campioni, addirittura per due anni consecutivi, protagonista nel mondo nella coppa intercontinentale. Anni di delusioni, di sconfitte, come è naturale nella logica della ruota che gira, periodi bui con l’Inter vicinissima alla B, navigando in posizioni di classifica lontane anni luce dalla sua vera dimensione, di vincente.

Passato remoto e passato recente, con l’Inter dei record del Trap che trionfa vincendo il suo tredicesimo scudetto, una stagione trionfale quella 88-89, indimenticabile anche per le generazioni che quelle emozioni non le hanno potute vivere direttamente, squadra che insieme all’Inter di Herrera e la recentissima Inter di Mou è stata e sarà a lungo (Maya permettendo o se no anche in un altro mondo), punto di riferimento e metro di paragone per arrivare all’eccellenza. In mezzo un lungo periodo di digiuno, un’Inter che latita e naufraga, troppi giocatori e allenatori, idee confuse e società allo sbando, eliminazioni cocenti, sconfitte inaspettate e il buio che attanaglia per troppo tempo l’ambiente nerazzurro, lì i tifosi nerazzurri hanno raggiunto livelli di santità indescrivibili, soffrire, tifare, anche in stagioni disgraziate dove a festeggiare erano sempre gli altri. In questi anni una figura si erge nettamente sugli altri, passano i Ronaldo, i Vieri, i Baggio, ma c’è chi, arrivato ragazzino e in punta di piedi, diventa non un capitano ma il Capitano, Javier Zanetti, nerazzurro sino al midollo anche nelle sconfitte, felice come un bambino anche solo nel sollevare la Coppa Uefa del 1998.

Ma la ruota gira e la giustizia si presenta prepotente e in modo trionfale, molte di quelle sconfitte macchiate da imbrogli e corruzioni, c’è chi va in B, chi viene penalizzato e chi, sbandiera orgoglioso la sua dignità da squadra pulita, unico club a non precipitare MAI nella serie cadetta.

E questa ruota continua a girare e si ferma sulla strada dei successi, dallo scudetto degli onesti ad altri cinque sul campo, perchè il primo, ahinoi, non lo abbiamo potuto conquistare perché c’era chi telefonava e comprava. Le coppe Italia e il dominio sulla Roma, l’arrivo di Mourinho e del suo incredibile carisma, le sue frasi mai banali e l’amore smisurato dei tifosi verso la sua figura. Infine l’anno del Triplete come culmine di una cavalcata trionfale, con il blocco argentino che trionfa e che erge a proprio Principe il bomber Diego Milito con l’appendice vincente della Coppa del Mondo per Club.

Poi  la rifondazione, molti errori e allenatori che saltano, la sorpresa Stramaccioni e questo inizio di campionato al di là delle aspettative che, se il mondo consentirà, potrebbe riservare ancora tante sorprese e se non consentirà, vedrà fermarci con un 2-0 sul Verona in coppa Italia e con i foglietti con su scritte le probabili formazioni di Inter-Genoa.

La passione, l’attesa, il tifo, la speranza, la gioia e la delusione, l’idillio e lo sconforto, tutti sentimenti legati alla nostra squadra, l’Inter, che essendo Pazza dalla sua nascita, saprà risorgere prima di altre anche nell’eventuale nuovo mondo e sarà amata come adesso.

Male che vada, potrebbe essere il nostro ultimo di tanti focus dedicato ad essa, bene che vada, come tutti ci auguriamo, l’appuntamento è per le 12.30 di sabato 22, Inter-Genoa, amala!

P.S. Siamo sicuri che una persona si salverà correndo più veloce dell’Apocalisse, ha 39 anni e indossa la fascia da capitano di una squadra nerazzurra…