13 Ottobre 2015

FOCUS – Testa e occhi su Inter-Juventus

icardi curva nord

La pausa Nazionali, per natura ricca di spunti, ma arida di certezze, volge al termine: il tempo di compilare gli ultimi tabellini o, per i più bravi, di prenotare i biglietti aerei per la Francia, ed è nuovamente il momento di pensare alla Serie A.

Dove eravamo rimasti? L’Inter, reduce da una battuta d’arresto dopo le prime cinque vittorie consecutive, è seconda in classifica, alle spalle di quella Fiorentina tanto brillante da arare, insieme al suolo del Meazza, anche l’onda dell’entusiasmo generale. Alla figuraccia casalinga è seguito un pari deludente a Marassi contro la Samp di Zenga. Ci eravamo lasciati così, pronti a imboccare il variopinto tunnel delle Nazionali, e ora ci ritroviamo, a strapiombo sul terreno di San Siro: tra pochi giorni si gioca Inter-Juventus.

Il Derby d’Italia non è mai stato una partita come tutte le altre, e questo episodio non farà certo eccezione. Infatti, per la prima volta dopo diversi anni, la Beneamata si presenta all’appuntamento contro i bianconeri in una posizione di forza, che la classifica rimarca con decisione: Inter seconda a 16 punti, Juventus dodicesima a 8. Sottovalutare un match come Inter-Juventus sarebbe un errore imperdonabile, anche se vi fossero 20 punti di differenza tra le due squadre: la prima regola che il campo ci ha insegnato in fatto di derby è che la classifica perde quasi totalmente valore durante i novanta minuti di gioco. Impossibile dimenticare lo Juventus-Inter di fine 2012, vinto dai nerazzurri durante l’incostante gestione Stramaccioni. Era un’Inter nell’epicentro del nulla, tra qualche vecchia gloria del Triplete, acquisti improbabili e ambizioni poco chiare, ma quella serata rimane un esempio indelebile di impresa eroica: nonostante il gol di Vidal incassato a sangue freddo dopo pochi secondi, i nerazzurri hanno ribaltato il risultato con Milito e Palacio, fissando il risultato sull’1-3. Con esito opposto, anche l’ultimo precedente fra le due squadre è esemplificativo: l’Inter, già in mano a Mancini, ospitava una Juve in carrozza verso il titolo, che si presentava a San Siro smembrata da un ampio turnover. L’Inter passa in vantaggio, ha la possibilità di gestire un gol di vantaggio contro Romulo, Matri e compagni, ma nel corso della gara diventa abulica e passiva, e si fa rimontare dalle reti di Marchisio e Morata. Visto da ogni prospettiva, il discorso è lo stesso: il Derby d’Italia può finire in qualsiasi modo, è l’atteggiamento dei ventidue in campo a condizionarne l’esito,

Un altro indizio a testimonianza di quanto la gara di domenica sia indicativa e complessa, è costituito dal percorso delle due squadre: l’Inter respira aria d’alta quota, ma i risultati positivi sono maturati con risultati risicati, senza grandi segnali dal punto di vista del gioco, seppur attraverso attitudini estranee fino a poco tempo fa, come la solidità difensiva e il pragmatismo. Dopo le cinque vittorie, ottimizzazione massima dello sforzo compiuto, è arrivata la disfatta contro la Fiorentina, che ha messo a nudo tutte le difficoltà e le lacune dei nerazzurri, seguita dal pari contro la Sampdoria: la sensazione è che sia necessario un upgrade sotto molti punti di vista per continuare a frequentare le zone nobili della classifica. Un upgrade della manovra offensiva, risicata, ridotta all’osso, lasciata totalmente in mano alle iniziative dei singoli di talento; un upgrade della tenuta del campo, perchè il movimento senza palla e il posizionamento ancora non sono stati affinati; un upgrade dal punto di vista della coesione di squadra, ancora condizionata dall’assenza di una vera e propria amalgama, che si formerà con il tempo. La sfida contro una Juve in timida ripresa, conscia di non poter più perdere tempo e punti, farà capire molto sulle prospettive che attendono questa Inter: l’iter di miglioramenti, a occhio e croce indispensabile per proseguire un campionato di vertice, deve avvenire in tempi relativamente brevi, in modo da non compiere ulteriori passi falsi. Vedremo progressi già nel Derby d’Italia? Non lo sappiamo, ma un palcoscenico tanto importante è l’ideale per dimostrarlo.