1 Agosto 2018

Acción Romantica – L’estate del mio primo amore, 1997

La rubrica di Stefano Mazzi: "Perché gli interisti sono gli ultimi dei romantici"

L’estate del mio primo amore, la ricordo ancora come se fosse oggi. Lei non sia chiamava né Giulia, né Irene né tantomeno Alessia o qualunque altro nome femminile voi immaginiate. No. Lei, non era una lei. Il mio amore quell’estate non era nato per una ragazza. L’amore di quell’estate, l’estate del ’97, aveva un nome da maschio perché era un maschio.

Lui era bello, almeno per me, alto e fenomenale. È stata la prima volta che mi sono innamorato di un uomo. La prima delle mie due volte. La seconda sarà nel 2008 ed avrà il nome di Josè Mario dos Santos Mourinho Felix. Del diminutivo penso non ne abbiate bisogno. Il primo amore, invece, quello del 1997, era un brasiliano ed era nato a Bento Ribeiro, favela poverissima di Rio de Janeiro. Il suo nome? Luis Nazário da Lima, ma alla storia passerà come Ronaldo. Tutto l’universo lo conosceva per Ronaldo. Il Fenomeno. Già. Il Fenomeno. Mi sono sempre chiesto perché lo abbiano chiamato così fin dal principio e perché, nonostante giocatori fantastici nati prima di lui, nessuno ha mai avuto l’onere e l’onore di esser etichettato in tale maniera. La risposta era più semplice di quel che sembrava: bastava vederlo giocare. Si perché Ronaldo sapeva fare perfettamente ciò per cui era nato.

Ronaldo aveva una missione diversa dagli altri calciatori. Un altro compito. Era nato per segnare. Per il gol. Era una macchina perfetta che sfornava reti in quantità industriale e tutti di pregevolissima fattura. Tutti incredibilmente belli che anche gli avversari applaudivano. Era elegante, fantastico, micidiale. Bello e maestoso. Non era la classica punta centrale messa lì per segnare. Lui era unico. Trasmetteva una sensazione di supremazia di onnipotenza quasi disarmante. Lui il gol lo creava dal niente, dove gol non c’era. Si perché Ronaldo era il gol sottoforma di muscoli di cristallo. Accelerazione pazzesca che neanche una Ferrari lanciata in rettilineo. Una freddezza sotto porta mai vista, un dribbling così elegante che speravi che le partite non finissero mai per vederlo per l’eternità. Ancora e ancora. In loop fino al giorno dopo. Ronaldo era il giocatore più forte del mondo. Il più forte che io abbia mai visto. Il calciatore che il modo aspettava che scendesse dal cielo. L’unico difetto di questo fantastico cigno meraviglioso, era quel corpo di vetro che il fato bastardo decide di regalargli insieme ad un talento incredibile. Muscoli così fragili che si potevano rompere al solo guadargli. Il destino dá, il destino, bastardo, toglie. Senza quegli infortuni, Luis Nazario da Lima sarebbe passato alla storia come il calciatore più forte di sempre. Senza dubbi, visto che lo è già adesso. Ecco perché in quella lontana estate del 1997, non c’era ragazza che teneva, non c’era mano donna che riempisse spazi vuoti.

Ogni tifoso interista visse quella trattativa col Barcellona come un parto plurigemellare. Quando finalmente arrivò all’Inter, nessuno poteva crederci. Il re di cristallo era nella nostra squadra. Nella nostra Inter. Nella squadra più bella del mondo. Quella coi colori del cielo e della notte. La squadra che non ti fa dormire. Che non ti fa vivere. Che ti toglie il respiro. Che ti fa tremare il cuore. Fu magnifico. Con lui in campo per la prima volta, i giovani scoprirono immediatamente cosa significa l’immortalità, mentre i più vecchi riassaporarono quel gusto ormai sparito sin dai tempi di Herrera. Quell’Inter poteva vincere tutto, ma sappiamo tutti come è andata. Poteva essere ed invece non fu. Di chi fu la colpa, quella vera, lo sappiamo bene tutti. Rimarranno momenti bellissimi, come quei dribbling senza senso nel campo di patate di Mosca, nella semifinale di Coppa Uefa quando il Fenomeno vinse da solo una partita incredibile che poi permise all’Inter di vincere il trofeo settimane dopo al ‘Parco dei Principi’ di Parigi. Ronaldo e Marchegiani. Il fenomeno. Unico vero mito dell’infanzia di molti. Troppi. Altro che i mezzi calciatori di adesso. Sono quasi sicuro che non ci innamoreremo mai più di un uomo come abbiamo fatto con lui. Perché lui è stato il più forte che chiunque di noi abbia mai visto. E per questo possiamo ringraziare solo e soltanto il presidente Massimo Moratti, così tanto, troppo tifoso per essere imparziale, e distaccato, troppo onesto per fare il ladro. Grazie per quel giocatore fantastico che non avrà eguali nella storia del calcio. Luis Nazario da Lima detto Ronaldo. Quello che, se solo avesse avuto anche soltanto la metà della fascia muscolare di un Dario Hübner qualsiasi, forse avrebbe fatto tre passi nello stesso sampietrino, piantato e sgraziato, ma nessuno, almeno, avrebbe mai sentito parlare di quei mezzi calciatori che ci sono adesso.

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