14 Giugno 2016

Caracciolo (direttore Limes): “Cina grande potenza con volumi d’affari impensabili per noi. Scelgono l’Italia perché…”

Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, spiega i motivi che spingono i cinesi ad investire in Italia e nel calcio italiano
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La Cina è partita alla conquista della Milano calcistica e dopo l’Inter, sono pronti a rilevare anche il Milan. Lucio Caracciolo, direttore della rivista geopolitica Limes, ha parlato ai microfoni di Sky Sport dei progetti cinesi per il calcio italiano:

“Tutte le grandi potenze investono nel calcio con risultati non eccellenti, come la Russia e gli Usa. La Cina ha un progetto. Nel 2030 vuole essere il migliore Paese in Asia per lo sport e nel 2050 il Paese migliore nel mondo. Una testimonianza personale: sono stato contattato dal presidente della Federcalcio cinese dieci anni fa e mi chiese quale squadra fosse disposta a fare la preparazione in Cina ma non ho avuto nessuna risposta. Non abbiamo piena consapevolezza di cosa è il calcio cinese e non sappiamo cosa sia il calcio italiano per loro. Il Paese si ferma quando si vede la partita in diretta del campionato italiano anche se adesso forse accade un po’ meno di prima. Ci sono ragazzi che sono stati chiamati con il nome Baggio o Totti, per esempio. C’è un grandissimo interesse. La Cina è una grande potenza economica, ma non è ancora un marchio. Il fatto di investire anche in grandi società italiane è un passo in questo senso. Perché investire in Italia? C’è una simpatia epidermica tra noi e cinesi, è un’attrazione fatale, sarà perché siamo stati un Impero come loro credono di essere. Sarà per Marco Polo oppure per le via della seta, o ancora per le strutture commerciali che la Cina sta costruendo per agganciare il mercato europeo. È un fatto che siamo nel loro mirino e ci saremo sempre di più. Questo è solo l’inizio? Assolutamente sì. Hanno grandi mezzi che gli imprenditori italiani nemmeno si sognano. È chiaro che i cinesi quando individuano un obiettivo non lo mollano e lo perseguono con volumi di affari che per noi sono impensabili. Vengono in Italia per fare soldi, ma anche immagine e per dare un’altra immagine dell’Europa in Cina, conquistare il mercato televisivo e per dare il segno di un Paese che si apre al mondo”.