1 Settembre 2013

Catania-Inter, la lavagna tattica: esterni fondamentali, Ricky e Fredy tocca a voi!

Si riparte dal Massimino, con i vecchi fantasmi da scacciare e le nuove speranze da alimentare. Il calendario ha riservato un esordio in trasferta ostico per i colori nerazzurri che rappresenta nel contempo un banco di prova interessante e di tutto rispetto per mettere in luce i passi avanti mostrati sul piano della solidità. Due nuove idee di gioco da assimilare, il ridimensionamento degli obiettivi opposto da una parte all’altra, il cuore argentino che pulsa su ambo le bandiere e un match mai banale in quasi tutte le sue edizioni: questa è Catania-Inter.

DIVIETO DI PAREGGIO – Dal ritorno in serie A degli etnei datato 2006 il segno X non si è mai verificato, con due vittorie dei padroni di casa e cinque affermazioni nerazzurre. In questo lasso di tempo, l’Inter ha sempre segnato sul campo ospite e dal 2009 in poi le due squadre si sono sempre alternate la posta per un totale di cinque match spartiti: tra questi c’è il 3-1 del Marzo 2010 che fece del Catania una delle poche squadre a battere l’Inter del Triplete (pochi giorni dopo la squadra di Mou mise un mattone decisivo nel gran finale di quella stagione andando a vincere a Londra) e il 2-3 dell’ultimo confronto che spense le velleità europee dei siciliani e diede l’illusione del rilancio all’Inter di Stramaccioni che però poi concluse in classifica addirittura guardando dal basso i rossazzurri di Maran.

IL MODULO – Catania e Inter si confrontano anche su due idee di gioco nuove, per certi versi ancora in embrione. Gli etnei sono passati dal 4-2-3-1 a un 4-3-3 che varia profondamente gli equilibri di un centrocampo non più schierato con il “Doble Pivote” ma con un regista e due interditori accanto: ne beneficiano gli esterni alti che in fase di non possesso arretreranno sulla linea di metacampo schierandosi in maniera speculare alla squadra nerazzurra. Ecco perchè Mazzarri ha scelto la via della prudenza con il suo 3-5-1-1, decidendo di rinfoltire un centrocampo che dovrà necessariamente dare copertura ai due esterni preoccupandosi di rincorrere in prima battuta gli sganciamenti dei terzini attesi fin dal primo minuto, poichè dal Catania sempre più ambizioso e a caccia dei primi punti della stagione ci si aspetta una partenza con il piede sull’acceleratore. In una partita che si dovrebbe decidere sulle corsie esterne, sui 90 minuti la mossa potrebbe pagare inserendo poi dalla panchina i giocatori in grado di andare bene in verticale e creare la superiorità: per fare in modo che questo piano veda la luce, i titolari sono chiamati a un grande lavoro di sacrificio in contenimento tenendo la squadra compatta e a maglie chiuse in particolar modo proprio sulle fasce, là dove il Catania ha sempre avuto buon gioco contro l’Inter attraverso i vari Martinez e Gomez. L’inserimento di Taider anche a partita in corso strizza l’occhio a questa possibilità, essendo il franco-algerino un giocatore dai mille polmoni e dalla padronanza del campo: con lui perno basso, Cambiasso è sgravato dai compiti di copertura e con Guarin può sfruttare le sue doti di inserimento per accompagnare le ripartenze ed aumentare il peso specifico in zona gol. L’ideale sia per contenere un inizio veemente del Catania che per mantenere un vantaggio acquisito e per dare respiro ai centrocampisti che si occuperanno di far partire l’azione.

L’OCCHIO DI RIGUARDO – Il Catania ha diverse soluzioni di gioco tuttavia impossibili da applicare senza il coinvolgimento dei suoi esterni: da questo punto di vista è manna dal cielo l’esclusione dell’ultim’ora di Barrientos, che avrebbe potuto fungere da vera e propria variabile impazzita nel gioco offensivo dei padroni di casa. Nelle idee di Maran versione 2013-14 sono gli esterni i pilastri della costruzione del gioco: far salire la squadra, creare la superiorità e andare a dettare il passaggio per un incursore come Almiron o una prima punta come Bergessio sono i compiti a loro assegnati. L’attenzione va focalizzata sul lavoro di Castro e Leto, che al 99% saranno le due ali della squadra siciliana: trovarsi in inferiorità sulle corsie nella propria trequarti significa esporre il fianco alle frecce più infuocate dell’arco etneo e a tal proposito diventa compito di primaria importanza il pressing in prima battuta sui metronomi avversari, come Tachtsidis, per ribaltare immediatamente l’azione. Il vantaggio di andare subito a Catania è quello di trovarsi davanti una squadra non ancora perfettamente rodata nei meccanismi di costruzione e nei dettami tattici derivati dal nuovo impianto di gioco: ogni pallone rubato a metacampo, ogni ribaltamento del fronte, ogni contropiede rapido può costituire un’occasione per indirizzare la partita dalla parte nerazzurra.

DOVE PUNTARE – Per quanto visto nell’esordio a Firenze, l’anello debole del Catania sta nella fascia mancina dove Monzon, che stasera avrà un’altra opportunità da titolare, è stato letteralmente travolto da Cuadrado per poi essere sostituito al termine del primo tempo. Se Jonathan non avrà fin da subito la licenza di attaccare, tocca a Ricky Alvarez svariare soprattutto da quella parte puntando e dribblando il neo acquisto degli avversari per cercare poi il rimorchio degli incursori una volta guadagnata la zona calda palla al piede. Con lui Fredy Guarin, che sarà l’interno di destra e che dovrà ingaggiare continui duelli fisici e sulla rapidità con il terzino che può soffrire moltissimo i cambi di passo dalla sua parte. In fase di costruzione vietati i palloni alti sventagliati dalla metacampo: il gioco aereo è il pezzo forte della coppia Legrottaglie-Spolli che avrebbe gioco facile a chiudere nella morsa Palacio ed a disinnescare ogni suggerimento aereo. Sì alle azioni alla mano, di prima e palla a terra che possono sparigliare le linee nemiche attraverso la rapidità di esecuzione e mettere a dura prova il punto più delicato degli avversari, ovvero la velocità dei difensori. Le verticalizzazioni di Kovacic, inoltre, possono risultare arma fondamentale soprattutto nel secondo tempo  per mettere a nudo la mancanza di lucidità degli avversari che, attesi a un prima frazione gagliarda, potranno cedere nella ripresa sul piano atletico e della concentrazione fornendo al croato un campo ideale ove svariare per illuminare gli avanti.