10 Aprile 2017

Pellizzari: “Con de Boer si saprebbe a chi dare la colpa. Pioli oppure Inter non all’altezza?”

Questa l'analisi del giornalista del Corriere della Sera

“Ci fosse stato ancora Frank de Boer sarebbe stato più facile spiegare la disastrosa sconfitta dell’Inter a Crotone: tutta colpa dell’allenatore olandese, nei bar sport (veri e metaforici) del nostro Paese considerato totalmente impreparato sul calcio italiano, come un dilettante qualsiasi”. Parte con questa battuta l’analisi di Tommaso Pellizzari sulla sconfitta maturata ieri contro il Crotone e sulle reali capacità di Stefano Pioli e degli uomini a sua disposizione. Dalle colonne del Corriere della Sera, il giornalista continua così:

“È una condanna che il tecnico emiliano si porta dietro dall’inizio della sua carriera, anche se non è chiaro su quali basi, visto che (prima di arrivare in nerazzurro) ha allenato Sassuolo, Chievo, Bologna e Lazio. Con tutto il dovuto rispetto, non è chiaro quale di queste squadre sia una grande. Né si capisce che cosa di male abbia fatto Pioli in ciascuna di queste squadre, tutte protagoniste di ottimi campionati (e la Lazio addirittura andata ai supplementari di una finale di Coppa Italia). Ma non c’è niente da fare. Pioli è arrivato all’Inter con questa nomea e le ultime tre partite di campionato (1 punto tra Torino, Sampdoria e Crotone) più le sconfitte contro Napoli, Juventus e Roma sembrerebbero la classicissima profezia che si autoavvera”.

CAMBIO IN PANCHINA… – “A giugno si dà all’Inter il quarto allenatore in dodici mesi? In altri termini, si prosegue nella linea secondo la quale la rosa è ottima: Icardi è qualcosa di simile a un fuoriclasse e un trascinatore; Perisic è un giocatore da 60 milioni e Gabigol da 30 eccetera eccetera. Si tratta perciò solo di trovare l’allenatore giusto, che sappia finalmente far rendere un gruppo di campioni per quanto effettivamente vale”.

…OPPURE ROSA NON ALL’ALTEZZA? –Un gruppo la cui forza è tale da dipendere da un calciatore di 23 anni, arrivato all’Inter a gennaio, e cioè Roberto Gagliardini: senza di lui, zero punti in due partite. Quindi, ecco la seconda possibilità, che ha anche il vantaggio non secondario di smontare automaticamente il teorema-Pioli: iniziare a mettersi in testa che questa Inter non è una grande squadra. Non lo è a livello societario, perché non basta avere una grande storia alle spalle e molti soldi a disposizione. E non lo è a livello dei giocatori, molti dei quali probabilmente parecchio sopravvalutati e che partite orrende come quella di Crotone le hanno giocate (pari pari) quando in panchina c’erano sia de Boer che Mancini”.

DECISIONI SOCIETARIE –La proprietà degli ultimi anni (Moratti, Thohir e Suning) ha un elemento in comune: l’incapacità di tutelare l’allenatore  che via via si sono andate a scegliere. Passano gli anni, ma all’Inter non sembra esserci nessuno in grado di capire che, senza la società che lo difenda, anche il più bravo degli allenatori non può sperare di farcela. A meno che non sia così bravo da difendersi da solo. Ma uno così nasce ogni mezzo secolo (e vince Coppe dei Campioni o realizza triplete). Un’eccezione a regole che – in casa Inter – sembrano inspiegabilmente immutabili”.

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