10 Dicembre 2011

Inter-Fiorentina, la partita della riflessione

Per la 15^ giornata di Serie A si affrontano a San Siro due grandi deluse del campionato, Inter e Fiorentina: dopo il triplice fischio di stasera sapremo per quale delle due l’incubo zona-retrocessione (lanciamo una provocazione) continuerà a imperversare nella mente dei giocatori e dei tifosi. Le due squadre ovviamente non possono essere considerate delle serie candidate alla retrocessione, almeno si spera, anche perché dirlo adesso, quando mancano due settimane al Natale, sarebbe inopportuno. Ma di sicuro le tante difficoltà trovate per il cammino hanno lasciato un senso di smarrimento tanto per gli innamorati del nerazzurro quanto per quelli del viola. Perché se è vero che siamo all’inizio di dicembre, è vero anche che ormai tre mesi della stagione sono volati via, e le due squadre hanno cambiato entrambe allenatore e si ritrovano solo con 14 (Inter) e 16 punti (Fiorentina), troppo distanti dall’Italia calcistica che conta.

NOVITA? INTER ? Nell’Inter, dopo il riposo di coppa, tornerà Julio Cesar fra i pali. Ma il brasiliano non sarà l’unica novità rispetto alla gara di mercoledì, che ha visto protagonisti molti abituali panchinari. Nella lista dei convocati questa volta ci sono anche Maicon e Lucio, tornati disponibili dopo quasi un mese. Anche se il loro utilizzo però non è scontato, perché Mister Ranieri potrebbe decidere di non rischiarli subito per un match intero, visti i problemi muscolari da cui provengono, la sensazione è che i due verdeoro dovrebbero comporre il quartetto difensivo con Nagatomo e uno tra Samuel e Ranocchia.

SOLUZIONI AVANZATE – Vista la squalifica di Zanetti (evento più unico che raro), a centrocampo il tecnico romano dovrebbe schierare Cambiasso e Thiago Motta, Alvarez e Faraoni, pronto a confermare quanto di buono mostrato nelle ultime uscite. Il dubbio riguarda più che altro la disposizione di questi uomini in campo: il giovane argentino potrebbe fare da trequartista nel caso in cui in attacco ci siano Milito e Pazzini, mentre potrebbe rientrare nella linea dei quattro di centrocampo se dovesse giocare Zarate al posto del Principe. Unico certo del posto in avanti proprio il Pazzo, in cerca del riscatto dopo l’erroraccio di sabato scorso contro l’Udinese.

VIOLA SBIADITO ? La Fiorentina si presenta a San Siro priva di quello che fino a poco tempo fa era il suo centrocampista simbolo, Riccardo Montolivo. L’azzurro ha accusato un problema alla coscia che lo terrà lontano dai campi di gioco per circa 7-10 giorni. Per questo Delio Rossi starebbe pensando di schierare la sua squadra con un nuovo modulo, un 4-4-2 sconosciuto ai viola, con Behrami e Munari incontristi centrali a supportare le ali Vargas a sinistra e Romulo a destra. Proprio questa è la novità più importante per gli ospiti, vista anche l’assenza di Cerci e la complessità della gara, l’allenatore viola starebbe pensando di rinunciare al trequartista in favore di uno schermo maggiore per la difesa. In avanti giocherebbero così Gilardino e il giovane montenegrino Jovetic: l’Inter deve guardarsi proprio dalla fantasia e dall’estro di quest?ultimo, miglior realizzatore tra i toscani con sei reti,.

BRACCIO O MENTE? ? Nel guardare le partite di Inter e Fiorentina notiamo un punto in comune: sia con Mihajlovic che con Delio Rossi la manovra dei viola è sempre stata tanto avvolgente e ariosa quanto lenta. Nel modulo a tre punte del tecnico serbo Jovetic e Cerci erano gli unici a garantire imprevedibilità, saltando l’uomo e cercando la porta; con il cambio di allenatore e di modulo il copione non è variato più di tanto, perché se da un lato si ha maggiore copertura a centrocampo (maggiore utilizzo di Munari), dall’altro le caratteristiche dei singoli sono sempre deputate a costruire gioco in maniera compassata, come se mancasse quell’accelerazione decisiva nei momenti importanti. La Fiorentina è molto più mente che braccio in questo senso. Proprio come l’Inter, squadra che senza i suoi pezzi migliori (Sneijder e Maicon su tutti) non riesce quasi mai a cambiare di passo e a impensierire l’avversario se non dopo numerosi e talvolta inutili tocchi: la palla gira lentamente da una parte all’altra sperando che sia proprio lo spostamento di questa a liberare gli spazi e non quello dei giocatori.

SPERANZA – Ciò che ci aspettiamo, dunque, è una partita con ritmi non troppo accelerati, anche se i nerazzurri ci hanno abituato a grandi avvii. Ma l’aspettativa non deve coincidere con l’intima speranza di assistere a una partita comunque viva, in cui ogni singolo dimostri la propria voglia di appartenere a un gruppo convinto e deciso a spostare dalla propria parte l’equilibrio del match. Serve una buona mente, questo è vero, ma anche il braccio vuole la sua parte.