12 Dicembre 2017

Ibrahimovic: “All’Inter per fare la storia, a Parma mi sentivo il più forte. Il bacio alla maglia del Barcellona…”

Il campione svedese ha ripercorso i suoi anni in maglia nerazzurra svelando alcuni retroscena

Intervistato in esclusiva a Sky Sport, Zlatan Ibrahimovic ha ripercorso il suo cammino all’Inter, a cominciare dal suo approdo a Milano nell’estate di Calciopoli: “Alla Juve volevano che restassi, ma a me serviva giocare al top: se fossi andato in Serie B avrei perso un anno. Mi volevano Inter e Milan: la mia scelta non fu economica, ma per fare la differenza e restare nella storia. I rossoneri avevano già vinto la Champions, mentre i nerazzurri non vincevano lo scudetto da 17 anni. Pensai che all’Inter Ronaldo, Baggio, Vieri, Pirlo e Seedorf non avevano vinto. E dissi a me stesso: ‘Se vado all’Inter e vinco, ho fatto una cosa che gli altri non potranno fare’. Per questo scelsi l’Inter, vincendo dopo 17 anni il primo scudetto“.

Il secondo anno Ibrahimovic fu decisivo per lo Scudetto con la doppietta a Parma: “Nelle ultime 6-7 giornate la Roma aveva recuperato lo svantaggio e ci aveva superato a fine primo tempo dell’ultima gara. Io ero infortunato, avevo male al ginocchio, ma Mancini mi voleva in campo ad ogni costo.  Entrai, presi il pallone, tirai ma la palla andò fuori. Seconda azione: mi arrivò la palla, proprio come prima, andai in mezzo al campo per puntare la porta, tirai e feci gol. Vidi la gioia sui volti degli altri: quello è il momento in cui capisci che hai fatto qualcosa di differente. E quando vedi queste cose, sei più motivato e hai quell’adrenalina che ti fa sentire untouchable, intoccabile, il più forte di tutti. Come Hulk, anche se così mi ci sento anche normalmente“.

Su Mourinho e l’addio all’Inter: “Mou mi stimolava. Vincemmo il campionato e diventai per la prima volta capocannoniere con l’Inter: se sei top scorer in Italia, allora puoi diventarlo in ogni campionato. La Serie A è il campionato più difficile perché lì conta vincere, non giocare bene: tatticamente sono più avanti di tutti. Poi ci fu la possibilità di andare al Barcellona, ma non era facile portarmi via, visto che il rapporto con Moratti era grande. Dopo uno o due giorni, si incontrarono i dirigenti di Inter e Barcellona e trovarono l’accordo. Firmato il contratto, feci la conferenza stampa col Barcellona: la verità sul bacio dello stemma è che fu un ordine dato dal Barca ai nuovi arrivati e io non volevo cominciare col piede sbagliato”.

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