17 Ottobre 2018

Nainggolan: “Io sono un leader per natura. Inter società preparata e presente, a Roma il presidente non c’è mai…”

Seconda parte dell'intervista rilasciata dal centrocampista belga a La Gazzetta dello Sport

Dopo aver trattato il tema legato al derby, con il paragone tra le due squadre e tra Icardi e Higuain, nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport Radja Nainggolan è tornato sul suo periodo alla Roma, spiegando il suo punto di vista in merito alla fine del rapporto con la società giallorossa e le differenze tra quest’ultima e la società nerazzurra.

Spalletti sostiene: “Da Nainggolan ho 3-4 strappi a partita, di solito ne fa 20-30”.
“So cosa vuole da me. Ho pagato l’infortunio, ma sto arrivando al massimo, manca poco”.

Come andò in quelle notti insieme a Trigoria?
“Un giorno mi prese da parte e mi disse: “Qui c’è da cambiare qualcosa. Ti voglio proteggere, ora dormi 4-5 giorni nel centro sportivo”. E io: “Va bene, accetto”. Arrivai in ritiro e lui era presente. Rimasi colpito, mi fece piacere: aveva rinunciato al suo tempo libero per stare con me. Lui sa come prendermi. Sì, ho i miei lati negativi, faccio ragionamenti particolari dovuti al mio passato. Ma mi piace vivere sempre al massimo”.

Filosofia forse un po’ rischiosa.
“Le faccio un esempio: dopo la partita l’adrenalina è a mille, impossibile dormire. E allora, piuttosto che stare a casa davanti alla tv fino alle 5, perché non posso uscire con gli amici? Mi rilasso molto di più, tanto a casa non dormirei comunque”.

Le foto con Fabrizio Corona?
“Era una serata tranquilla, lui era lì, che dovevo fare? No, non  mi ha dato fastidio la storia”.

In altri campionati, la Premier ad esempio, c’è meno attenzione al calciatore fuori dal campo. Non è mai stato attirato da questa esperienza?
“Ho avuto la possibilità, a 28-29 anni. Ma avrei dovuto cambiare cultura, ho fatto sempre le mie scelte in base alla qualità della vita”.

La fine del rapporto con la Roma, però, è stata forzata.
“È finita non per colpa mia, almeno non del tutto. Sono rimasto deluso da alcuni comportamenti che come uomo non posso accettare. Io ho sbagliato, di sicuro, come quel video di Capodanno… però loro hanno fatto le cose senza dirmi niente. E invece da uomini veri ci si parla in faccia. La Roma voleva incassare soldi dalla mia cessione. Ho scoperto dopo che erano d’accordo con club stranieri che non avrei mai accettato, mi sono sentito trattato come un
giocatore non importante, hanno fatto le cose alle mie spalle. A quel punto mi ha chiamato Spalletti e non ci ho
pensato un attimo. All’inizio avevo rimpianti, ma qui sono stato accolto benissimo”.

Qual è la differenza tra i due club?
“Qui ho trovato una società molto preparata, ci sanno fare, sono tutti presenti. Steven Zhang è sempre qua. A Roma il presidente viene una volta all’anno… e io penso che una persona dovrebbe essere presente alla guida di una sua azienda. Sarebbe importante anche per i tifosi: ogni anno cambiano 3-4 giocatori importanti. Magari se ci fosse il presidente potrebbe spiegare meglio il perché di alcune scelte”.

Tornando a Spalletti: come la convinse a fare il trequartista?
“Non mi parlò mai di trequartista. Mi disse: “Tu sarai il centrocampista aggiunto”. Aveva paura che se mi avesse definito trequartista, io avrei smesso di rientrare”.

Si sente il leader di questa Inter?
“Sono un trascinatore per natura, specialmente nelle difficoltà. È quando non vinci che devi dare l’esempio al compagno, dargli un tackle e un motivo in più per crederci”.

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