26 Maggio 2015

Icardi: “L’Inter è da sempre la storia del calcio. L’anno prossimo al top. Voglio finire la mia carriera con…”

 

E’ un Mauro Icardi a tutto campo quello che si racconta nell’ampia intervista concessa a Canal Plus, dove parla della sua carriera e della sua Inter.

Ripercorre i suoi albori calcistici nelle fantastiche Canarie, per poi passare alla parentesi blaugrana con il Barcellona fino allo sbarco a Genova, sponda blucerchiata; fino ad arrivare, ovviamente, a giocare a San Siro con la pesante maglia numero 9 dell’Inter sulle spalle: “Il Barcellona mi ha scoperto in un torneo a Tenerife a cui io partecipavo con la maglia del Vecindario. Giocammo la finale contro l’Espanyol e vincemmo il torneo e da lì tutti i top club spagnoli, Barça, Real, Valencia, mi hanno contattato. Fu una decisione difficilissima, ma io essendo un bambino la presi a cuor leggero. Nel Barcellona c’erano Messi, Eto’o, Ronaldinho, i giocatori che ammiravo e che vestivano la maglia della squadra che tifavo: il Barcellona. Quando ci fu questa opportunità di andare alla Masìa non ci pensai molto e scelsi loro”. 

Dopo il Barcellona, Maurito sceglie l’Italia e la Sampdoria, con l’obiettivo di ottenere la definitiva consacrazione nell’esigente palcoscenico calcistico. Consacrazione avvenuta con la magica doppietta allo Juventus Stadium, con un’eroica Samp che, in dieci uomini, riuscì clamorosamente a ribaltare la partita: “Quella è stata la gara in cui sono esploso. Giocare contro la Juve in quello stadio era una nuova esperienza. Io ho fatto solo il mio dovere, sono rimasto tranquillo e ho fatto doppietta a Buffon per vincere quella partita”.  

Eccoci, quindi, all’attualità. Eccoci all’Inter: “Per me l’Inter è una delle più grandi squadre al mondo. Aveva appena vinto tutto e da sempre è la storia del calcio. Non ebbi alcun dubbio nel trasferirmi a Milano. Qui gioco sempre e aiuto la squadra segnando molti gol, ma nonostante questo l’Inter non si trova dove meriterebbe di stare come squadra. Adesso ci stiamo riassestando dopo l’addio di molti campioni che qui hanno vinto tutto e quindi dobbiamo solo aspettare l’anno prossimo per essere di nuovo al top. Contro il Sassuolo perdemmo 3-1 e tutti perdemmo la testa. La mia rabbia nacque dal fatto che regalai la maglia ad un bimbo in prima fila in mezzo a tanti adulti. Quello che più mi fece arrabbiare è che strapparono dalle mani del bimbo quell’indumento per ributtarlo in campo. Mi partì l’embolo (ride, ndr), ma è passato tutto. Il cucchiaio a Napoli? Presi la decisione con Guarin perché sappiamo che sono un ragazzo freddo. Quando finirò la mia carriera sicuramente vorrei giocare con il Newell’s per vedere quello che si prova a giocare davanti a quei tifosi”. 

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