Facch3tti: il mito a 10 anni dalla sua scomparsa

Era il 4 settembre 2006 quando il mondo del calcio veniva scosso dalla morte prematura di Giacinto Facchetti. A distanza di 10 anni da quel funesto giorno il suo ricordo è più forte che mai e noi di Passioneinter.com vogliamo contribuire a mantenerlo vivo pubblicando una breve rassegna con i momenti più importanti della vita di Giacinto. Testi e immagini sono di proprietà del sito giacintofacchetti.org L'ESORDIO CON L'INTER Venne scoperto da Helenio Herrera che lo portò all'Inter per il finale di stagione 1960-1961, trasformandolo in un terzino d'attacco, primo nel suo genere insieme a Vittorio Calvani, anche se quest'ultimo non era un realizzatore di reti. Proprio a Calvani è legato il suo destino: il 14 giugno 1961 l'Inter giocò un'amichevole contro il Fluminense, e Facchetti, che ben impressionò, venne schierato al posto di Calvani poiché quest'ultimo era alle prese con un fastidioso callo. L'esordio in campionato avviene il 21 maggio 1961: Roma-Inter 0-2. "Herrera lo chiama Cipelletti (da allora per tutti sarà Cipe) e profetizza: «In due anni sarà in nazionale e diventerà il più forte terzino del mondo. Segnerà 60 goles». Il mago gli annuncia l’esordio in A sul treno il giorno prima: «Tieniti pronto, domani ti faccio giocare». Deve marcare Ghiggia, che nel 1950 aveva segnato al Maracana il gol della vittoria mondiale dell’Uruguay sul Brasile". L'ESORDIO CON LA NAZIONALE Due anni più tardi l'esordio con la maglia azzurra, il 27 marzo 1963, in un incontro ad Istanbul contro la Nazionale turca (vinto per 0-1) valevole per le qualificazioni al campionato europeo. Da quel giorno collezionò ben 94 presenze e 3 gol con gli Azzurri fino al 16 novembre 1977, giorno della sua ultima partita contro l'Inghilterra. GLI SCUDETTI CON HERRERA Il rapporto con Herrera fu subito idilliaco e, aiutato dagli altri campioni che completavano la rosa nerazzurra di quegli anni, Giacinto vinse 4 campionati (1963, 1965, 1966, 1971) ed una Coppa Italia (1978). LA COPPA DEI CAMPIONI La dimensione europea, quella che contribuì al mito della Grande Inter, la raggiunse il 27 maggio 1964 al Prater di Vienna; i nerazzurri s'imposero per 3-1 sul Real Madrid e misero in bacheca il loro primo trofeo internazionale. Ma l'impresa leggendaria avvenne l'anno successivo quando l'Inter, proprio tra le mura amiche di San Siro, bissò il successo dell'anno precedente battendo il Benfica di Eusebio. Fu la prima squadra italiana a vincere per due volte di fila la Coppa dei Campioni. LA COPPA INTERCONTINENTALE La grandezza dell'Inter non si ferma, anzi. La vittoria della Coppa dei Campioni le dà diritto a partecipare alla finale della Coppa Intercontinentale. Tra il 1964 ed il 1965 scaturiranno ben 2 sfide accesissime contro i campioni della Libertadores, gli argentini dell'Independiente, che vedranno i nerazzurri uscirne vincitori in entrambe le occasioni (anche qui prima squadra italiana a riuscire nell'impresa di vincere due Intercontinentali consecutive). LE VITTORIE IN NAZIONALE Giacinto con la Nazionale italiana ha disputato 3 Mondiali (1966, 1970, 1974) ed un Europeo (1968); quest'ultimo porterà l'unico trofeo conquistato in maglia azzurra e compenserà parzialmente la sconfitta patita nella finale del Mondiale di due anni dopo a carico del Brasile di Pelé. In quello stesso mondiale però, gli Azzurri regalarono alla storia una delle partite più memorabili di sempre: la vittoria per 4-3 contro la Germania Ovest. IL RITIRO Il 7 maggio 1978 disputa la sua ultima partita con la maglia dell'Inter, nel suo stadio, vincendo per 2-1 contro il Foggia. "Congedo con un autogol e l’applauso di San Siro. Un’uscita di scena sobria. Chiude dopo aver giocato 634 partite ufficiali con l’Inter, segnando 75 gol: «Finisco con la maglia con la quale avevo iniziato»". LA CARRIERA DA DIRIGENTE Da calciatore la sua carriera è stata legata ad Angelo Moratti, ma da dirigente è stato un inseparabile di Massimo. Fortemente voluto da Moratti jr nel 1995, Giacinto diviene accompagnatore della squadra fino a diventarne, negli anni, vicepresidente (per un periodo anche presidente a seguito delle dimissioni di Massimo Moratti). Da dirigente ha conquistato uno Scudetto (2006), una Coppa UEFA (1998), due Coppe Italia (2005, 2006) e due Supercoppe Italiane (2005, 2006). LA MORTE Il 16 maggio 2006 Giacinto riceve il responso delle analisi ed inizia la sua partita più difficile. Il suo fisico aitante e la sua tenacia lasciano sperare ad una felice conclusione ma l'avversario si dimostrerà più forte del previsto: "Alle 13.50 del 4 Settembre 2006 Giacinto muore all’Istituto dei tumori di Milano. Anche il Presidente della Repubblica, Napolitano, invia un messaggio, per ricordare «l’attaccamento ai valori di lealtà e agonismo, che hanno fatto di lui un grande calciatore e un grande dirigente». Dolore in tutto il mondo dello sport. Lettera aperta di Massimo Moratti: «Dolce, intelligente, coraggioso, riservato, lontano da ogni reazione volgare. Grazie di aver onorato l’Inter e con lei tutti noi»". Giacinto se ne va lasciando i tifosi nerazzurri addolorati ed increduli, nessuna notizia era mai filtrata sulla sua malattia. RICONOSCIMENTI E CURIOSITÀ In onore di Giacinto Facchetti, l'Inter ha deciso di ritirare la maglia numero 3. Massimo Moratti decide di intitolargli il Centro di allenamento di tutte le squadre giovanili, alla periferia nord di Milano. Il campionato Primavera viene intitolato alla sua memoria. Nella classifica del Pallone d'Oro del 1965 si è piazzato secondo alle spalle di Eusebio. Il gruppo musicale degli Stadio hanno dedicato a lui e Scirea una canzone dal titolo Gaetano e Giacinto. Helenio Herrera al primo allenamento lo chiamò Cipelletti, marchiandolo con quello che sarà il suo soprannome a vita: Cipe. Scrisse di lui Brera: "Facchetti è un grande grandissimo centravanti in potenza. Lo vedo corricchiare con ineffabile eleganza e penso a Ribot attaccato alle stanghe di un menalatte. Perché deve essere terzino d’ala? Moratti mi diceva: se non l’avesse scritto lei, Herrera ne farebbe un grandissimo centravanti. Non può ricevere idee da un giornalista". Esteban Cambiasso, dopo la conquista dello Scudetto del 2007 e della Champion's League del 2010, festeggiò con la maglia nerazzurra numero 3.

Facch3tti: il mito a 10 anni dalla sua scomparsa

Francesco Gallone - Autore

GLI SCUDETTI CON HERRERA

Francesco Gallone
- Autore