24 Maggio 2018

La stagione di…Spalletti: l’allenatore da Champions che ha riportato l’Inter dove merita

Alti e bassi nella sua prima stagione in nerazzurro, ma alla fine il tecnico di Certaldo ha portato l'Inter in Champions League

Nel calcio, la scienza inesatta per eccellenza, può capitare che la stagione si decida in un istante. Ma per arrivare al dunque, c’è da fare una sorta di ripasso generale delle cose di casa Inter. L’estate interista in effetti è stata molto travagliata: Pioli dopo un’ottima partenza a cavallo tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 inanella una serie di sconfitte, più o meno clamorose, che portano la società ad esonerarlo. Per il sostituto sembra esserci un vero e proprio all-in su Antonio Conte, ma l’allenatore italiano dopo un lungo tira e molla decide di rimanere al Chelsea. L’alternativa si chiama Luciano Spalletti e viene ufficializzata in data 9 giugno. Queste le sue primissime parole in nerazzurro: Voglio riportare l’Inter a contatto con la propria storia, l’identità della squadra deve essere sempre ben visibile”. L’avventura era appena iniziata.

L’incredibile partenza

Il precampionato sorride alla banda Spalletti, che vince l’International Champions Cup nei mesi estivi. Il campionato si avvicina, ma dei campioni promessi non vi è ombra: Suning, il tempo poi spiegherà chiaramente perché, decide di non investire quantità astronomiche sul mercato. Gli uomini in più sono Skriniar, Dalbert, Padelli, Cancelo, Borja Valero, Vecino e Karamoh. D’altra parte però rimangono ad Appiano Icardi e Perisic, due giocatori che sembravano destinati a lasciare l’Italia. Spalletti non si lascia influenzare da queste vicende e dà il massimo per la sua Inter: la vittoria per 3-0 con la Fiorentina anticipa il trionfo di Roma, dove i giallorossi si arrendono per 1-3. Vittorie importanti anche quelle contro Spal, Crotone, Genoa e Benevento, che permettono all’Inter di arrivare al Derby con il Milan da favorita: il campo incoronerà i nerazzurri come vincitori con il risultato di 3-2.  E’ il secondo grande successo di una stagione iniziata con il vento in poppa. Merito questo per grossa parte del nuovo tecnico che sembra aver riportato a Milano una mentalità ormai sconosciuta. La squadra passa indenne il test-Napoli e vince anche contro Samp, Hellas, Cagliari, Atalanta e Chievo mentre i cugini pareggiano contro il Benevento grazie a Brignoli. Alla 16esima c’è la Juventus e la partita si chiude sullo 0-0: Spalletti sembra aver portato i nerazzurri a livelli dimenticati. Ma così non è.

Le difficoltà invernali

In un San Siro in clima natalizio e sulle note di Inter Bells la squadra cade per la prima volta dopo 16 giornate: con l’Udinese finisce 1-3 per gli ospiti. E’ l’inizio di un periodo da incubo: la vittoria manca per ben 7 partite contro avversari certamente non proibitivi come SPAL, Crotone e Sassuolo. Aggiungeteci anche l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Milan in un Derby natalizio. Nel mezzo i pareggi con Lazio e Roma per rendere il tutto leggermente meno amaro. La perla di Karamoh con il Bologna sembra riaccendere la luce, ma l’immediata sconfitta successiva con il Genoa rende effimera la gioia del francese. La squadra rialza la testa con il Benevento in casa con Skriniar che carica l’ambiente. L’improvvisa morte di Davide Astori fa slittare il Derby di ritorno, previsto inizialmente per il 4 marzo. Ed proprio in questo momento che Spalletti, forse, compie un autentico miracolo.

La rinascita e la gioia finale

Il rientro in campo avviene l’11 marzo, nella settimana del 110° compleanno della società Inter. A San Siro arriva il Napoli che sogna lo scudetto. Per molti la partita è già chiusa in partenza, con i nerazzurri destinati a subire un’imbarcata storica. Per tutti meno che per quasi 30 persone. Luciano Spalletti si trasforma nel primo Duca di Wellington (all’anagrafe Arthur Wellesley) marchiato di nerazzurro e manda in campo 11 leoni. Sembra l’Inter di qualche mese prima: unita, coesa, compatta e con l’unico obiettivo di entrare in Champions League. Lo 0-0 sembra rilanciare i nerazzurri che dopo quella prestazione ritrovano la cattiveria necessaria e distruggono la Sampdoria per 0-5 con Icardi assoluto mattatore dell’incontro. La vittoria casalinga contro l’Hellas alimenta i sogni interisti, ma il recupero della gara con il Milan e la trasferta contro il Torino portano solamente 1 punto nonostante le tante occasioni in ambedue le partite. L’incantesimo sembra rompersi del tutto con il pareggio a reti bianche di Bergamo con l’Atalanta, anche perché Lazio e Roma mettono la sesta e rischiano di lasciarsi alle spalle l’Inter. Per l’ennesima volta però Spalletti rivitalizza i suoi che mandano K.O. il Cagliari (4-0) ed il Chievo (1-2) presentandosi al match con la Juventus con entusiasmo e voglia di sorprendere: la gara, senza voler riaprire sterili polemiche, segue un copione non del tutto lineare ed i bianconeri sigillano lo scudetto con una vittoria che combacia, per l’ennesima volta, con quella che sembrerebbe essere la Waterloo nerazzurra. L’unica nota lieta è il buon gioco degli 11 interisti in campo, replicato in maniera perfetta contro l’Udinese (0-4 per l’Inter) ed in parte con il Sassuolo (1-2 per gli emiliani), ma la Champions continua ad essere quasi un miraggio. Ad alimentare le speranze del popolo interista è il Crotone di Zenga che ferma la Lazio e fa tornare decisivo quel Lazio-Inter che tanto sognavano i nerazzurri. A Roma l’Inter sembra arrendersi prima, ma poi Spalletti, con un colpo da grande allenatore, manda in campo Karamoh, Eder e Ranocchia: è anche grazie a loro che la gara termina per 2-3. Ed è anche grazie a Spalletti che l’Inter è tornata dove merita.

I meriti di Spalletti

Per un’analisi completa e realistica bisogna tenere conto di un dato: l’Inter non arrivava in Champions League da ben 6 anni. Il tecnico di Certaldo ha avuto il merito di saper collezionare quanti più punti possibili ad inizio stagione, rendendo così meno pesante il periodo dicembre-febbraio senza vittorie. Frutto questo di un grande lavoro sia dal punto di vista tattico che mentale: è merito suo e del suo staff se oggi quel quarto posto tanto sognato è diventato realtà. Il ‘non mollare mai’ ripetuto come un mantra rispecchia l’anima della rosa: tante apparenti difficoltà ed un’unica immensa gioia. Numeri alla mano Spalletti è il miglior allenatore dell’Inter dal post-Leonardo in poi.

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