22 Dicembre 2015

Kallon: “Interista un giorno, interista tutta la vita. Quella squadra era…”

20 reti in 65 presenze con la maglia nerazzurra. Kallon racconta cosa vuol dire essere interisti

In una lunga intervista rilasciata ai colleghi di Goal.com l’ex attaccante dell’Inter Mohamed Kallon ha ricordato la sua esperienza in nerazzurro: “Quando arrivai all’Inter ero felicissimo, perché a quei tempi giocare nel campionato italiano era il sogno di qualsiasi giovane che voleva diventare calciatore. Quella era una grandissima squadra e io ero molto emozionato; dopo un po’ di imbarazzo i ragazzi mi hanno messo subito a mio agio, mi davano consigli e mi aiutavano. L’Inter per me è stata una seconda famiglia, devo tanto ai miei compagni e ai dirigenti. Sono stato in giro per l’Italia sempre in prestito, giocando anche a Bologna con Baggio, uno dei migliori giocatori che il calcio italiano abbia mai prodotto; lo guardavo e lo studiavo in allenamento per imparare qualcosa da lui, ma era impossibile da copiare. Pirlo? Lo considero un fratello perché passavamo parecchio tempo insieme quando abbiamo giocato all’Inter e alla Reggina. Già all’epoca aveva delle qualità enormi, anche se è esploso più tardi con il Milan.

Nel 2001 sono rientrato all’Inter dove c’erano grandi calciatori ma anche un grande gruppo, con Ronaldo, Zanetti, Vieri, Recoba, Materazzi. Abbiamo perso lo scudetto all’ultima giornata e la semifinale di Champions contro il Milan, ma a quel tempo eravamo forse la squadra con più campioni in tutti i reparti. Se pensi che in porta c’era Toldo, secondo me uno dei più forti portieri al mondo al tempo… Ho giocato anche con Batistuta, Adriano, Stankovic, come fai a sceglierne uno? Il 5 maggio? C’era molta delusione perché, per quello che avevamo fatto vedere in campo in quella stagione, avremmo certamente meritato di vincere il titolo. Purtroppo non ci siamo riusciti, questo è il calcio e bisogna accettarlo. Quell’ esperienza mi ha insegnato che non bisogna mai mollare e si deve lottare per l’obiettivo fino alla fine, senza dare nulla per scontato. E’ stata una dura lezione ma mi è servita molto. Nel 2005 sono andato via, è stato difficile lasciare l’Inter ma quello era il momento adatto. Ma seguo sempre questa squadra perché quando sei stato interista una volta lo sarai per sempre; poi Toldo mi chiama sempre per giocare con l’Inter Forever ed è sempre una grande occasione per incontrare nuovamente vecchi amici.