2 Maggio 2016

Cordoba: “Balotelli si credeva Ibra. Mou e la finale di UCL…”

Ai microfoni di Radio Deejay, l'ex difensore nerazzurro ha svelato alcuni aneddoti sul suo trascorso all'Inter

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Intervenuto ai microfoni di Radio Deejay, Ivan Ramiro Cordoba, ex difensore dell’Inter, ha raccontato alcuni aneddoti sul suo trascorso con la maglia nerazzurra. Il colombiano ha parlato di diversi argomenti e del suo libro ‘Combattere da uomo‘.

LA FINALE DI CHAMPIONS – “Di Mourinho mi ha impressionato che prima della finale nello spogliatoio era seduto davanti a una scrivania, con i piedi sopra, come se dovessimo giocare un’amichevole. Era un messaggio per noi, per tranquillizzarci. Ci voleva dire: ‘Siete arrivati fin qui, questa la partita la vincete. Non c’è bisogno di strafare, fate quello che sapete’. Il nostro presidente era nervoso, noi non vedevamo l’ora di scendere in campo. Stankovic sentiva molto certe partite, cominciava a sudare, ma è fantastica la grinta che metteva in campo. Zanetti invece era uno molto calmo“.

MOURINHO – “Abbiamo passato anni difficili, lui ha detto certe cose e io e Javier non ci stavamo. Gli ho detto quello che pensavo e lui non l’ha presa bene ma mi ha detto che avevo ragione. Oggi non lo sento più ma alcuni miei compagni sì“.

BALOTELLI – “Uno a cui abbiamo cercato di far capire come comportarsi era Balotelli. Se ci parli da solo è buonissimo, ma in gruppo o con altra gente cambia. All’epoca si paragonava a Ibrahimovic, ma sbagliava. Doveva fare il suo percorso e poi Zlatan era fortissimo, aveva una mentalità pazzesca, fa la differenza da solo. Mi è capitato di litigarci, gli ho detto ciò che pensavo“.

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I CORI DEI TIFOSI – “Fanno pochi cori oggi per i calciatori. Non so perché. Però era una cosa fantastica, durante il riscaldamento ti danno una spinta incredibile. Sono 20 secondi solo tuoi“.

COMBATTERE DA UOMO – “Il libro racconta la mia vita. Nel ’99 sono arrivato a Milano, c’era nebbia, faceva freddo. In Colombia non si cambia mai l’armadio, è sempre primavera. Io vivrò in Italia, per i miei figli soprattutto finché andranno a scuola. Poi sceglieremo cosa fare“.

PREPARAZIONE PRE-PARTITA – “Io sentivo la pressione, anche se ero molto carico. Prima di scendere in campo giocavo la partita in testa, mentalmente, e questo mi aiutava tantissimo. Non mi è mai piaciuto il riscaldamento, avevo tanta tensione addosso. Per me sarebbe stato perfetto arrivare allo stadio e scendere subito in campo. Inseguire l’avversario era una sfida personale, ma non li facevo andar via volontariamente“.

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