22 Novembre 2018

Nainggolan: “Con il Belgio ho chiuso, mi hanno raccontato scuse patetiche. Vi racconto com’è andata veramente con loro”

Il centrocampista nerazzurro ha parlato della fine del proprio rapporto con la nazionale dei Red Devils ai microfoni di ESPN

Radja Nainggolan ha concesso una lunga intervista ai microfoni di ESPN, all’interno della quale ha raccontato la sua verità sulla fine del rapporto con la nazionale belga, lasciata dopo l’esclusione dal Mondiale in Russia. Vi riportiamo di seguito le sue parole:

“Sono un uomo di parola, non torno in nazionale. Avevo detto che se non fossi andato al Mondiale avrei smesso e sono un uomo di parola. Gioco il mio calcio qui, all’Inter, con tanto amore per quello che faccio, ma ho una vita diversa fuori dal campo qui. Se mettessero un nuovo allenatore domani e mi dicesse ‘vieni, vieni’, direi comunque no. Perché quando prendo una decisione la mantengo. Non è che non sia interessato finché c’è questo allenatore in carica, quando dico che è finita è finita perché ci ho pensato bene.

Ogni volta che c’è una pausa per le nazionali, ho quattro-cinque giorni liberi e sono felice di potermi concentrare sull’Inter e altre cose. E’ stata una bella esperienza, ho disputato un grande Europeo ed è abbastanza. Sono state grandi esperienze a livello personale. Sono un fan dei miei connazionali, mi piacciono tutti e ho un grande rapporto con tutti loro, è solo che ci sono cose che non posso accettare, alcune decisioni prese su di me.

Ero molto, molto deluso dal fatto di aver giocato un grande Europeo ed essere stato scartato per nulla. Vedo le cose in maniera diversa: nel Belgio c’erano calciatori che non giocavano neanche nei loro club e venivano comunque chiamati. Io giocavo 50 partite e venivo comunque lasciato fuori. Non ho mai chiesto di giocare, meritavo solo di essere lì al posto di altri.

Ci sono state poi scuse, ma erano tutte patetiche. Perché giocavo 50 partite con la Roma se conducevo la stessa vita per cui venivo criticato? Penso sia sbagliato quando le persone parlano senza averlo fatto prima con me. Devi dirmi le cose in faccia, si può parlare e poi stringermi la mano e non chiamarmi più, ma avrei può rispetto per te che per qualcuno che non lo fa.

Le persone dicono cose e tristemente nel calcio, come nella vita, quando ti appiccicano un’etichetta sei sempre individuato come quella persona. Prima di prendermi, le persone diranno sempre questo e quello, ma se non mi vuoi è ok. Non sono un cattivo ragazzo. Penso che tutte le persone che mi conoscono diranno che ho il cuore più grande di chiunque altro conoscano. Mi piace far sentire bene le persone intorno a me, perché questo è il modo in cui sono cresciuto”.

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