3 Settembre 2012

L’ANGOLO TATTICO: Inter-Roma

Ricevitoria di scommesse, domenica pomeriggio, ore 19.30: chi ha puntato su Inter-Roma l’ha fatto prevedendo caterve di gol, e non potrebbe essere altrimenti. Negli ultimi anni l’incontro-scontro tra nerazzurri e capitolini ha sempre regalato reti e spettacolo, da quel 4-3 in rimonta nella finale di Supercoppa del 2006 al 4-0 dell’Olimpico dello scorso febbraio. E anche se nell’ultimo mercato le rose delle due squadre sono state quasi completamente rivoluzionate, anche se tra il giovane Stramaccioni e il caro vecchio Zeman ci sono quasi trent’anni di differenza, il credo calcistico di queste due nobili del nostro campionato è oggi più vicino allo champagne e alle sue bollicine che a un amaro post-cena. Difficile dire, ieri alle 19.30, quale squadra l’avrebbe spuntata; compito più semplice è stato accomodarsi sul divano e accendere la tv per assistere allo spettacolo più vero, genuino del calcio, al melting pot di emozioni di Inter-Roma.

FORMAZIONI – L’Inter è reduce dall’ottimo 0-3  di Pescara e dal pareggio interno di giovedì, condito da mille difficoltà, con il Vaslui. Stramaccioni manda in campo una squadra che, a leggerla, appare da subito un po’ scollata: davanti a Castellazzi giocano Zanetti e Nagatomo sulle fasce (rispettivamente a destra e a sinistra) e Ranocchia e Silvestre centrali; a metà campo ci sono tre centrocampisti di estrema quantità, ovvero Guarin e i neo-acquisti Gargano e Pereira; in avanti Sneijder supporta Milito e Cassano, che gioca leggermente più arretrato e defilato del Principe. La Roma, specchio vivace del suo coach, non solo non rinuncia alle tre punte, ma si schiera anche con tre ‘panzer’ dell’attacco: Totti, Osvaldo e Destro. Rispetto al deludente pareggio interno con il Catania, Zeman non cambia porta e difesa, con Stekelenburg e, da destra a sinistra, Piris, Castan, Burdisso e Balzaretti, ma rivoluziona il centrocampo: Bradley e Pjanic si siedono in panchina e lasciano il posto al giovane Florenzi e all’esordiente Tachtsidis, che con De Rossi compongono il trio di centrocampo.

TAGLI E CONTROPIEDI – Pronti via ed è subito la Roma e prendere in mano il pallino del gioco, con la difesa molto alta e un De Rossi che, centralmente, è sempre pronto a dare una mano e a proporsi in avanti. Se Capitan futuro riesce bene in questo intento è perché i suoi compagni di reparto, Florenzi e Tachtsidis, fanno movimento e densità tali da liberare gli spazi anche nella fascia centrale del rettangolo di gioco. L’Inter, da parte sua, si difende benino, fermando i vari Osvaldo e Destro, mobilissimi con Totti, in ripetuti uno contro uno, e prova a utilizzare soprattutto la fascia sinistra e Alvaro Pereira per le sue scorribande offensive. L’impressione, però, è che la fase offensiva dei nerazzurri sia molto lasciata al caso e troppo all’estro di Cassano e di Sneijder. La Roma, invece, è molto organizzata e sistematicamente cerca di creare spazi centralmente, spostando subito il pallone in fascia e con tagli senza palla a puntare l’area di rigore. Così nasce il primo gol dei giallorossi: crossi di Totti e colpo di testa di Florenzi, che arriva a tutta velocità dalle retrovie.

ERRORI E PAREGGIO – Mentre De Rossi si fa male ed esce per infortunio, l’Inter si scuote e sale in cattedra Guarin, come sempre abilissimo a spezzare le partite in due. Il colombiano recupera tantissimi palloni e prova a innescare Cassano e Milito, mentre Sneijder è completamente avulso dal contesto. La Roma macina sempre gli stessi schemi, ma Destro e Osvaldo sono poco concreti in area di rigore, forse poco lucidi al momento della conclusione. Gli ospiti pagano gli errori e a fine primo tempo, da un lancio dalla difesa, Cassano controlla, si gira, salta un difensore e tira: la palla colpisce Burdisso e si impenna, scavalcando Stekelenburg ed entrando in rete. E’ 1-1, si va al riposo in parità.

PROGETTUALITA’ – La ripresa si apre come si era concluso il primo tempo, ovvero con l’Inter che, con un Palacio in più e un Cassano in meno, spinge sulle ali dell’entusiasmo, senza però creare grossi problemi agli avversari. La Roma esercita meno possesso palla rispetto al primo tempo, ma punge con più decisione e, nonostante il forfait di Balzaretti (sostituito al 56′ da Taddei), in queste fase si capisce da che parte penderà l’ago della bilancia: i nerazzurri, infatti, attaccano solo con lanci lunghi, mentre i giallorossi provano a costruire e a giocare palla a terra in verticale. Di questo passo è lecito aspettarsi qualcosa di più dagli ospiti che dai padroni di casa. Succede tutto dopo la sostituzione di Pereira, che offriva, oltre che spinta, anche accortezza in fase difensiva; con l’ingresso di Cambiasso, Nagatomo è ovviamente un po’ più solo in fascia e l’Inter non fa in tempo a sistemarsi per bene che Osvaldo approfitta di un grandissimo passaggio da centrocampo di Totti, in veste di rifinitore per tutta la gara. E’ il minuto 68 e la Roma è di nuovo in vantaggio.

CONFUSIONE – Dopo il gol di Osvaldo l’Inter entra in confusione e non reagisce più. Stramaccioni prova a dare fantasia inserendo Coutinho per Gargano e schierando un 4-2-3-1 con il riccioluto brasiliano a sinistra, Palacio a destra e Milito unica punta. Non serve a nulla, perché Coutinho non vede mai il pallone e Sneijder continua a essere troppo poco incisivo e a sbagliare qualche passaggio di troppo. La Roma, che con il nuovo vantaggio acquisisce sicurezza, cala il tris con Marquinho, subentrato a un Destro stanchissimo, su assist delizioso di Osvaldo: ancora un inserimento, ancora un taglio. L’Inter perde 3-1 in casa contro una squadra più lucida sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista delle idee, e nulla si può obiettare. Probabilmente l’undici di Zeman era l’avversario peggiore da incontrare in questo momento, ma, a detta di Moratti, gli schiaffi possono sempre servire e speriamo che, ancora una volta, possano fare solo bene.