23 Febbraio 2017

Pioli: “Mi sentivo pronto per l’Inter. Champions? Peseranno gli scontri diretti. Su Gabigol…”

L'allenatore nerazzurro ha parlato degli obiettivi stagionali della squadra ed espresso la propria opinione su alcuni giocatori
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Intervistato dal Corriere della Sera in vista del match tra Inter e Roma, Stefano Pioli ha affrontato diverse tematiche tra cui la corsa per un piazzamento in Champions League e l’opinione personale su alcuni giocatori della rosa.

CHAMPIONS – “Peseranno molto gli scontri diretti. La quota Champions dell’anno scorso era 80 punti, questa volta rischia di essere più alta. Il cartello delle 13 vittorie? I cartelli sono un modo per motivarci. Avendo girato a 33 punti, è lo spunto che abbiamo trovato dopo la sconfitta di Torino“.

JUVENTUS – “Cosa ho detto a fine gara? Che la squadra c’è. Alla fine l’ha condizionata l’ultimo corner a fine primo tempo, da cui è nato il vantaggio della Juve. Senza quell’errore potevamo vincere. È stata una nostra grave disattenzione, i dettagli fanno la differenza“.

INTER – “Quando si subentra il problema è che non conosci bene le persone. I calciatori dell’Inter li conoscevo, ma è fondamentale capire i caratteri, con chi hai a che fare. Prima lo fai, meglio è. Devi essere sveglio e veloce, il tempo è poco. Bisogna lavorare sul gruppo e sulla mentalità. L’Inter ha una base di alto livello, con un giusto progetto e investimenti efficaci può raggiungere Juve, Roma e Napoli“.

GAGLIARDINI – “Mi aspettavo questo impatto. Lo seguivo dai tempi del Vicenza: è sempre dentro la partita, ha senso di posizione, gioca un calcio semplice, efficace. Al primo giorno di allenamento ho capito che non avrebbe sentito il passaggio dalla provincia a un top club. Mi auguro diventi uno da 7, 8 gol a stagione“.

ICARDI – “Lui è il migliore centravanti che ho allenato insieme a Miroslav Klose. Miro amava di più svariare, abbassarsi fra le linee, Mauro è un fenomeno ad attaccare porta e profondità: gli serve una squadra che verticalizza“.

GABIGOL – “Quando sono arrivato faticava a reggere intensità e continuità in allenamento, ora lo fa. Un ragazzo giovane e reclamizzato aveva e ha ancora bisogno di tempo per calarsi in un ambiente diverso e tatticamente complicato“.

LA CHIAMATA – “Mi sentivo pronto. Sentivo che il mio percorso era compiuto e che lo sbocco naturale era una grande squadra“.

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