17 Febbraio 2018

L’Intertinente – Continuità, esclusioni, talento: le prerogative della cura spallettiana

Una rubrica per rafforzare un concetto: l’impertinenza di essere nerazzurri

La positiva coerenza dei risultati è l’unico antidoto per riemergere: dopo la ritrovata vittoria di domenica scorsa, la certezza che non si possa più incorrere in sbandamenti generali, è propria di tutto l’ambiente interista. Seppure nella concitazione delle stoccate da smistare a destra e a manca – la replica a Di Francesco e le puntualizzazioni sul sempre burrascoso trascorso con Totti, ma non solo -, anche la conferenza stampa di Spalletti ha predicato perseveranza e tranquillità, quali indicazioni per dare continuità alla gara interna con il Bologna.

Il Genoa è avversario ostico: al di là di precedenti non incoraggianti – l’ultimo trionfo nerazzurra contro il Grifone in trasferta risale alla stagione 2011/2012, a cui sono succeduti un pareggio e quattro sconfitte di fila -, il nuovo corso di Ballardini ha instillato entusiasmo e garanzia, e genericamente il campo di Marassi è risultato funesto per i colori nerazzurri negli anni recenti, come detto.

Ad ogni modo, l’Inter appare ringalluzzita dalla prova contro i felsinei, e il riassetto tattico proposto da Spalletti potrebbe rinnovare gli ingranaggi e rinfrescare le annaspanti energie dei sin qui inamovibili Candreva e Perisic, che meno di una settimana fa ha dimostrato nuovamente d’essere in riserva di brillantezza. Malgrado la giovane età per uno e gli acciacchi fisici per l’altro ne condizionino titolarità incontrovertibili, Karamoh e Rafinha sono gli attuali assi nella manica dell’allenatore di Certaldo, che grazie al loro estro e alla stravaganza dei rispettivi colpi consentono di puntare sulla sfrontatezza e sulla imprevedibilità.

Comunque, è bene cogliere pure gli spunti meno lieti dalla vittoria sugli uomini di Donadoni: il gruppo è apparso vittima delle paturnie mentali di un croato dal dubbio talento e dalla spocchiosa ed irriguardosa personalità, soggetto all’integralismo tattico di un gestore sicuramente valido quale è Spalletti ma che sovente stenta ad adattarsi all’inerzia delle gare e non comprende quanto deleteria possa essere la caparbietà di affidarsi ad elementi di totale inadeguatezza – leggi Brozovic, appunto – ed affetti da patologica incostanza – vedi Perisic -, ed aggrappato ai lampi di classe di un singolo che si alterna una domenica dopo l’altra.

Praticamente, in questo preciso periodo, l’Inter è un terreno minato ove ogni passo potrebbe risultare fatale per la volata finale, e il dato più indicativo è che, dopo due mesi senza vittorie, occupi il terzo posto, con un trimestre di campionato a dividerla dalla conclusione: giusto per sottolineare una volta ancora la pochezza tecnico-qualitativa del Calcio italiano. Dunque, che l’inversione di tendenza sia definitiva: il tempo è scaduto.

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