21 Ottobre 2013

EDITORIALE – L’Inter ha gioco, ora gli manca la parola

Di Aldo Macchi.

L’Inter che ha raccolto il secondo pareggio in due partite, contro un Torino in superiorità numerica per quasi tutta la gara, non ha certo nulla da recriminare a livello di gioco. Paga gli errori di Carrizo, che è lo stesso grazie al quale il Torino non è stato in grado di trovare il gol su rigore subito dopo l’uscita di Handanovic per fallo da ultimo uomo. Svariate medaglie dalle due facce, agrodolci, simboli di un pareggio che non può che lasciare amareggiati, come ha sottolineato lo stesso Branca a fine gara.

BRANCA COMUNICATORE – No, non è stato un mio errore, per chi se lo fosse perso ieri al termine della gara a Torino a presentarsi ai giornalisti non è stato Mazzarri bensì Marco Branca. Dopo un periodo piuttosto considerevole è tornato a parlare uno dei nomi più caldi come figura da tagliare dall’Inter di Thohir. Troppo silenzioso, tendente all’antipatia a pelle, sensibile all’accusa di assenteismo da parte di tutti quelli che invocano la presenza di una figura forte in società. Ed eccolo immergersi nella parte del comunicatore, con frecciate all’arbitraggio, denunciando un certo scontento condiviso dal suo allenatore, Mazzarri, che ha così scelto di non parlare ai giornalisti.

TRA ASINI E CAVALLI DA CORSA – Una mossa già avvenuta in passato, proprio nel periodo in cui, colui che faceva queste cose, definiva Mazzarri, un asino che non sarebbe mai diventato un cavallo da corsa. Prendo in prestito l’espressione spostando però gli addendi. Sì perchè in soli dieci minuti si è chiaramente capito il motivo per cui Branca preferisca il silenzio alle luci della ribalta. Alzi la mano, e per favore me lo faccia sapere, chi ha realmente capito il significato del suo intervento ieri sera, preso integralmente. Perchè anche l’attacco agli arbitri è stato poi modificato e corretto nell’arco della stessa dichiarazione e non tra una tv e l’altra. Senza poi dimenticare il fatto che dovrebbe essere lui a decidere se fare o meno parlare l’allenatore, e, in caso contrario, ci sarebbe sempre un vice a poter parlare, proprio come accadeva nel periodo mourinhano.

ARIA NUOVA – Che la comunicazione possa essere messa al centro del progetto di Thohir per la nuova Inter credo che sia più banale di un babbo Natale al centro di un centro commerciale nel mese di dicembre. Per questo Marco Branca, col timore di vedersi davvero concludere la carriera nerazzurra con il cambio societario, si è cimentato in un’azione che potrebbe aver lasciato il comunicatore Thohir ancora più rammaricato che per la partita. Perchè anche Thohir non è stato fino ad ora un chiacchierone, eppure ha lasciato dietro di sè un alone di mistero che affascina, non un silenzio che indispettisce. Differenza di comunicazione anche nello stare in silenzio. Serve chi possa bucare la telecamera anche quando non ci si mette davanti, come può essere la scelta di Mazzarri, offuscata però dalla presenza di Branca. Serve un cambiamento, qualcosa che faccia capire che le cose non sono casuali o decise all’ultimo momento, ma che ogni dettaglio sia dettato da un’organizzazione ponderata e mirata alla volontà di mostrarsi inattaccabili e sicuri dei propri mezzi.

UN VESTITO DI SETA – Ecco che la comunicazione diventerebbe un bel vestito di seta da esibire alla serata di gala. Poco importa se sotto quello sfavillante sfoggio di classe ci sia una canottiera della salute, lo scudo comunicativo è fondamentale per poter crescere senza la mannaia dell’opinione pubblica pronta a ghigliottinare il primo tentativo non andato a buon fine. Perchè non deve bastare una domanda dallo studio a far mordere la lingua alla figura scelta per fare da porta voce alla società. Perchè se anche Moratti, intervenuto oggi, è riuscito ad essere più pungente e lapidario,  rispetto a Branca, allora forse è venuto il momento di cambiare rotta. Si può dunque mettere da parte il boa di cigno, appariscente quanto pacchiano e fuori moda, per indossare un vestito di seta dai tratti orientali, che colpisca con la sua morbidezza e capacità di essere allo stesso tempo freddo e dall’immagine pura e intaccabile come solo qualcosa di raro e prezioso può essere. Come chi riesce a comunicare e sembrare presente senza ancora aver messo piede in Italia.