14 Settembre 2013

Inter-Juve, la lavagna tattica: si vince con la testa, esame di maturità per Johnny e Ricky

derby inter juventus

  Per qualcuno è la madre di tutte le partite, per altri la lotta del bene contro il male, per tutti è semplicemente Inter-Juventus, lo storico Derby d’Italia nonchè partita più giocata della Serie A. Complice un calendario che non regalava questa sfida così presto da più di 20 anni, si affrontano un’Inter in ricostruzione e una Juve in consacrazione all’interno di un match che sancisce la definitiva chiusura degli ombrelloni in cui lasciare i sogni estivi di gloria per iniziare a delineare gli equilibri e le ambizioni reali della stagione in corso.

SETTEMBRE NEROAZZURRO – Nel computo di tutte le partite ufficiali giocate a San Siro, la Beneamata ha prevalso 48 volte contro 33 pareggi e 29 affermazioni ospiti: quello che si gioca oggi è l’Inter-Juventus numero 111 nella storia di San Siro, a testimonianza del fatto che è una partita per soli numeri uno. In questa pluricentenaria storia, l’ultimo mese dell’estate ha ospitato per due volte il Derby d’Italia scrivendo due trionfi nerazzurri: nel 1939 con un perentorio 4-0 e nel 1989 con un 2-1 firmato Matthaeus e Klinsmann. In entrambi i casi, a fine stagione, l’Inter arrivò davanti alla Juventus in classifica: fu Scudetto la prima volta e terzo posto la seconda volta (in cui i bianconeri si piazzarono quarti).

IL MODULO – Le due squadre si schiereranno a specchio come da parecchio tempo non accadeva. Il 3-5-2 è il credo supremo di Mazzarri nonché la mossa rivelatasi vincente di Conte che dopo aver cambiato in corsa l’ormai desueto 4-2-4 ha portato a casa quattro trofei nazionali con questo canovaccio tattico. Qualche differenza sarà semmai negli interpreti: se gli avversari possono contare su uno dei registi più consacrati del pianeta e su due comprimari fisici ma efficaci anche in zona gol, Mazzarri opterà quasi certamente per una mediana più granitica che contenga la forza di un avversario dall’organico superiore e dai meccanismi collettivi ormai perfettamente oliati. Là davanti c’è una Juventus più corrazzata con Vucinic e Tevez che cercheranno di allargare le maglie nerazzurre per consentire il rimorchio dei propri temibili incursori, mentre l’Inter partirà con il galleggiante Ricky Alvarez e la garanzia Rodrigo Palacio che reggerà le sorti dell’intero attacco, almeno finchè non si vorrà rischiare il rientrante Principe Milito.

L’OCCHIO DI RIGUARDO – Le risorse della Juventus sono tutt’altro che esigue e per disinnescare tutte le soluzioni che la squadra di Conte intenderà proporre ci vuole la massima attenzione e concentrazione. I bianconeri possono infatti colpire per vie centrali con gli inserimenti di Vidal, dalle fasce con le pungenti sovrapposizioni di Lichsteiner e Asamoah, sui calci piazzati con uno specialista come Pirlo e anche con la giocata del singolo. Ci si aspetta un’Inter preparata in tutte le fasi di non possesso, a partire da un pressing molto alto che tolga a Bonucci il respiro per poter ragionare da regista basso e tentare di mandare in porta il compagno di turno che gli detta la sventagliata. Molto, se non tutto, passerà dai piedi di Pirlo che si può arginare con il dinamismo e l’aggressività; il provvisorio pareggio dello stesso match nello scorso anno iniziò proprio da un pallone sradicato al regista della nazionale. A questo proposito si spiega perchè Mazzarri è convinto di lanciare dal primo minuto soprattutto Saphir Taider: la partita vivrà del suo equilibrio più prettamente tattico in mezzo al campo dove nei 90 minuti l’algerino potrà fare sia il perno basso per contrastare le incursioni dell’attaccante nascosto della Juve, cioè Arturo Vidal, sia il finto trequartista per oscurare il radar di Pirlo.

DOVE PUNTARE – Innanzitutto su tutta la parte psicologica, prima ancora che sulla parte tattica. Nel 2011, quando le situazioni delle due squadre erano invertite, Conte disse che sarebbe stato da provinciali considerare Inter-Juventus come la partita della vita. Un concetto che oggi dovrà riprendere Walter Mazzarri, il cui lavoro sulla testa di un collettivo agonisticamente decaduto solo pochi mesi fa oggi dovrà essere evidente: il primo fondamentale passo per vincere è l’essere convinti di potercela fare con la sinergia di una squadra unita e compatta. A livello di applicazione sul campo, il poco che la Juve ha concesso in difesa negli ultimi due anni è passato soprattutto dalle vie centrali e dai contropiedi, tipologie di attacco che prevedono una imprescindibile rapidità di pensiero ed esecuzione. E’ lecito pensare che saranno gli ospiti ad avere in mano il pallino del gioco mentre i nerazzurri cercheranno di agire di rimessa sfruttando ogni più piccola chance a loro concessa, per questo è importante vedere 11 giocatori impegnati al loro massimo in entrambe le fasi per tutta la partita. Quello di oggi è inoltre la prova del nove per Jonathan ed Alvarez, che devono calcare palcoscenici agonistici di questo tipo per dimostrare senza più alcun dubbio di essere i calciatori rigenerati delle prime due partite e maturi per contribuire da protagonisti alla causa nerazzurra in qualsiasi ambito gli sia richiesto.