21 Ottobre 2011

Solidità e velocità: ecco le armi del Chievo

Inter-Chievo, per i nerazzurri, dovrebbe essere la partita della svolta, una di quelle partite che servono a mettere la freccia e a girare definitivamente per imboccare una strada diversa. La gara vedrà opposte una big e una provinciale, un match potenzialmente dagli esiti scontati. Ma che il Chievo abbia ormai abbandonato i panni della squadra piccola è risaputo, e per la verità provinciale non lo è mai stato. Già alla prima gara a San Siro, nel dicembre del 2001, aveva proposto un calcio inaspettatamente spregiudicato per gli standard di una neopromossa, riuscendo a vincere quella gara 2-1 e a portarsi in vetta a quel campionato. Dieci anni sono passati da quella partita e tantissime cose sono cambiate.

SOLIDITA? ? Il Chievo dei primi anni di Serie A giocava un calcio frizzante, con la palla che volava sulle ali Eriberto (o Luciano) e Manfredini. Da tempo la squadra di Verona ha abbandonato quel sistema di gioco, in favore di un gioco che mette in evidenza una grande solidità. E questo si esprime non solo a livello di risultati (negli ultimi anni la compagine veneta ha subito quasi sempre meno gol delle dirette avversarie per la salvezza), ma anche per il tipo di gara che la squadra di Di Carlo riesce a impostare. Si può dire, infatti, che di solito i Clivensi nella singola partita subiscano molto poco l’avversario, concedendo davvero poco campo e occasioni da gol e riuscendo ogni volta intasare la manovra della squadra avversaria. Ciò è accaduto anche nella gara del Meazza dello scorso campionato, vinta dai padroni di casa2 a 0, ma dopo una lunga sofferenza. A dispetto del reale potenziale di Inter e Chievo, sicuramente è lecito aspettarsi una gara molto bloccata.

PACCHETTO ARRETRATO ? Il Chievo di Mimmo Di Carlo può contare sull’affiatamento di un reparto difensivo che ormai gioca insieme quasi sempre con gli stessi elementi da qualche anno. E se in estate è stato ceduto un perno come Mantovani, tuttavia i titolarissimi di oggi non sono nuovi nell’ambiente veronese. Frey, Mandelli, Sardo (che sarà assente con l’Inter), Cesar e Jokic proteggono la porta di Sorrentino, che ha superato le 100 presenze in maglia gialloblù, e che ormai è una certezza, come ha dimostrato in questo avvio di campionato.

GRINTA A CENTROCAMPO ? Ma il vero reparto che contribuisce a dare solidità è il centrocampo. Aspetto fondamentale in quanto la fase difensiva in ogni squadra non può essere compito dei quattro difensori di turno. Di conseguenza la linea mediana del Chievo, composta di solito da tre giocatori, ha la capacità di supportare al meglio il lavoro dei compagni arretrati. Il perno del centrocampo è Luca Rigoni, da tre stagioni in gialloblù, un incontrista che non disdegna anche l’appoggio in fase offensiva. Novità sono invece Hetemaj, prelevato in estate dopo una buona stagione al Brescia, lo statunitense Bradley e Vacek. Di Carlo alterna di solito questi ultimi accanto a Rigoni per dare corsa e fisicità costante alla squadra. Dietro le due punte agisce un trequartista tra Cruzado e Sammarco (l’anno scorso al Cesena). Il primo è stata una delle rivelazioni del Perù semifinalista in Coppa America in estate, ma sembra che in Italia debba ancora esprimere tutto il suo potenziale; il secondo invece è uomo d?esperienza e può essere utile anche per dare maggiore copertura.

ATTACCO CERTEZZA ? Di certo non sarà un attacco atomico, ma quello composto da Pellissier e compagni non è assolutamente da meno rispetto ai reparti offensivi delle altre squadre medio-piccole. Anzi è proprio l’eterno Pellissier la punta di diamante dell’attacco del Chievo ed è grazie a lui che le cose sembrano funzionare sempre meglio in fase offensiva. Oltre a finalizzare, infatti, l’aostano crea gioco, si muove, svaria su tutto il fronte, favorendo rapide ripartenze, e smista palloni importante per il compagno di reparto di turno. Il tecnico dei veronesi infatti può scegliere di affiancare al numero 31 uno tra Thereau, Moscardelli e Paloschi. Naturalmente la prima soluzione (quella più frequente) fa leva anche sulle capacità aeree del francese, mentre la seconda porta maggiore fisicità. Paloschi potrebbe essere invece la promessa per il futuro, come si vocifera da anni ormai. Al campo l’ardua sentenza.