22 Novembre 2018

Spalletti: “Il nostro nemico era la mancanza di fiducia, la Champions è stata la nostra fortuna. Modric? Con lui si diventa fortissimi”

La prima parte dell'Intervista rilasciata dal tecnico dell'Inter

Dopo la sosta di due settimane, Luciano Spalletti è già carico per entrare in quella che si prospetta come la fase più delicata del calendario nerazzurro in questo inizio di stagione. Da Frosinone in poi, l’Inter dovrà infatti affrontare squadre di altissimo livello come Totthenam, Juventus, Roma e Napoli, rivelando le sue vere intenzioni sia in Campionato che in Champions League. Intervistato quest’oggi sulle pagine del Corriere della Sera, il tecnico toscano ha usato queste parole per descrivere l’evoluzione della squadra dopo il ritorno nell’Europa che conta: “Il nemico maggiore era la mancanza di fiducia. Ho cercato di far capire ai calciatori che tutti eravamo di fronte allo stesso ostacolo e lo avremmo potuto superare solo come Inter e non come Perisic, Icardi o Miranda. Aver raggiunto la Champions ha convertito la rassegnazione in entusiasmo. La squadra è in evoluzione, ma so già che non arriverà mai a essere come quella che è nella mia testa: quando ci si avvicina, mi viene naturale alzare l’asticella e pensarla ancora più forte”. Ecco la prima parte dell’intervista.

In questi 17 mesi ha sentito la pressione dell’Inter, la paura di poter essere esonerato: come ci convive e la gestisce?
“È il contesto dove sei nato a fare la differenza. Quando sei Floyd Mayweather sai che farai il pugile. Quando nasci Manny Pacquiao non lo sai se farai il pugile, ma se poi uno così lo diventa andarci contro è come combattere con una corazzata. Se sento le pressioni? Dopo l’Empoli ho preso l’Ancona, che veniva da 13 sconfitte. Se inizi dal mio contesto, la paura la trovi sul bordo della strada. La sento fin dalla prima panchina e spero di sentirla a lungo. Quando non la avverti più sei piatto, non dai niente. Se non gestisci stress e pressioni non puoi vincere, perché non gestirai neppure il successo”.

In estate si è parlato di Modric. All’Inter per colmare il gap con la Juve quanti giocatori di quel livello occorrono?
“Parliamo di un livello di calciatori fatti e capaci di insegnare agli altri come si fa. L’inserimento di top player è la scorciatoia per diventare fortissimi”.

L’Inter infila sette vittorie e poi cade contro l’Atalanta. Qual è il lavoro da fare?
“Lazio-Inter dello scorso campionato, per come si era messa, aveva i connotati per far pensare a un nostro tipico blackout. Abbiamo trasformato un eventuale buio nel più luminoso fascio di luce verso la Champions. I vantaggi degli avversari scaturiscono dalle nostre rinunce, in quel caso non li abbiamo alimentati. Capita di non farsi trovare pronti dopo un filotto, significa che ho sbagliato le scelte”.

All’Inter ha prima ricostruito, ora sta costruendo: qual è il traguardo ultimo?
“C’è un progetto ambizioso per un castello che non sia di carte, ma di mura solide. Il traguardo? All’Inter è concesso stabilire le tappe, ma è vietato porre limiti alla posizione del traguardo finale: si vuole andare più in là”.

Lei ha una media punti alta, ha sviluppato un suo calcio, raggiunto gli obiettivi per cui è stato chiamato: in carriera ha ricevuto il giusto?
“Il mio resoconto di quanto fatto fino a oggi è in pari: mi sento artefice dei miei successi e di quanto non sono riuscito a raggiungere. La domanda da porsi non è se siamo soddisfatti di quanto ricevuto, ma se siamo a posto con noi stessi per quel che potevamo dare. Io sì. Canta Ivano Fossati: ‘Niente di più in fondo… tutto questo è già più di tanto’.

Ha più la personalità del costruttore o del rifinitore?
“Passo da una fase creativa alla consistenza e alla solidità dell’esecuzione. Il termine personalità viene dalle maschere che a teatro mettevano gli antichi romani. Ha personalità chi è capace di calarsi in più ruoli. La doppia faccia non è falsità, ma una qualità che ti fa assumere quella giusta nella situazione giusta. Se sono un fantasista devo essere spensierato, però poi se devo rincorrere ho bisogno di uno sguardo feroce”.

Stagione 99-2000, a Venezia. Zamparini presidente, Marotta dg e Spalletti tecnico fu esonerato due volte. Come sono i rapporti con Marotta?
“Era ed è mio amico, uno che fa gruppo, squadra: un trequartista. Stava con me. Per quel che riguarda gli esoneri c’è poi il professionista… Zamparini”.

Spalletti è il dirimpettaio della follia’. E ancora. ‘I suoi comportamenti però sono spesso deviati da paure preventive’. Le ha dette Walter Sabatini. Ci si riconosce?
“È un po’ così: la grande intuizione è confinante con la follia. Se invece cercare di capire cosa mi sta per succedere significa avere paure preventive, allora sì sono io. La paura se vuol venire è benvenuta, ma è un’emozione come le altre. Se viene da me gioca con le mie regole, è sotto controllo. È il pericolo fuori controllo, la paura no: riguarda il futuro, la costruisci tu. Un calciatore dell’Inter, con i tifosi che ha dietro, non può giocare nell’Inter se ha paura”.

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