12 Febbraio 2012

L’ANGOLO TATTICO: Inter-Novara

Il gelo milanese dell 15.00 sembrava dover essere solo di contorno per una partita che, in fin dei conti, doveva servire a scioglierlo. L’Inter dei vari Milito, Sneijder, Alvarez, Cambiasso e Stankovic opposta al Novara di Caracciolo, Rigoni, Jeda e Porcari: sembra tutto già scritto per la gara di San Siro. Per una volta, nel momento della svolta, i giganti nerazzurri possono riscattarsi da deludenti prestazioni vincendo e convincendo davanti al proprio pubblico contro una squadra “normale”, a detta di tutti “mediocre“, una di quelle squadre che “devono solo attendere maggio per tornare in Serie B“.  E’ solo questione di rispetto del copione, cosa c’è di più semplice o scontato?

FORMAZIONI – Ranieri in settimana ha provato diversi moduli: dal 4-2-3-1 al 4-4-2 passando addirittura per il tridente offensivo. Sembrava che Forlan, al rientro dopo uno stop di un mese, dovesse partire dall’inizio accanto a Milito, ma poco prima del fischio di inizio il mister romano opta per un modulo ad albero di Natale, un 4-3-2-1 con due trequartisti alle spalle di un’unica punta, che ovviamente non sarà l’uruguaiano. Le prime novità comunque riguardano il reparto arretrato, dove l’assenza di Maicon per squalifica costringe il tecnico ad abbassare Zanetti a terzino destro; sulla sinistra non c’è Nagatomo ma Chivu, mentre al centro della difesa Cordoba affianca Lucio. A centrocampo il Cuchu Cambiasso, Poli e il rientrante Dejan Stankovic fanno da diga, mentre Sneijder e la sorpresa Alvarez suggeriscono per l’unica punta, il principe Milito. Mondonico schiera una squadra molto coperta con un?unica punta, Caracciolo, e Jeda libero di svariare alle sue spalle. Per il resto difesa a quattro con Dellafiore, Lisuzzo, il capitano Centurioni e Garcia (preferiti a Paci e Rinaudo) e centrocampo in linea con Radovanovic, Porcari, Gemiti e Marco Rigoni, l’uomo che segnò due gol a settembre nella vittoria dei piemontesi per 3-1.

DISTANZA, IN TUTTI I SENSI – La prima frazione di gioco non passerà alla storia per le occasioni create da entrambe le squadre. Il Novara è sempre molto corto, con i reparti vicini e un centrocampo di movimento pronto a chiudere gli spazi. L’Inter invece gioca con le linee molto distanti fra loro: in fase di impostazione gli esterni nerazzurri scappano, quasi a non volersi prendere l’onere di ricevere il pallone e scambiarlo con i compagni. Soprattutto Zanetti a destra, cosa annunciata per la verità, non spinge mai durante tutto il primo tempo, mentre Chivu, grazie anche ai palloni di Sneijder, riesce ad andare sul fondo un po’ più spesso. E’ proprio Wesley a catalizzare la manovra offensiva dei nerazzurri: si propone, gioca tanti palloni (molte volte in maniera sterile, bisogna ammetterlo), scende addirittura nel cerchio di centrocampo per poter essere utile alla causa. E per di più dà adito, insieme ad Alvarez, a interessanti fraseggi ravvicinati a palla bassa, cosa che non porta a pericoli clamorosi dalle parti di Ujkani, ma comunque a conclusioni dalla distanza che finiscono poco lontani dalla porta avversaria.

CORAGGIO  E LUCIDITA’ – Con il passar del tempo l’undici di Mondonico (che al 15′ deve sostituire Dellafiore con Morganella) acquisisce coraggio e consapevolezza dei propri mezzi: modesti, è vero, ma pur sempre funzionali per portare qualcosa a casa. Così dopo il tiro al bersaglio dei vari Sneijder, Chivu, Alvarez e ancora Sneijder, è il Novara a rendersi pericoloso un paio di volte. La chiave tattica degli uomini in bianco è costituita dai tagli continui di Caracciolo e Jeda e dalla precisione con cui Rigoni e compagni sono capaci di innescarli. Ne escono fuori un colpo di testa piuttosto centrale dell’airone e una bella azione dell’ex Cagliari, che sguscia via in fascia alla marcatura di Zanetti e offre al numero 10 la ghiotta opportunità di scaricare a rete il suo destro. Il primo tempo nerazzurro vede comunque in Alvarez e Stankovic due note positive, entrambi al rientro: il primo si fa notare per degli uno-due che mancavano all’erba di San Siro da mesi, mentre il secondo dà grinta e quantità a un centrocampo apparso in difficoltà nell’ultimo mese. Tutto ciò, però, non produce gol e il primo tempo finisce 0-0.

CALDERONE – Il secondo tempo si apre con la sostituzione di Alvarez, che non aveva fatto male, per Pazzini: l’intento dovrebbe essere di allargare il gioco offensivo con due punte di ruolo pronte a ricevere palloni in area ma anche ad andarseli a conquistare spostandosi lateralmente. Il presupposto sarebbe comunque attaccare dalle fasce, ma Zanetti e Chivu non sono certo Maicon e Nagatomo in quanto a spinta. In più Sneijder (non sappiamo se per disposizione di Ranieri o per sua iniziativa) non parte mai dal centro per smistare palloni giocabili, ma sempre dalla fascia sinistra per accentrarsi e suggerire verso il centro. Così a lungo andare l’Inter diventa prevedibile e al contempo lascia grandi spazi al contropiede del Novara. Il neo-entrato Pesce è velocissimo e insieme a Rigoni e Jeda innesca le ripartenze, e al 55′ succede l’inverosimile: da un rilancio della difesa, la palla arriva a Caracciolo, che prende la mira e con un sinistro a giro trafigge Julio Cesar per l’1-0. Ranieri manda in campo Forlan e Nagatomo per Poli (uno dei migliori) e Chivu per un 4-2-4 con Pazzini e Milito punte e Sneijder e el Cacha a sinistra e a destra. Ma il risultato è solo grinta, rabbia, cattiveria, nervosismo: l’olandese non vede mai il sempre accorrente Nagatomo e si intestardisce nella solita giocata a rientrare sul destro, Pazzini non gioca mai la sfera se non con la girata sul gong, Milito si muove ma non riceve palloni utili, Forlan non punta mai l’uomo per creare la superiorità numerica. L’Inter, nonostante i quattro giganti in attacco è destinata a fare la fine di Golia, battuto da un Davide versione “sudore e lucidità in maglia bianca”, pronto a infierire il colpo di grazia quando meno te lo aspetti.