19 Aprile 2015

PREPARATI AL MATCH – Tutto su Inter-Milan

C’è un termometro che può funzionare solo in determinati momenti dell’anno, sia che il sole batta sulle pietre di una strada inaridita sia che la neve scenda a ricoprirla per renderla più affascinante. E? un termometro che registra la temperatura solo di qualche milione di persone, divise in tre grandi categorie ma unite nel loro modo di aspettare, sperare e reagire: funziona su una quarantina di uomini in maglietta e pantaloncini, almeno su un?altra decina in giacca e cravatta e poi su una miriade di individui nudi nella loro fede opposta ma sempre sportivamente pronti a confrontarsi. Lo fanno da un secolo, lo fanno da sempre e con il massimo rispetto, perché al di là della rivalità si può aver vissuto una storia simile, fatta di cicli alternati di grandi vittorie e grandi sconfitte, capitani indimenticabili e presidenti ambiziosi, allenatori e giocatori vincenti o mediocri. E se è vero che il calcio va avanti proprio a cicli, probabilmente è vero anche che per il momento Inter e Milan sono lontani dall’aprirne uno; ma la loro forza sta nella consapevolezza di potersi riscoprire grandi ogni volta, nella speranza di ritrovarsi prima o poi a utilizzare quel termometro per avere la conferma che la posta in palio non è sempre ciò che conta di più. Oggi è il giorno della febbre da derby, è il giorno di una città intera, è il giorno del calcio che sa regalare ancora emozioni vere: è Inter-Milan“.

LA STORIA – Quello della 31^ giornata – che si è aperta ieri con il pareggio della Samp e la vittoria-scudetto della Juventus sulla Lazio – sarà il derby numero 212: 104 di essi sono stati giocati “in casa” dai nerazzurri. Il bilancio parla di un equilibrio sostanziale, con 36 successi del ‘Biscione’, a fronte di 34 pareggi e 34 sconfitte; anche il numero di gol (187 totali) è equamente ripartito, con 147 segnature per l’Inter e 141 per il Milan. La gara con più reti nella oltre centennale storia delle due compagini è 6 novembre 1949 e terminò con un 6-5 in favore dei padroni di casa: ai gol di Candiani (2), Nordahl, Liedholm e Annovazzi risposero Nyers (2), Amadei (3) e Lorenzi. La sconfitta più eclatante fu il celebre 0-6 interno patito dagli uomini di Marco Tardelli nel 2001, mentre tra i successi più significativi ricordiamo il 4-0 del 2 aprile 1967, che portò lo scudetto sulla sponda nerazzurra del Naviglio a coronamento di una grandissima rimonta, e il 4-2 del 6 maggio 2012, quando i tre gol di Milito e la perla di Maicon resero vane la doppietta di Ibrahimovic e le speranze rossonere di agganciare la Juventus.

IL PRESENTE – Come già accennato, nonostante le ambizioni e gli obiettivi siano meno prestigiosi rispetto al passato, il derby è sempre una delle partite più sentite del campionato. Ad oggi appare più come un test-verità per i due tecnici: Mancini non si gioca la riconferma per il prossimo anno, ma deve rendere conto dei pochi punti (addirittura meno di Mazzarri) conquistati nelle 19 partite di campionato, seppur a fronte di un gioco a tratti obiettivamente migliore di quello apatico, agonico e di fatto senza alternative proposto dal livornese; decisamente più alto il rischio, invece, che quello di oggi sia l’ultimo derby di Inzaghi sulla panchina del Milan. Probabilmente a fine stagione l’ex centravanti rossonero pagherà i tanti infortuni, una squadra ancor più debole di quella dello scorso anno, l’inesperienza e il non esser riuscito a dare una fisionomia precisa alla sua compagine. Insomma, è il derby della crisi, in pieno stile anni ’10 italiano, che si sintetizza nel “vorrei ma non posso” a tinte rossonere e nel “potrei ma non riesco” tipicamente nerazzurro.

LE FORMAZIONI – Il tecnico di Jesi affronterà il Milan con il consueto 4-3-1-2, ma deve fare a meno degli squalificati Guarin e Brozovic. Davanti ad Handanovic la linea a quattro sarà composta dai due centrali Ranocchia e Vidic, con Juan Jesus adattato terzino sinistro e uno tra Santon e D’Ambrosio sulla corsia di destra; in mezzo al campo è emergenza, tanto che accanto a Medel potrebbero giocare Kovacic, che Mancini non ha mai visto come terzo di centrocampo, e Gnoukouri, giovane primavera che ha esordito con personalità nel finale della gara di Verona; in avanti Hernanes è al momento in vantaggio su Shaqiri per suggerire alle spalle di Icardi e Palacio. In alternativa, se lo svizzero dovesse partire dal primo minuto, il brasiliano potrebbe essere arretrato, mandando in panchina uno tra Kovacic e Gnoukouri. Inzaghi, forse per la prima volta in stagione, ha la possibilità di disporre di quasi tutta la rosa, ad eccezione degli infortunati storici El Shaarawy e Montolivo, e non rinuncia al 4-3-3, che dovrebbe però essere leggermente meno spregiudicato del solito, dato l’utilizzo di Bonaventura come attaccante esterno. Rientrato l’allarme Diego Lopez, lo spagnolo occuperà il suo posto tra i pali; davanti a lui ci saranno Abate, Mexes, Paletta e Antonelli; in mezzo al campo Poli e Van Ginkel agiranno ai lati di De Jong; in avanti Bonaventura, Menez e Honda.

L’OCCHIO TATTICO – Sappiamo bene quanto sia possibile che in un derby saltino gli schemi, ma è anche necessario sottolineare che mai come in sfide come queste i due allenatori danno vita a partite a scacchi infinite, rotte magari dall’episodio di turno che spezza il match. Gli schieramenti di partenza delle due compagini sono forse i più adatti a coprire il campo nella sue totalità, ma è l’approccio che conta: un 4-3-3 senza attaccanti di ruolo può essere pericoloso più di un modulo con quattro punte – sul modello di quello utilizzato ieri dalla Sampdoria, per intenderci -, così come un 4-3-1-2 potenzialmente equilibrato può dar luogo a voragini difensive in stile Inter-Wolfsburg. Per quanto riguarda il derby di stasera, siamo dell’opinione che sarà una partita lenta con fiammate qua e là, magari dovute alla velocità di Menez e alla capacità di inserimento di Honda e Bonaventura o al movimento di Palacio atto a liberare Icardi. Proprio quest’ultimo sarà uno degli uomini più attesi: l’argentino non ha mai segnato nel derby e attende segnali dalla società per il rinnovo contrattuale. Che un gol oggi possa essere l’occasione per mettere la parola fine sulla questione?

di Gianluigi Valente