28 Dicembre 2017

Da Kondogbia a Joao Mario: investimenti top, prestazioni flop. Inter, bisogna aggiustare la mira

La società nerazzurra, nonostante le difficoltà economiche, ha recentemente speso tanti soldi per giocatori che poi non hanno rispettato le aspettative

Tre sconfitte consecutive con un solo gol fatto in oltre 300 minuti. Il tutto facendo i conti con un evidente calo fisico e psicologico, che sembra stia trascinando l’Inter in un buio profondo. È questo lo scenario che sta accompagnando il cammino degli uomini di Spalletti fino a quella che sembra avere tutte le caratteristiche per essere una delle partite più importanti degli ultimi anni, ovvero quella in casa contro la Lazio.

Difficile trovare una spiegazione a questo improvviso calo arrivato nel momento di maggiore forma della stagione, dopo il 5-0 contro il Chievo e l’incoraggiante 0-0 maturato in casa della Juventus, ma su un aspetto tutti sono d’accordo: servono acquisti a gennaio per rimpolpare una rosa ridotta all’osso.

Il problema però sembra essere la possibilità di spendere: tra le decisioni del governo cinese e gli impedimenti dell’UEFA sembra che fare mercato per Sabatini ed Ausilio sia un’ardua impresa, un compito quasi impossibile.

La verità però è che negli ultimi anni, tra la gestione di Thohir e quella di Zhang, di soldi sul mercato ne sono stati spesi tanti, ma molto male. Nessun vero top player è stato acquistato, ma diversi giocatori sono stati pagati come tali, finendo però poi per deludere clamorosamente.

Kondogbia, Joao Mario, Gabriel Barbosa ed il recente Dalbert sono costati all’Inter la bellezza di 135 milioni di euro, esclusi gli (alti) ingaggi e i bonus legati al trasferimento dell’ex Nizza che ancora non si sa se verranno raggiunti. Cifre da capogiro che, se spese in modo più oculato in questi 3 anni, avrebbero probabilmente consegnato a Spalletti una rosa più completa ed attrezzata per affrontare questa stagione.

Il francese arrivò nell’estate 2015 come acquisto più oneroso del calciomercato interista, circondato di altissime aspettative visti anche i paragoni che si facevano col veterano Yaya Touré, pallino del tecnico Mancini, che sembrava vicino a sbarcare a Milano per poi decidere di rimanere in Inghilterra. Dal suo arrivo l’ex Monaco collezionò pochissime prestazioni degne del costo del suo cartellino, per poi essere ceduto in prestito al Valencia nell’operazione che ha portato Joao Cancelo all’Inter.

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Diverso invece il percorso di Joao Mario, vincitore inaspettato dell’Europeo con la nazionale portoghese e assoluto protagonista, insieme al (presunto?) talento brasiliano Gabriel Barbosa, della campagna acquisti della scorsa estate, la prima di Suning. Il portoghese è arrivato alla spaventosa cifra di 45 milioni di euro anche grazie alla mediazione del potente agente Kia Joorabchian, che ha fortemente condizionato le scelte di mercato della società nerazzurra nei mesi di luglio ed agosto 2016. Da allora tanti problemi, difficoltà nel trovare spazio in campo e nel trovare il posto giusto all’interno della formazione, pochi assist, pochissimi gol e tanta mediocrità.

Mediocrità che sembra caratterizzare anche Gabriel Barbosa, noto come Gabigol, arrivato in pompa magna insieme al portoghese come colpo di mercato strappato al Barcellona (che fece anche causa al Santos per averlo ceduto prematuramente all’Inter). Il classe 1996, pagato 29.5 milioni, ha giocato pochissimo siglando un solo gol in maglia nerazzurra, peraltro decisivo nella vittoria per 0-1 a Bologna quando in panchina sedeva ancora Stefano Pioli. Dopo un’annata deludente, il giovane brasiliano è stato ora mandato in prestito al Benfica, anche se la sua avventura in Portogallo sembra essere già finita e sembra sempre più vicino un suo ritorno in patria.

Curioso come peraltro la società avesse deciso di versare nelle casse del Santos 2.5 milioni di euro in più per averlo a Milano fin dall’estate quando poi, nel periodo tra agosto e gennaio (ovvero fin quando il club brasiliano voleva tenerselo), abbia collezionato solo 21 minuti in campionato. Una strategia tecnico-economica con errori da dilettanti.

Infine c’è anche la curiosa situazione legata a Dalbert, pagato 20 milioni più bonus al Nizza al termine di una trattativa estenuante e ad oggi, dopo quasi 5 mesi di Inter, ancora dietro nelle gerarchie a giocatori quali Nagatomo e Santon che in estate sembravano essere i principali mali della squadra. Inspiegabile come questi soldi, che potevano essere investiti per un vero trequartista o per coprire altre necessità numeriche della rosa, siano invece stati investiti su un calciatore non pronto e forse nemmeno all’altezza della maglia che veste.

Passano gli anni e cambiano le gestioni, ma i problemi restano gli stessi: l’Inter sbaglia i grandi investimenti, costruisce rose incomplete e a metà stagione, a fronte di inevitabili cali, tornano i fantasmi.

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