14 Dicembre 2011

FOCUS – Il gioco della torre

Ci sono casi nella vita in cui è necessario fare delle scelte dolorose, in cui se vai da una parte o dall’altra ci rimetti comunque. Ti trovi davanti a delle Sliding doors, porte scorrevoli che puoi attraversare in due sensi diversi, ti metti in testa che una decisione va presa e corri questo rischio sperando che il tempo poi ti dia ragione. Quando poi devi scegliere se continuare un rapporto, che sia di lavoro, di amicizia o d’amore, con una persona piuttosto che con un’altra allora entra in gioco il famoso gioco della torre e scegliere chi buttare giù. E questa torre l’avrà guardata e riguardata nell’estate scorsa Massimo Moratti quando ha deciso di cambiare rotta e di sacrificare uno dei suoi pezzi migliori alle logiche del fair play finanziario.

Samuel Eto’o da un lato e Wesley Sneijder dall’altro, uno alla destra e uno alla sinistra, in cima alla torre nerazzurra, due autentici pilastri e artefici delle fortune nerazzurre non solo nell’anno indimenticabile del Triplete. Un bomber di razza, dalla corsa elegante, dal passo felpato, cecchino infallibile e freddo come pochi, fautore già delle fortune del Barcellona e confermatosi alla grande in maglia nerazzurra da una parte; un fuoriclasse puro, dal tocco vellutato, uno dei pochi numeri 10 ancora rimasti sul palcoscenico calcistico ed entrato di prepotenza nel panorama interista appena arrivato a Milano dall’altra.

Samuel Eto’o arriva nell’ambito del maxiscambio con Ibrahimovic, l’uomo dal mal di pancia continuo. Samuel non ha più un buon rapporto con Guardiola che non lo ritiene più indispensabile alla causa blaugrana e la squadra spagnola trova il modo di “sbarazzarsi” di un campione ormai ingombrante nello spogliatoio. Viene valutato 20 milioni e il Barca ne aggiunge 50 per aggiudicarsi l’attaccante svedese, uno scambio che potrà senza dubbio annoverarsi tra uno dei primi cinque affari della storia del calcio. Sostituire il principale protagonista degli scudetti conquistati dall’Inter è impresa ardua, Samuel arriva in punta di piedi ma con un palmares che lo incorona tra gli attaccanti più completi e decisivi al mondo, due Champions League tra l’altro vinte col Barcellona, una fresca fresca datata 2008. Il suo esordio, 8 agosto, Supercoppa italiana a Pechino, segna il primo gol in nerazzurro che non basta per evitare la sconfitta. Per tutta la stagione ricopre magari un ruolo che non ama particolarmente ma sposa in pieno la causa del condottiero Josè Mourinho e corre incessamente su tutta la fascia sacrificandosi spesso in fase difensiva, non mancando però di dare il proprio contributo in avanti, i con 12 gol in 32 partite. La sua corsa i suoi dribbling sono la chiave per scardinare le difese avversarie e per permettere a Milito di timbrare puntualmente il cartellino dell’appuntamento con il gol. Si conferma uomo decisivo negli appuntamenti che contano, la sfida è di quelle titaniche, c’è da riportare una Coppa Campioni che manca da 45 anni e viene scelto lui, l’uomo della Champions, dei gol che pesano come macigni che arrivano puntualmente come quello negli ottavi contro il Chelsea che decide la qualificazione. E’addirittura epico quando in inferiorità numerica contro il Barcellona per più di un’ora durante la semifinale di Champions, gioca una vera e propria partita da terzino. La Champions arriva ma non basta, arrivano anche Coppa Italia e scudetto e Samuel diventa il primo giocatore a raggiungere due Triplete poi vabbè lui lo fa in modo esagerato, addirittura consecutivamente. E’ trascinatore dell’Inter che affonda con Benitez e contribuisce alla vittoria della Coppa del Mondo per club con un suo gol, chiude poi la stagione con la doppietta che regala la Coppa Italia.

La storia di Wesley Sneijder è diversa: Josè Mourinho cerca un trequartista per la sua Inter, cerca invano di prendere Deco e alla fine trova l’occasione Sneijder in rotta col Real Madrid, ancora giovane e disponibile ad un buon prezzo, 16 milioni. Arriva ad agosto 2009 e viene gettato subito nella mischia nel derby dove sfoggia una gran personalità e tutta la sua grande classe. E’ il numero 10 che mancava da tanto all’Inter, da lui passano tutte le migliori azioni, è lui ad imbeccare il Principe Milito o la velocità di Samuel Eto’o. I suoi gol risultano essere estremamente decisivi come quello all’ultimo minuto contro l’Udinese e quello contro la Dinamo Kiev, due gol indimenticabili per i tifosi nerazzurri e che consegnano una vittoria in campionato e una qualificazione last- minute in Champions. Indimenticabile la sua prova contro il Barcellona all’andata, si rivelerà poi miglior assist-man del torneo a quota 6. Per lui triplete e molti meriti nei successi nerazzurri. L’anno successivo è una conferma delle qualità dell’olandese seppur con qualche infortunio, mentre la stagione in corso è senza dubbio la più difficile della sua storia nerazzurra. Tanti troppi infortuni con le sue apparizioni che si contano sulle dita di una mano.

E si arriva così all’estate 2011, nel frattempo Mr Michel Platini e il fair play finanziario si affacciano ingombranti sul calcio europeo e Massimo Moratti sembra fare sul serio: bisogna fare dei sacrifici, bisogna vendere almeno uno dei giocatori che hanno più mercato. Non ci si mette molto a capire chi siano gli indiziati, su Sneijder è forte l’interesse del Manchester di Ferguson e su Eto’o si parla di Inghilterra prima e di Anzhi poi. La preoccupazione dei tifosi nerazzurra è palpabile, il giocattolo rischia di sgretolarsi e qualunque decisione venga presa sarà comunque una coltellata. I 35 milioni dall’Inghilterra farebbero comodo ma sono solo voci, eppure Sneijder è l’indiziato numero uno, non è contemplata la sua presenza nel 3-4-3 di Gasperini, viene provato come mediano ma non nasconde il suo malcontento, sembra ormai cosa fatta, ma offerte concrete non ne arrivano. Sembra essere tornato il sereno, magari li teniamo tutte e due deve aver pensato il popolo nerazzurro, magari il presidente ci ripensa, ma non hanno fatto i conti con i russi, con l’Anzhi che vuole pensare in grande e che vuole affidarsi a tale Samuel Eto’o. Gli argomenti sono convincenti, 20 milioni all’anno per il giocatore, record assoluto, 25 milioni di euro all’Inter( anche se ufficialmente non si sa nulla). Massimo Moratti è deciso a risparmiare sull’ingaggio del giocatore che è di più di 10 milioni e lascia andare Samuel e il suo spirito da uomo vincente.

La stagione parte malissimo, Gasperini non vede Sneijder, l’olandese non nasconde la sua insofferenza nel giocare in un ruolo non suo o nell’accomodarsi addirittura in panchina. Il tecnico cambia modulo e lui torna trequartista, è l’ultimo ad arrendersi ma Gasperini salta e arriva Ranieri. Nel frattempo Wesley si infortuna e resta fuori fino alla terza giornata di Champions contro il Lille, ritorna in campionato e trova il gol contro l’Atalanta. Poi di nuovo buio, guai e infortuni.

Nel frattempo l’Inter attraversa varie fasi, dai problemi in tutti i reparti, a quello evidente della difesa fino all’attualissimo problema in avanti dove Milito, Pazzini e Zarate segnano col contagocce e Forlan è fuori per infortunio. Ancora oggi il problema resta spinoso e di difficile risoluzione e in un gioco diabolico della mente viene da pensare: E se il gioco della torre avesse avuto esito opposto? La classifica sarebbe la stessa con i gol di Eto’o e senza la classe di Sneijder? Il gioco sarebbe stato però possibile solo se le cose fossero andate diversamente, se il piccolo olandese avesse inanellato un numero sufficiente di partite. Allo stato attuale è impossibile dare un giudizio su un giocatore sempre presente in infermeria e mai in campo, ma è quanto mai necessario verificare la voglia di Inter di Sneijder, di un giocatore che è stato ad un passo dal lasciare i cancelli di Appiano Gentile e che si trova catapultato ora in una delle stagioni più nere della storia dell’Inter. Le premesse ancora non sono delle migliori, il rientro slitta a data da destinarsi e l’Inter va avanti senza di lui.

Eto’o e Sneijder, due campioni, due storie che si intrecciano in un unico grande interrogativo: E se…?